Alpinismo
Moro sfida il Batura II con Barmasse
BERGAMO — Ritorno al Batura II, la montagna inviolata più alta della Terra. Per realizzare il sogno mancato per un soffio qualche anno fa. Simone Moro è pronto a tornare in campo con una spedizione mozzafiato, programmata per la prossima estate. Con lui, ci saranno il valdostano Hervè Barmasse e gli americani Damian e Willy Benegas, celebri per le loro salite patagoniche.
L’obiettivo è ambizioso: il Batura II (chiamato anche Pik 31 o Hunza Kunji) è alto 7.762 metri e si trova in Pakistan nella parte ovest del Karakorum, nel gruppo Batura Muztagh. Moro punta a salirne il versante meridionale.
"La parete sud è decisamente più ostica – racconta l’alpinista bergamasco – ma un po’ meno pericolosa rispetto a quello occidentale. E’ lo stesso versante di alcuni dei tentativi precedenti ma che proverò ad effettuare seguendo una linea nuova e diversa rispetto a quella sino ad oggi percorsa".
"Esistono alcune anticime o cime satelliti di montagne con quote più elevate e che attendono ancora di essere salite – precisa Moro -. Per esempio il Lhotse middle east, 8376 metri, o il Nupse central, 7815 metri. Ma non si considera queste vette come indipendenti ed autonome, come invece è il caso del Batura II".
Moro aveva in programma la scalata del Batura II già nel 2005, con l’americano Joby Ogwyn. La spedizione tuttavia si concluse dopo la via nuova aperta dai due alpinisti, in stile alpino, sul Batokschi (6050 metri): durante la discesa Ogwyn venne travolto da una valanga e poi salvato da Moro. L’incidente impedì alla spedizione di proseguire e di tentare la salita del Batura II.
Il progetto di quest’estate, dunque, riprende un vecchio sogno. Ma con nuovi compagni. Con Moro ci sarà il trentenne valdostano Hervè Barmasse, reduce dalla prima salita alla Nordovest del Cerro Piergiorgio, compiuta con Cristian Brenna lo scorso febbraio. E i due fratelli gemelli Damian e Willy Benegas, celebri soprattutto per le loro salite patagoniche.
La partenza per il Pakistan è fissata per l’inizio di luglio. Dopo aver sbrigato formalità e questioni logistiche, gli alpinisti si trasferiranno al campo base sul ghiacciao Batokshi, circa 3900 metri di quota.
"Non avremo portatori d’alta quota nè ossigeno per la nostra scalata – dichiara Moro -. Avremo solo un cuoco pakistano che ci aiuterà nella vita a campo base. Uno stile ultraleggero dunque, che sarà raccontato quotidianamente via satellite tramite tecnologia satellitare".
Con questa sfida, Moro vuole rispondere anche al modo odierno di fare alpinismo che lascia l’alpinista bergamasco piuttosto perplesso.
"Troppa gente sugli 8000 – spiega Moro – ad inseguire la collezione dei 14 colossi. Altra moda è quella di essere il primo della propria “categoria” sulla vetta “x”; il primo italiano, il primo americano, il primo all’indietro, il più veloce, il più bello, il più ricco, e via dicendo. E’ sempre faticoso ed incerto scalare una montagna, sono il primo a sostenerlo, ma oltre alla fatica ci vorrebbe anche un po’ di fantasia, di inventiva, di fame d’ignoto e d’avventura".
Esigenze a cui il progetto sul Batura II, la montagna inviolata più alta del mondo, risponde perfettamente.
"Molti lo davano come cima già salita nel 1978 – racconta Moro – da parte di una spedizione giapponese. Ho poi scoperto, grazie alle informazioni preziose e scientifiche del tedesco Wolfgang Heichel che quella cima non era stata mai salita, nonostante ben 4 i tentativi. Uno era proprio quello dei giapponesi, che arrivarono invece sulla cima del Batura IV".
Sara Sottocornola
Immagini courtesy of Simone Moro