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Paiju Peak in stile alpino, i baschi arrivano a metà parete ma ripiegano nella bufera

Parete sud del paiju Peak (photo courtesy Basqueteam)
Parete sud del paiju Peak (photo courtesy Basqueteam)

ISLAMABAD, Pakistan — Hanno salito metà parete in stile alpino, poi sono stati colti dalla bufera che li ha costretti a rifugiarsi in una piccola tenda sul secondo nevaio. Attendere non è servito: la tempesta di neve ha reso la parete un muro di ghiaccio spazzato da continue valanghe, e Alberto Iñurrategi, Juan Vallejo e Mikel Zabalza, hanno dovuto rinunciare al tentativo di aprire la loro via nuova sulla vertiginosa parete sud del Paju Peak, 66.

I tre fuoriclasse baschi sono rientrati ieri al campo base, dopo aver scalato circa 500 metri del vertiginoso pilastro che domina la parete in stile capsula. Erano bloccati da lunedì nella tenda al secondo nevaio, a causa di forti nevicate e bufera.

“Il Karakorum ci mostrava il suo volto più duro – racconta Inurrategi – e ci ricordava che qui le montagne sono molto grandi e noi molto piccoli. La nostra tenda appesa sul pendio vertiginoso non sembrava più un posto sicuro dopo quindici ore di nevicate continue. Una schiarita ci ha dato speranza, ma una seconda notte di nevicate ininterrotte ci ha lasciati avvolti nel bianco mettendo a dura prova i nostri nervi. Abbiamo scelto di ignorare il nostro istinto di salire e siamo scesi giù prima che le cose peggiorassero. Abbiamo lanciato uno zaino con 200 metri di corda e del cibo per essere più agili nelle doppie a scendere. La parete era completamente ghiacciato e bufera di neve ci gelava fino alle ossa. Valanghe continue la spazzavano da diverse parti”.

I tre alpinisti erano partiti il 5 luglio dal villaggio, sono saliti al campo avanzato e poi hanno attaccato la parete. Il 9 luglio hanno fatto una breve telefonata in Spagna. “Abbiamo bisogno di una finestra di almeno 3-4 giorni – hanno detto -. Abbiamo montato una tenda al secondo nevaio e ci siamo rifugiati, ma non possiamo proseguire, la parete è impraticabile al momento. Speriamo migliori. La seconda parte della parete è verticale, e dovrebbe pulirsi molto velocemente al sole”.

Ma l’attesa è stata vana, e loro sono stati costretti alla resa. La squadra aveva con sè rifornimenti necessari per stare in parete circa 12 giorni, ma era rimasta a corto di batterie per il telefono satellitare.

“E’ la Big Wall più difficile che io abbia mai provato – dice Inurrategi -. Forse una strategia più conservativa sarebbe andata meglio, non lo so. Queste esperienze comunque ci aiutano a crescere come persone, come gli scalatori e speriamo ci aiutino ad essere più efficaci nelle salite future”.

Clicca qui per vedere il video: Paiju Peak: ecco la parete inviolata sfidata da Inurrategi, Vallejo e Zabalza 

 

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