AlpinismoAlta quota

Incredibile rissa all’Everest: Simone Moro, Ueli Steck e Jon Griffith assaliti dagli Sherpa

CAMPO BASE DELL’EVEREST, Nepal — Sassi e coltelli. Ha dell’incredibile quanto successo ieri pomeriggio sul versante nepalese dell’Everest, in particolare al campo 2. Simone Moro, Ueli Steck e Jon Griffith sono stati assaliti da un gruppo di Sherpa: il motivo non è chiaro al momento, neanche agli alpinisti stessi. Quello che è certo è che i tre sono ridiscesi ieri stesso al campo base, in buone condizioni, anche se è possibile che Steck, il più colpito dei tre, possa decidere di far ritorno a casa.

La notizia è spiacevole quanto clamorosa. Simone Moro, Ueli Steck e Jon Griffith sono stati assaliti da un gruppo di Sherpa mentre si trovavano a campo 2, ieri pomeriggio. Non è chiaro al momento il perché, cosa abbia scatenato il pestaggio, che secondo le prime informazioni arrivate dal campo base dell’Everest, è durato addirittura un’ora.

Simone Moro, ancora sconcertato per l’accaduto, ha confermato l’incidente, sul quale nelle prossime ore fornirà maggiori dettagli tramite un comunicato stampa. “Ci hanno detto che se non lasciavamo il campo 2 entro un’ora ci facevano fuori” – ha spiegato l’italiano. Questo il racconto dell’intera vicenda.

Moro sarebbe riuscito a schivare una coltellata, andata poi a colpire lo zaino. Steck avrebbe preso un sasso in faccia, sulla bocca; entrambi insieme a Griffith sono stati malmenati, il tutto senza un apparente motivo.

Un atto gravissimo condannato in primis da Nima Sherpa, dell’agenzia Cho-Oyu Trekking, che ha curato la logistica della spedizione. “Che gli alpinisti vengano assaliti durante la spedizione è un fatto che danneggia l’immagine di tutto il Paese” – avrebbe dichiarato il nepalese secondo quanto riferito da alcuni siti internazionali.

“Abbiamo ricevuto la notizia dell’assalto agli stranieri – avrebbe dichiarato l’ufficiale in capo al Distretto di Solukhumbu, secondo quanto riferito dai siti internazionali -, manderemo immediatamente dei nostri uomini sul posto per svolgere le indagini”.

Incerto ora il destino della spedizione. Steck sarebbe già volato via dal campo base, ed è possibile che decida di far rientro a casa.

 

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3 Commenti

  1. qualcuno non la racconta giusta… perché mai gli sherpa avrebbero avuto una reazione così spropositata se i fatti sono quelli raccontati?

  2. Gli Sherpa hanno espresso a loro modo la frustrazione di quello che devono subire e sopportare dalle spedizioni commerciali e dalla concorrenza sempre maggiore, così come lo sfruttamento e il sopruso delle loro terre. È bastata una supposizione errata (credere che gli alpinisti avessero usato le loro corde mettendo in pericolo la loro vita non conoscendo le capacità alpinistiche dei tre scalatori) per scatenare un putiferio. Purtroppo a farne le spese sono stati degli alpinisti veri che per fare l’Everest in realtà non hanno neanche bisogno degli Sherpa. Forse anche la mala abitudine lasciata dalle spedizioni occidentali di dare per scontato che per raggiungere la vetta essi siano indispensabili ha giocato un ruolo non irrilevante.

  3. Quello che Simone Moro definisce “cambiamento culturale” è a tutti gli effetti quel processo già denunciato da Walter Bonatti, personaggio da lui stesso molto amato ed ammirato. Un cambiamento culturale delle popolazioni locali, introdotto dal nuovo turismo alpinistico, il più bieco e commerciale, quello di tanti cosiddetti appassionati che ricercano il gesto sensazionale fine a se stesso, costi quel che costi (in termini di denaro), trascurando la vera passione, quella sincera, che si confronta con obiettivi alla propria portata, che non cerca il successo per il successo, ma una la soddisfazione più sottile e personale, assai più viva e serena, e si manifesta in atteggiamenti più sobri e meno altisonanti.

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