Alpinismo

Sull’Everest come Mallory e Irvine

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KATHMANDU, Nepal — Saliranno con i vestiti e l’attrezzatura del 1924. Affronteranno i difficili passaggi di roccia sul Second Step completamente in libera. Così i due alpinisti inglesi Conrad Anker e Leo Houlding tenteranno, nei prossimi giorni, di raggiungere il Tetto del mondo. Seguiti dalle telecamere che stanno girando un film sulla leggendaria salita di Mallory e Irvine.

La spedizione di Anker è l’ultima rimasta al campo base sul versante Nord dell’Everest. E’ arrivata a stagione inoltrata, per trovare la montagna vuota e riuscire a completare riprese e salita ricreando esattamente le condizioni incontrate dai due pionieri inglesi nel lontano 1924.
 
Stiamo parlando di quasi trent’anni prima che avvenisse la conquista ufficiale dell’Everest da parte di Hillary e Tenzing. E di una scalata che fu leggendaria non solo perchè avvolta da uno dei più grandi misteri dell’alpinismo (potrebbe essere stata la prima a raggiungere il tetto del mondo), ma anche per le difficoltà affrontate con un’attrezzatura povera come quella degli anni venti.
 
Insomma un’avventura che non poteva non far gola al cinema. Ed ecco infatti in lavorazione “A Patch of White”, film documentario sulla salita di Mallory e Irvine, prodotto dalla Altitude Films. E interpretato da due protagonisti d’eccezione: gli alpinisti Conrad Anker, nella parte di Mallory, e Leo Houlding, nella parte di irvine.
 
Secondo quanto riportato da Explorersweb, le riprese sono in corso sulla parete Nord dell’Everest. E per i prossimi giorni è in programma la salita in vetta. Già, perchè sembra che tutto avverrà davvero, non per finta. Le telecamere si limiteranno a riprendere l’accaduto.
 
Sembra che Conrad e Houlding avranno attrezzatura e vestiti esattamente come quelli del 1924, grazie ai costumi ricreati da Mary Rose, docente della Lancaster University, e testati l’anno scorso al campo base avanzato della montagna.
 
E vogliono superare il duro passaggio di roccia sul Second Step, a 8.600 metri, in libera come avrebbero fatto Mallory e Irvine allora. Senza scale nè corde fisse: tutto il lavoro degli sherpa che avevano attrezzato i passaggi per le spedizioni commerciali, sarebbe stato rimosso.
 
Si tratta proprio del punto dove i due pionieri, nel 1924, sono scomparsi dalla vista di chi li seguiva dal campo base. Un passaggio valutato di sesto grado, difficoltà altissima per l’epoca di Mallory e Irvine. Che nessuno sa se i due antichi scalatori riuscirono a superare o meno.
 
Anker e Houlding vogliono salire in libera quel passaggio anche per verificarne la difficoltà. Nel 2001, infatti, l’alpinista austriaco Theo Fritsche lo salì in libera, solitaria e senza ossigeno, valutandolo intorno al quinto grado scarso. Sedici anni prima lo fece il catalano Oscar Cadiach, anch’egli vestito come negli anni venti, valutandolo di quinto superiore.
 
Capire effettivamente la difficoltà di quel passaggio potrebbe aiutare anche a capire cosa potrebbe essere successo ai due scalatori inglesi, inghiottiti dalle nebbie del monsone e dai ghiacci della montagna più alta del mondo, insieme al segreto della loro salita.
 
Finora, infatti, la loro impresa ha animato dibattiti, libri, ricerche di prove e controprove sul loro possibile successo. Ma nessuno ha mai potuto chiarire con certezza se sono morti prima o dopo aver raggiunto la cima.
 
Anche perchè il corpo di Irvine è ancora da qualche parte su quella parete, insieme alla macchina fotografica che potrebbe contenere il rullino con le eventuali prove di vetta. Ma oggi, a oltre ottant’anni dalla scomparsa, ancora non è stato trovato.
 
Sara Sottocornola
Foto sotto di Frank Pitula, courtesy of www.explorersweb.com

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