Alpinismo

Nanga Parbat, partito il blitz slavo

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ISLAMABAD, Pakistan — Sono arrivati il campo base il 26 giugno, e il giorno dopo avevano già montato campo 1. Dodo Kopold, Peter Hamor e Piotr Morawski avevano annunciato di voler compiere una "salita veloce" sull’ottomila pakistano, ma dalle avvisaglie si prospetta un vero e proprio blitz.

La mini-spedizione, formata dai due slovacchi Hamor e Kopold e dal polazzo Morawski, è impegnata sulla via normale del Nanga Parbat, il versante Diamir. Come al solito, i tre alpinisti saliranno senza portatori d’alta quota, senza ossigeno e mettendo il minor numero possibile di corde fisse.
 
Ma chi sta già pensando che sarà una delle grandi imprese della stagione, sappia che per i tre audaci alpinisti dell’est si tratta solo di un "allenamento".
 
Proprio così. Nel mirino della cordata c’è un obiettivo ben più importante, da raggiungere entro l’estate: l’inviolata e imponente parete ovest del K2. Una parete sulla quale, però, è già all’opera una cordata di 16 alpinisti russi che ha già raggiunto quota 7.400 metri e superato parte dell’enorme lastra di roccia. Chissà a chi spetterà l’onore della prima salita.
 
Hamor e Morawski sono due nomi noti dell’alpinismo himalayano e due storici compagni di cordata. Tra le altre cose, Morawski è autore, insieme a Simone Moro, della prima invernale sullo Shisha Pangma. Hamor ha salito Broad Peak, Everest e l’anno scorso l’Annapurna, da solo, in piena notte.
 
Il giovane Kopold, solo 26 anni, è sempre meno una promessa e sempre più una stella dell’alpinismo internazionale. Solo questa primavera ha salito nel giro di poche settimane il Cho Oyu (8.201 metri) e lo Shisha Pangma (8.027 metri), dove però ha perduto il compagno Marek Hudak.
 
Sara Sottocornola

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