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Il Cervino visto dal Monte Bianco, la riflessione di Gioacchino Gobbi

COURMAYEUR, Aosta – “Quest’anno 2015 festeggiamo i 150 anni dalla prima salita del Cervino e mi si chiede di raccontare come un uomo del Monte Bianco veda il Cervino”. Quella che vi presentiamo è dunque la visione di Gioacchino Gobbi, patron di Grivel, storica azienda di attrezzatura d’alpinismo, fondata nell’Ottocento proprio ai piedi del Bianco, a Courmayeur.

“Dalla vetta del Monte Bianco si vede molto bene il Cervino e viceversa. Chi sale in alto ha la fortuna di vedere le montagne dal loro vero livello e non solo dal basso; questo rende ogni montagna ben diversa dalle sue sorelle. Chi arriva a Courmayeur si trova di fronte ad una grande bastionata lunga 30 kilometri la cui parte più alta è il Monte Bianco, solido, possente e imperioso; chi arriva al Breuil è colpito dalla grande piramide, sola, slanciata e leggera del Cervino. Niente di più diverso di queste due cime.

Tra le due date della prima salita, 1786 e 1865, è compresa la prima grande epoca dell’alpinismo: quella delle “conquiste”. Tra le due date è compreso il grande cambiamento: il 1786 giustifica le salite con motivazioni scientifiche e di scoperta (sul Monte Bianco fu subito portato un barometro) e il 1865 ufficializza il lato sportivo ed estetico dell’alpinismo senza altra giustificazione (sul Cervino non salì nessun barometro).

Nel 1786 c’era il Regno di Sardegna, nel 1865 era da poco nato il Regno d’Italia. Courmayeur è un vecchio villaggio che risale all’epoca delle conquiste di Roma Imperiale; Cervinia è un villaggio nuovo e inventato nel 1934 da un meno fortunato “Impero” ed un Courmayeurese parlerà più facilmente di Valtournenche o userà il toponimo Breuil. L’elencazione delle differenze può essere lunga, almeno come quella delle cose che invece uniscono i due paesi.

Il patois di Courmayeur e quello della Valtournenche sono diversi tra loro, ma non troppo, e ci capiamo egregiamente senza problemi. Questa è forse la metafora più giusta per definire i nostri rapporti: non parliamo proprio la stessa lingua, non valutiamo sempre allo stesso modo, ma ci capiamo con facilità.

Ci sono stati anche momenti di tensione. Ricordiamo il 28 luglio 1882 in cui tre guide del Cervino, Jean-Joseph Maquignaz con il figlio Battista ed il nipote Daniel, salirono per primi il Dente del Gigante dopo tre giorni di preparazione e con l’uso di ogni mezzo, scale scalette pioli e picconi, per accompagnare il giorno successivo i loro clienti Sella, i fratelli Alessandro, Alfonso, Corradino con il cugino Gaudenzio. Bisogna ricordare che il Dente del gigante è la punta più caratteristica e più evidente sul profilo della catena del Bianco, e quella che si vede più distintamente da Courmayeur e che era quindi considerato “terreno di caccia privato” dalle guide di Courmayeur. In più la cima si era negata a nomi sacri dell’alpinismo come Alfred Mummery che, nemico dei mezzi artificiali, aveva rinunciato nel 1880 a proseguire sulla parete lasciando addirittura un biglietto nel quale affermava che era impossibile progredire “by fear means” cioè con mezzi leale e non artificiali.

In fondo in un giorno di festa e dopo 133 anni potremmo anche dimenticarlo!”

 

Gioachino Gobbi da Courmayeur, 31 gennaio 2015

 

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