Alpinismo

Italiani contestano l’Asian Piolet d’Or

VICENZA — Il Garmush non era inviolato. I coreani che hanno vinto l’Asian Piolet d’Or, a quanto pare, non avrebbero fatto altro che salirlo dalla via normale. Non solo. Nemmeno il picco senza nome che i coreani hanno tentato di salire durante la spedizione era inviolato: porta una firma italiana, quella di Alberto Peruffo e soci, che nel 2000 lo salirono e lo battezzarono "Renato Casarotto Kor".

Queste le precisazioni circolate, nelle scorse ore, nell’ambiente alpinistico. Che ora è ancor più sconcertato di fronte alla scelta della giuria che ha scelto di assegnare l’Asian Piolet d’Or a questa spedizione coreana capeggiata da Gwonsik Shim.
 
Il team, a quanto pare, ha vinto il premio per aver salito in stile alpino la cresta ovest del Garmush, un seimila dell’Hindu Kush. Una via che, si è scoperto, era stata aperta dagli austriaci nel 1975 e poi ripetuta due anni dopo da un team giapponese.
 
Non solo. Il picco senza nome che la spedizione coreana ha tentato senza successo durante la stessa spedizione, nemmeno questo era inviolato. La prima salita risalirebbe al 2000, secondo quanto riferito da Alberto Peruffo, capo della spedizione italiana che ebbe il merito di firmarla: la Chiantar 2000.
 
L’obiettivo originale di quella spedizione era lo spigolo Nord Ovest del Rakaposhi, ma le impraticabili condizioni del ghiacciaio alla base della parete obbligarono gli alpinisti a cambiare strada. Così Peruffo – insieme ai compagni Tarcisio Bellò, Franco Brunello,Enrico Peruffo, Michele Romio e Mirco Scarso –  si diresse verso il gruppo del Batura e salì quello che poi ribattezzò "Renato Casarotto Kor", in onore del noto alpinista vicentino scomparso sul K2.
 
La spedizione vinse, quell’anno, il riconoscimento “Paolo Consiglio” del Club alpino accademico italiano.
 
Sara Sottocornola
 
Foto courtesy Alberto Peruffo e Intotherocks

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