Alpinismo

Lhotse Sud: un chorten per Kukuczka

KATHMANDU, Nepal — Un chorten in memoria del mitico Jerzy Kukuczka e di altri due alpinisti polacchi che trovarono la morte sull’impressionante parete sud del Lhotse. Costruito nei mesi scorsi, il monumento alla loro memoria è stato inaugurato a fine marzo da Artur Hajzer, durante una cerimonia molto sentita.

"To those who stayed for ever" è la scritta che campeggia sul chorten dedicato a Kukyczka, Rafal Cholda e Czeslaw Jakiel. Tutti e tre hanno perso la vita su questa leggendaria parete, in circostanze diverse.
 
Cholda morì nell’autunno del 1985 durante la discesa dalla montagna. Cadde sulla roccia ghiacciata a circa 8.000 metri di quota, precipitando per centinaia di metri nel vuoto. L’alpinista stava scendendo dopo un tentativo di vetta andato male insieme a Kukuczka e Ryszard Pawlowski. Jakiel perse la vita due anni dopo sotto il crollo di un seracco a 5.300 metri di quota, mentre saliva a campo 1.
Kukuczka morì invece nel 1989 a 8.200 metri su questa insidiosa parete. Kukuczka cadde e la corda che lo legava al compagno Ryszard Pawlowski non resse all’impatto: si ruppe, e l’alpinista più famoso della Polonia, se non del mondo in quel momento, precipitò per tremila metri andando a morire alla base della parete. A quanto si racconta, l’alpinista aveva comprato la corda, usata, al mercato di Katmandu.
 
Kukuczka fu il secondo uomo, dopo Reinhold Messner, a scalare i 14 ottomila. Compì le scalate in tempo record: nel giro di otto anni, dal 1979 al 1987. Ma la sua impresa più strepitosa fu quella di aprire dieci vie nuove sugli ottomila durante queste scalate, e di aver raggiunto per quattro volte la vetta in inverno.
 
Il monumento, voluto dalla "Jerzy Kukuczka Polish Himalayan Mountaineering Support Foundation", è stato costruito all’entrata del villaggio di Chuckung, ai piedi della parete Sud del Lhotse. Il punto è stato scelto da Krzysztof Wielicki lo scorso gennaio.
 
La cerimonia di inaugurazione si è tenuta invece pochi giorni fa, alla presenza degli alpinisti polacchi Artur Hajzer e Robert Szymczak che si trovavano in Nepal per acclimatarsi in vista della salita al Dhaulagiri. Loro e gli sherpa si sono raccolti intorno al chorten dove hanno recitato preghiere cristiane e buddhiste.
 
"Ho dedicato mesi della mia vita a questa parete – ha commentato Artur Hajzer dopo la cerimonia – è stato un momento molto commovente".
 
 
Sara Sottocornola
 

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