Alpinismo

Diemberger: avanti così sulla Nord del GII

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CAMPO BASE GII NORD, Cina — "Quei ragazzi sono bravissimi. Ora devono acclimatarsi bene per poter tentare il colpo di mano". Ecco il commento del grande Kurt Diemberger alle gesta dei tre alpinisti italiani impegnati ad aprirsi il varco sull’inviolato versante Nord del Gasherbrum II. Domenica, hanno allestito il primo campo a quota 5.900 metri.

Diemberger, unico alpinista vivente a vantare due prime salite su due ottomila (Nanga Parbat e Broad Peak), è stato uno dei primi a documentare cinematograficamente il versante Nord del Gasherbrum II,  contribuendo all’individuazione della linea di salita, insieme ad Agostino Da Polenza, subito dopo la spedizione al K2 Nord del 1983.
 
"Se sono già sopra il pilastro – prosegue Diemberger -, vuol dire che stanno salendo bene. Se stringono i pugni ce la fanno, hanno delle ottime possibilità. La cosa importante ora è che si acclimatizzino bene, perchè quel colpo di mano, verso la vetta, è davvero duro".
 
In effetti il programma procede spedito. Questo weekend Karl Unterkircher, Daniele Bernasconi e Michele Compagnoni sono saliti di nuovo sul pilastro, finendo di attrezzarlo, e poi sono usciti sul plateau retrostante (nella foto in alto) dove hanno montato campo 1. Vi hanno passato la notte e la mattina dopo sono scesi, perchè il tempo si metteva al brutto.
 
Gli spagnoli, invece, hanno preferito fare una prova sulla lunga dorsale di sinistra, quella individuata da Nives Meroi e Romano Benet. Ed insisteranno su quel versante anche nelle prossime settimane. Una strategia scelta dagli alpinisti e condivisa con i due fautori del progetto, Agostino Da Polenza e Sebastian Alvaro.
 
"La linea di sinistra, però, è più pericolosa – commenta Diemberger -. Perchè è molto lunga e tiene gli alpinisti esposti ai rischi per troppo tempo. Dallo spigolo invece, si può tentare il colpo di mano. Velocità, in alta quota, spesso significa sicurezza".
 
Un colpo di mano che presume però un perfetto acclimatamento. E che Unterkircher, Bernasconi e Compagnoni stanno preparando con estrema cura.
 
"Ieri avevamo un leggero mal di testa – racconta Bernasconi -, segno che dobbiamo migliorare l’acclimatamento. Oggi e domani restiamo al base, poi risaliamo per vedere di piantare una tenda un po’ più in alto, ma comunque sotto lo spigolo: lassù sarebbe impossibile allestire un campo, è troppo ripido".
 
Lo spigolo si innalza dal ghiacciaio, salendo verticale per circa duemila metri e sbucando direttamente alla vetta della montagna, a quota 8.035 metri. "Una linea elegante e formidabile – definisce Da Polenza – che ci ha fatto sognare fin dall’ormai lontano 1983".   
 
E che oggi fa scalpitare i tre ragazzi che stanno per realizzare questo sogno. "A vederlo da campo 1, sembra fattibile – racconta Bernasconi -. Sarà difficile, perchè è molto verticale. Ma non un azzardo, perchè i seracchi sono abbastanza fermi e lo spigolo sale così affilato e ripido da rendere assolutamente improbabili gli accumuli di neve: anche con il brutto tempo si pulisce subito".
  
I tre italiani, quindi, tengono duro sulla logica diretta dello spigolo. Una logica premiata, visto che sono riusciti in pochi giorni a violare la muraglia di roccia nera che precludeva l’accesso al plateau di campo 1, e che ha sempre intimorito tutti coloro che hanno tentato di salire questa parete.
 
Tanto che nessuno di quelli che erano stati su questo versante, dalla Meroi a Ueli Steck, aveva mai provato a metterci le mani. Unterkircher e compagni, invece, vi hanno aperto una linea impegnativa, ma comunque sicura.
 
"Ci saranno un paio di tiri sul quinto grado – spiega Karl Unterkircher -, più qualche passaggio impegnativo. Il resto dovrebbe essere di quarto grado, anche se arrampicare con gli scarponi complica un po’ le valutazioni. La linea, che abbiamo attrezzato con 1.200 metri di corda, è comunque ottima e assolutamente sicura. Solo l’accesso all’attacco della via è un po’ esposto ai seracchi sovrastanti, che scaricano frequentemente".
 
Sara Sottocornola

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