Alpinismo

K2: i russi sul muro della Ovest

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ISLAMABAD, Pakistan — "E’ terribilmente verticale, come un insieme tra le Nord dell’Everest e dello Jannu". Ma, metro dopo metro, la Ovest del K2 sembra cedere al metodico e tenace attacco russo. Il maxi-team guidato da Victor Kozlov è arrivato a quota 7.200, iniziando ad attrezzare l’altissima muraglia verticale che costituisce il punto più ostico della salita. 

Si tratta di un enorme bastione di roccia alto mille metri, posto ad altissima quota: tra i 6.800 e gli 8.000 metri. Un "passaggio" davvero critico e pericoloso, il più duro di tutta la linea "diretta" scelta dai russi per arrivare sugli 8.611 metri della vetta.
 
Ma la squadra russa, composta da 16 alpinisti, aveva studiato a lungo il percorso ed era ben consapevole delle difficoltà che questa parete inviolata gli avrebbe riservato. Divisa in quattro cordate, perfettamente organizzata tra campo base e campo 2, sta portando avanti la sua linea di salita con una regolarità impressionante.
 
Ha iniziato a lavorare sulla parete all’inizio di giugno, fissando nel giro di un paio di settimane scarse prima campo 1 a 6.000 metri e poi campo 2 a 6.750 metri, sotto la muraglia rocciosa.
 
Due cordate, guidate rispettivamente da Pavel Shabalin e Alexey Bolotov, hanno lavorato per 6 giorni consecutivi per attrezzare la parte inferiore dell’immenso bastione di roccia. Un tratto ripidissimo,  con sezioni strapiombanti di oltre tre metri d’ampiezza.
 
"La parete è estramamente difficile – ha detto Bolotov – tutti i tiri non lasciano tempo di respirare. Ieri me la sono vista brutta: una caduta improvvisa di quattro metri perchè un friend si è strappato. Ma fortunatamente sono illeso".
 
Bolotov ora, e Shabalin prima di lui, sono ritornati nei giorni scorsi al base avanzato con i loro alpinisti. Hanno lasciato il campo al team di Nickolay Totmjanin, che ha proseguito verso l’alto aprendo altri tiri e ha bivaccato in parete a quota 7.150.
 
Il quarto team, guidato da Gleb Sokolov, si sta muovendo sulla montagna per portare su e giù il materiale necessario. Nei giorni scorsi ha anche alzato alzato a 6.200 metri il campo 1.
 
"Fortunatamente il meteo ci assiste – hanno dichiarato gli alpinisti russi sul loro sito web – ma le temperature sono spossanti: a seimila metri arrivano a -13 di notte e +40 nelle ore più calde della giornata".
 
I lavori comunque non si fermano. Si prosegue verso l’alto a qualsiasi condizione, sempre senza ossigeno. E il morale della squadra rimane alto, anche grazie alle buone notizie che arrivano dalla Russia: nei giorni scorsi ben due componenti della spedizione (Shabalin e Sokolov) sono diventati nonni.
 
Chissà se riusciranno a toccare la vetta prima che arrivi l’altro team che in questa stagione ha annunciato di voler scalare la Ovest del K2. Cioè quello formato dai polacchi Piotr Morawski, Peter Hamor e dallo sloveno Dodo Kopold, che in questi giorni dovrebbero essere diretti al Nanga Parbat per una "salita veloce d’acclimatamento" sulla via Kinshofer.
 
Sara Sottocornola
 
Foto courtesy of K2 Russian Expedition Direct West Face

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