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Messner a Bevera di Sirtori, migliaia di persone per il Re degli ottomila

Reinhold Messner a Bevera di Sirtori
Reinhold Messner a Bevera di Sirtori

BEVERA DI SIRTORI, Lecco — Non sono bastate le 2000 sedie disposte davanti a due maxi schermi allo Sport Specialist di Bevera di Sirtori, venerdì 18 luglio, alla serata di Reinhold Messner. Il re degli ottomila ha catalizzato per più di un’ora e mezza l’attenzione delle tantissime persone che, sedute, anche per terra, e in piedi, hanno assistito in silenzio tombale ai racconti delle sue imprese alpinistiche. Bambini, adulti, anziani. C’erano tutti, anche la banda.

Tra le più di 2500 persone intervenute all’evento organizzato da Sergio Longoni, patron di Df Sport Specialist, in occasione dei 10 anni di apertura del negozio di Bevera, c’erano molti volti noti. Tra le prime file Mario Conti, Det Alippi, Dino Piazza,Tino Albani.

L’evento è stato aperto dalla Banda di Besana e dal Coro dei Picett del Grenta, poi largo a Messner e alle sue storie. La sua serata è stata dedicata alla montagna: dopo poche parole sulla sua infanzia, l’alpinista di Funes ha parlato di come stanno mutando i monti, dei cambiamenti climatici, dell’importanza dei ghiacciai. Poi è passato all’alpinismo, alla storia dell’alpinismo: è partito dall’Everest, dalle prime scalare, da Mallory, per arrivare alla sua prima salita senza ossigeno con Peter Habeler.

Messner ha raccontato come la salita all’Everest gli abbia dato la voglia di andare oltre, di continuare, di come la collezione degli 8000 sia nata un po’ per caso. Per caso, del resto, ero andato al Nanga Parbat nel 1970, la spedizione in cui perse suo fratello Gunter. Nelle selezione delle tantissime imprese di cui parlare – troppe per citarle tutte -, non poteva mancare il ritorno al Nanga nel ’78.

“Qualcuno si chiederà – ha detto Messner – come può, uno che perde il fratello, perde le dita dei piedi, tornare in montagna. Io ci ho pensato molto, ed ho deciso di non essere più un rocciatore al cento per cento, ma più un alpinista completo. Ho capito che anche se avessi lasciato la montagna, questo non avrebbe riportato indietro mio fratello. E ho realizzato che i sogni che io e lui condividevamo erano ancora lì. E così sono andato avanti”.

“Andare con un compagno in cima significa poter dividere gioia e paura – ha continuato il “re degli ottomila” parlando della salita del ’78 in solitaria al Nanga -. Io da solo in vetta letteralmente non sapevo cosa fare…la solitaria é davvero più difficile. Visto che ero da solo ho fatto le foto di prova di vetta. I solitari sanno che devono fare le foto di almeno due cime vicine, due versanti così nessuno può dire che non è vero. Ho anche lasciato un tubo di alluminio con dentro scritto il mio nome. Sapevo che nessuno mi avremmo creduto se non avessi lasciato delle prove, ne lasciai una sulla montagna in caso avessi perso le mie”.

E avanti così, la serata è andata avanti superando gli ottomila, senza nessun cedimento di attenzione da parte del pubblico. Messner ha parlato dei Poli, dei fallimenti, della traversata del deserto del Gobi e dello Hielo Continental in Patagonia. Infine dei suoi musei, il cui ultimo, il sesto, sarà inaugurato nel prossimo autunno.

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Un commento

  1. Evento imperdibile, organizzato come sempre con passione e attenzione da Sport Specialist e dal quel lavoratore esemplare che è Sergio Longoni.
    In realtà Messner è la ciliegina su una torta fatta di numerosi eventi, tutti degni di interesse e che spesso hanno proposto delle vere e proprie imprese sportive e umane.
    Va dato atto a Messner non solo di essere un grande alpinista, tra i più bravi della sua epoca. Non solo un bravo oratore con libri, interviste e conferenze. Ma anche e soprattutto un uomo di montagna che ha diffuso la cultura dell’avventura e della natura, a tutti nessuno escluso. Ecco la sua popolarità, tanto invidiata e accusata di ostentazione.
    Ora chissà che non si possa riproporre Kilian, dopo il suo precedente forfait forzato.

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