Alpinismo

Da Polenza: avanti nel solco di Hillary

BERGAMO — "Hillary era un uomo di grande saggezza e umanità, che ha fatto molto per il Nepal e per l’alpinismo. Ricorederemo la sua straordinaria figura nel grande progetto scientifico alpinistico che abbiamo in programma questa primavera sull’Everest". Questo l’estremo saluto di Agostino Da Polenza a Sir Edmund Hillary, scomparso questa mattina in Nuova Zelanda.

Da Polenza, che significato ha avuto Sir Edmund Hillary nell’alpinismo?
Certamente è un pilastro della storia dell’alpinismo. Ha salito l’Everest per primo, con Tenzing Norgay. Ed è rimasto con l’anima e con le azioni in Himalaya per realizzare delle cose bellissime con la sua associazione, l’Himalayan Trust: gli ospedali di Namche di Kunde, le scuole. La valle del Khumbu gli deve tantissimo, lo sviluppo che ha oggi nasce dalle sue iniziative e dalla sua voglia di aiutare le popolazioni sherpa con grande intelligenza, partendo dal sistema scolastico e dalla formazione professionale dei giovani.
 
Lo conosceva?
Sì, l’ho incontrato in qualche occasione in giro per il mondo e un paio di volte nel Khumbu. E in un certo senso collaboro con lui da anni avendo una relazione forte con l’Himalayan Trust su un importante progetto di assistenza scolastica per i figli di sherpa deceduti sulla montagna. E’ un progetto gestito dalla Fondazione Benoit Chamoux, che abbiamo fondato con la moglie di Benoit, Michelle de Coiussy e Maurice Herzog.
 
Di che cosa si tratta?
Abbiamo 21 ragazzi adottati, cha accompagnamo dalle elementari all’università. E’ un programma molto complesso e seguito in maniera diretta, in Nepal, con un partenariato molto bello e costruttivo con l’Himalayan Trust e in particolare con Ang Rita Sherpa, il primo laureato della Valle del Khumbu. Dopo dieci anni di lavoro insieme, posso dire che l’Himalayan Trust ha davvero grande competenza e grande affidabilità, nonostante operi in un paese difficile come il Nepal, soprattutto in questi ultimi anni.
 
Che tipo era Sir Hillary?
E’ un mito in Nepal e un mito nel mondo. Certamente un uomo di grande saggezza, umanità e sempre molto disponibile non solo nei confronti delle popolazioni del Nepal ma anche nei confronti degli alpinisti che gli chiedevano consigli, idee, partecipazione alle loro iniziative.
 
Chi è l’erede di Sir Hillary?
L’erede alpinistico non esiste. O forse ce ne sono stati tanti, se pensiamo ai primi salitori degli altri ottomila, o a chi ha continuato a frequentare l’Himalaya. Fa impressione la frase di Hillary, citata dalla stampa internazionale oggi, nella quale lui dichiara di voler essere ricordato non tanto per la salita dell’Everest ma soprattutto per il contributo umanitario dato in Nepal: mi sembra un segno importante, che dà la caratura dell’uomo. In questo ambito, noi dell’Ev-K2-Cnr ci sentiamo un po’ dei continuatori della sua opera.
 
In che senso?
Oltre al progetto della fondazione Chamoux, stiamo lavorando con l’Himalayan Trust anche su altri fronti, per esempio sul parco dell’Everest (Sagarmatha National Park), ora patrimonio dell’Unesco: il parco è iniziato con lui, e noi stiamo contribuendo alla sua crescita con la definizione del piano di gestione assieme alle autorità e alla popolazione locale. Inoltre, Hillary conosceva e apprezzava la Piramide, segno dell’innovazione nel Khumbu e della capacità di questi ragazzi – che lui ha cresciuto nelle sue scuole e che ora lavorano per noi – di andare oltre e guardare verso il futuro con grande capacità. Sono tutti segni di un legame molto profondo e forte, che continuerà a vivere nelle azioni e nei fatti:  proprio in questi giorni stiamo avviando un progetto davvero simbolico con l’Unep, l’agenzia ambientale delle Nazioni Unite.
 
Di cosa si tratta?
Pensiamo di collocare una stazione meteorologica sul Colle Sud dell’Everest, a 8000 metri, e un sensore di temperatura sulla vetta. L’occasione è venuta da un progetto alpinistico proposto da Gnaro Mondinelli. Gli ho proposto una collaborazione per realizzare un’iniziativa che si inserisce nella nostra attività per le grandi reti di monitoraggio climatico delle Nazioni Unite, nell’ambito della quale abbiamo già costruito la stazione Abc Pyramid presso la Piramide.
 
Che funzione avrà il sensore?
Il sensore ha un ruolo scientifico e simbolico: con un solo dato darà il segno dell’attenzione dell’uomo verso questo pianeta, sempre più bisognoso di "cure". Credo che questo progetto, che nasce proprio mentre un mito come Hillary ci lascia, possa essere totalmente dedicato alla sua figura e alla sua opera. Avremo un piccolo oggetto e un nuomero vivo, costante, che ci ricorderà Hillary, in ogni momento, dal tetto del mondo.
 
Sara Sottocornola

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