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In sei giorni verso 5.050 metri

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KATHMANDU, Nepal (Ansa) — Il cammino dei ricercatori e alpinisti del Comitato Ev-K2-Cnr comincia con il trasferimento da Kathmandu a Lukla (2.800 metri) a bordo di un bimotore Twin Otter, e poi a piedi attraverso uno dei luoghi più suggestivi del mondo, capace di conciliare scienza e natura in piena armonia.

Camminare è necessario perché uno dei compiti della spedizione è calibrare le stazioni di rilevamento dati per le ricerche sul clima che si trovano lungo il percorso da Lukla alla Piramide. Inoltre è molto importante adattarsi gradualmente all’aria sempre più rarefatta. Potrebbe infatti essere pericoloso raggiungere di colpo i 5.050 metri ai quali si trova il Laboratorio Piramide.
 
A quella quota, infatti, la percentuale di ossigeno è quasi dimezzata rispetto a quella presente al livello del mare. Perciò, per evitare malesseri, affaticamento e affanno è indispensabile acclimatarsi per gradi, salendo ogni giorno di 500 metri di quota.
 
Da Lukla, dove si trova una stazione di rilevamento per le ricerche su clima e atmosfera, comincia il cammino di circa cinque ore lungo il sentiero, che è un continuo saliscendi per attraversare gli affluenti del fiume Dudh Kosi. La meta è Monju (2.835 metri).
 
Il secondo e terzo giorno, arrivati a Jorsale, si entra nel Parco Nazionale del Sagarmatha (quest’ultimo è il nome nepalese dell’Everest) e, seguendo il corso del Dudh Khosi, si attraversa più volte il fiume sui tipici ponti sospesi. Una salita di 600 metri e si arriva a Namche Bazar (3.340), la città dell’etnia Sherpa vicino alla quale si trovano le scuole fondate dal primo uomo che conquistò la vetta dell’Everest, Edmund Hillary.
 
Il quarto giorno ci si sposta a Tengboche dove, in una foresta di rododendri, si trova il monastero restaurato grazie al contributo italiano. Il giorno successivo si arriva in vista del monte Amadablam, considerato il Cervino dell’Himalaya e finalmente al Campo base dell’Everest. Un giorno di acclimatamento e poi la parte più dura del percorso, attraverso la morena terminale del ghiacciaio del Khumbu, dove il dislivello è più forte. E finalmente si arriva alla singolare Piramide di vetro, alluminio e acciaio simbolo della ricerca italiana in alta quota.
 
 

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