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Valanga all’Everest, Verza: la linea di salita sull’Icefall è divenuta piu pericolosa

Icefall - Everest
Icefall – Everest

BERGAMO – “Negli ultimi anni la linea di salita sull’Icefall si è obbligatoriamente spostata verso la parete sud-ovest dell’Everest. Prima andava più diretta in mezzo all’Icefall, oggi invece gli sherpa sono stati obbligati a andare un po più a sinistra perché al centro si trova una voragine pericolosa e invalicabile. Potendo usarlo il passaggio al centro metteva, più al sicuro dalle valanghe e dai crolli di seracchi che si possono verificare dalle pareti laterali che sovrastano l’Icefall”. Questa l’opinione di Giampietro Verza, guida alpina, esperto conoscitore della montagna nonché responsabile tecnico della Piramide dell’Everest, con cui siamo in costante contatto per gli aggiornamenti sulla drammatica valanga che questa mattina ha provocato la morte di molte persone.

“Il percorso dell’Icefall – ci ha spiegato Verza -, cascata di ghiaccio che scorre verso valle di un metro al giorno, garantisce l’accesso dal base a 5400 all’ingresso del West CWM, un catino glaciale circondato da Everest, Lhotse e Nutpse. Gli sherpa devono percorrerlo per trasportare i materiali dei campi prima e per rifornirli continuamente ora. In aggiunta un gruppo di sherpa è dedicato alla manutenzione del percorso che richiede numerose corde fisse e scale di alluminio, gli Icefall Doctors. L’Icefall è di una bellezza travolgente, l’esempio della potenza della natura, ma è una potenza pericolosa”.

Il tratto dell’Icefall infatti, è da sempre considerato uno dei più pericolosi di tutta la via normale dell’Everest Sud. Non solo per le scalette e i passaggi da compiere in mezzo agli enormi crepacci che caratterizzano la zona dell’Icefall, ma anche appunto per il pericolo di crolli e slavine che possono scendere – come è accaduto questa mattina – dalle pareti sovrastanti.

Giampietro Verza responsabile tecnico della Piramide dell'Everest
Giampietro Verza responsabile tecnico della Piramide dell’Everest

“Gli Icefall doctors – continua la guida alpina lombarda del’Associazione EvK2Cnr -, che sono gli sherpa specializzati nell’individuare il percorso e attrezzare la via di salita sull’Icefall, scelgono di passare sotto la parete sud-ovest dell’Everest, anziché sotto quella del Nuptse, che si trova a destra dell’Icefall, per una questione di valutazione del rischio di crolli. Ma come si vede il tratto rimane rischioso da ovunque lo si affronti. Anzi ritengo che il pericolo di valanghe sia il rischio maggiore che si corre in questa parte della via”.

Ogni anno gli Icefall doctors e gli sherpa arrivano ai piedi della montagna prima delle spedizioni, per iniziare ad attrezzare la salita in modo tale da permettere alla stragrande maggioranza degli alpinisti di raggiungere la cima utilizzando le loro scale e le loro corde fisse.

“L’Everest non è pericoloso solo in alta quota – ha continuato Vera -, ma anche alle sue pendici. Questa è probabilmente la più grande tragedia nella storia della montagna. Nel 1996 erano morte 9 persone, sempre tante ma forse meno di quello che sarà il bilancio finale di oggi. Ma non è solo una questione numerica: mentre quella volta morirono alpinisti occidentali che si erano presi il rischio di salire in alta quota, di compiere la salita per una libera scelta, qui sono morti dei lavoratori, persone che erano lì non per diletto ma per dovere. Ci sono famiglie alla loro spalle che vivevano del loro lavoro: un mestiere che dobbiamo ricordarci rimane ad altissimo rischio”.

“Si ipotizza la responsabilità del riscaldamento globale – ha concluso Verza, che per EvK2Cnr si occupa proprio dell’aspetto tecnico delle stazioni di monitoraggio climatico in alta quota -. Certo, questo può accentuare fenomeni precedenti e crearne di nuovi, ma non bisogna dimenticare che è nel ciclo naturale dei ghiacciai sospesi caricarsi di neve e ghiaccio e poi staccarsi dalla montagna. E’ anche vero che si dovrà considerare con più attenzione le frane laterali di ghiaccio”.

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