Alpinismo

Cho Oyu: vetta per Mondinelli

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CAMPO BASE — "Altro che acclimatamento, per arrivare in cima ho dovuto tirar fuori gli artigli da leone". Commenta così Silvio Mondinelli la sua salita al Cho Oyu, 8201 metri, in Tibet. Il Gnaro è arrivato sulla vetta questa mattina alle 9 ora locale, seguito dopo un paio d’ore dal valtellinese Marco Confortola.

Mondinelli e Confortola sono saliti entrambi senza ossigeno e ora si trovano al campo base, pronti ad infilarsi nel sacco a pelo per godersi un po’ di caldo e il meritato riposo.
 
"Siamo partiti ieri pomeriggio alle due dal base – racconta Mondinelli -. Stanotte siamo partiti anche se c’era brutto tempo, nevischiava. Ma dopo campo 3, il cielo si è aperto e siamo arrivati in cima con il sole".
 
Una salita tutta d’un fiato, interrotta solo da poche ore di sonno. "Abbiamo riposato a campo 2 – prosegue Mondinelli – nelle tende gentilmente offerteci dalle altre spedizioni. La nostra era inutilizzabile a causa di una forte nevicata che l’ha sepolta nei giorni scorsi".
 
Già sabato i due alpinisti avevano provato a raggiungere la cima, ma il tentativo era tristemente naufragato a campo 2, quando hanno scoperto la tenda distrutta dalla nevicata. Per fortuna la solidarietà con le altre spedizioni ha permesso loro di raggiungere, stavolta, la cima dell’ottomila tibetano.
 
Per Confortola si tratta del quinto ottomila, dopo Everest (raggiunto durante la spedizione K2 2004, facendo uso di ossigeno), il Lhotse, lo Shisha Pangma e l’Annapurna. Mondinelli aveva salito il Cho Oyu già dieci anni fa, ma ha voluto partecipare alla spedizione per acclimatarsi in attesa della salita al Broad Peak, in programma tra poche settimane, che dovrebbe diventare il suo quattordicesimo ottomila.
 
"Il Cho Oyu in primavera fa davvero schifo – racconta Gnaro a caldo, via telefono satellitare -, è tutto una pietraia, i campi sono in posti tremendi. Dieci anni fa ero venuto d’autunno, era tutto innevato, sembrava un altro mondo. Per fortuna la compagnia è ottima, ci divertiamo, giochiamo alla "mora" e non ci sono primedonne nei dintorni".
 
Il rientro in Italia è previsto tra due o tre giorni. Con il successo in tasca, lo sguardo puntato verso la sfida pakistana, che potrebbe farlo diventare il sesto uomo al mondo ad aver raggiunto la cima dei 14 ottomila senza ossigeno.
 
Ma non senza "un pensiero per la tragedia che ha colpito la spedizione dell’amico Mario Merelli al Dhaulagiri, con la scomparsa di Sergio Dalla Longa".
 
Sara Sottocornola

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