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Febbre emorragica: torinese gravissimo

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ROMA — Sono gravissime le condizioni dell’uomo affetto da presunta febbre emorragica "congo-crimeana". Sono trapelati alcuni dettagli sulla sua identità. Si tratta di un torinese di 58 anni di origini nepalesi. L’uomo è stato trasportato con urgenza allo Spallanzani di Roma, l’unico istituto specializzato in Italia per le malattie infettive.

Lo studioso si era recato in Nepal con un amico che fa il veterinario per raccogliere alcuni esemplari di acari. Secondo fonti sanitarie italiane, lo stato asiatico è uno dei luoghi in cui è possibile essere contaminati da febbri emorragiche da zecca. La malattia, però, sostengono le autorità sanitarie nepalesi, non è endemica nel paese. 
Dopo essere stato ricoverato all’ospedale Savoia di Torino, l’uomo è stato trasportato all’aeroporto di Caselle. Poi, posto in una sofisticata incubatrice, è stato portato, a bordo di un C-130, all’ospedale Spallanzani di Roma.
Secondo quanto riferito da Giovanni Di Perri, primario della divisione universitaria di malattie infettive dell’Amedeo di Savoia, "La trasmissione della febbre emorragica da uomo a uomo avviene come per l’Aids, con lo scambio di liquidi".
Di Perri ha aggiunto che le condizioni del paziente, con febbre accompagnata da segni di debolezza e dolore, hanno fatto sorgere i primi sospetti di deficienze sistematiche.
 
La febbre emorragica congo-crimenana fa parte delle Fev (Febbri emorragiche virali). Il suo virus è diffuso in Asia e Africa, ma ci sono stati anche casi di contaminazione in Europa dell’Est e nei Balcani.
 
La malattia può essere trasmessa all’uomo tramite la puntura di zecche infettatesi su serbatoi animali domestici e selvatici (roditori, uccelli, bestiame).
 
Secondo quanto raccontato da Giampiero Carosi, presidente della Società italiana malattie infettive e tropicali all’Ansa, "Le Fev sono estremamente gravi, e hanno una mortalità elevata, ma sono contagiose solo in via intraospedaliera. Non c’é pericolo per chi è stato in contatto con il malato, ma solo per chi lo cura perché viene a contatto con sangue e secrezioni".
 
La letalità del morbo varia da un minimo del 2 per cento ad un massimo del 50 per cento. Non c’é un farmaco specifico che combatte il virus.
 
Il rapido peggioramento della salute dell’uomo ha confermato che si potrebbe trattare di febbre emorragica, anche se la sicurezza arriverà soltanto dopo gli esami che effettueranno i medici romani.
 
La moglie del ricercatore è un medico di famiglia torinese, e in questo momento si trova in isolamento. La prognosi del malato è ancora strettamente riservata.
Nella foto (courtesy of www.ansa.it) la tecnologica barella in cui è stato adagiato il malato durante il trasporto allo Spallanzani di Roma, a bordo del C-130 dell’ Aeronautica militare.
 
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Valentina Corti

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