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Kennedy e Dempster al K7 e all’Ogre: il racconto delle salite

Kennedy a pochi metri dalla cima dell'Ogre (Photo Kyle Dempster_Alpinist.com)
Kennedy a pochi metri dalla cima dell’Ogre (Photo Kyle Dempster_Alpinist.com)

ISLAMABAD, Pakistan – L’estate 2012 è stata per loro una di quelle da incorniciare. A distanza di poche settimane infatti, hanno compiuto due prime salite sue due difficili montagne del Karakorum, poco battute e molto sognate dagli alpinisti internazionale: il K7 e l’Ogre. Stiamo parlando di Hayden Kennedy e di Kyle Dempster che hanno scalato insieme a Urban Novak l’inviolata parete est del K7 in 49 ore totali in parete, e insieme a Josh Wharton hanno aperto una nuova via sulla parete sud dell’Ogre.

Il primo dei due colpi messi a segno dagli americani è arrivato a metà luglio. Kennedy, Dempster e Novak hanno iniziato la scalata il giorno 17 alle 11 di sera: al pomeriggio del giorno dopo i tre si sentivano stanchi e demotivati, vedevano sopra di loro il percorso incerto e nevicava. Ma è stato allora che Novak ha fatto la differenza. Secondo il racconto della salita di Dempster infatti, l’alpinista sloveno ha riportato il team sull’obiettivo: “siamo venuti per questo – avrebbe detto -, sapevamo che sarebbe stato così, dobbiamo continuare”.

L’audacia e la tenacia sono state premiate e i 3 hanno portato a compimento l’apertura della nuova via sul versante est, prima di allora ancora mai scalato fino alla vetta. Anche nella parte finale Novak sarebbe stato determinante. Secondo il racconto di Kennedy quella dello sloveno nella salita dell’ultimo tratto sarebbe stato “la fatica più impressionante che aveva mai visto”.

Preso congedo da Novak, Kennedy e Dempster si sono uniti ad un altro amico, Josh Wharton, che hanno incontrato sul Choktoi glacier. I tre si sono diretti all’Ogre (o Baintha Brakk), vetta di 7285 metri situata nella regione del Pammah Muztagh, nelle vicinanze dei Latok ma a differenza di questi ultimi poco frequentata. Prima della loro spedizione la montagna contava solo due salite arrivate in cima, tutte lungo il versante meridionale.

Il 19 agosto dopo la mezzanotte Kennedy, Dempster e Wharton hanno attaccato la parete sud del’Ogre dal ghiacciaio Choktoi. “Calcio, pugno, respira – racconta Depster come riporta il sito americano Alpinist -, calcio, pugno, respira. Perché qualcosa di così semplice può risultare a volte così faticosa? E’ bene rifletterci”. A mezzogiorno il gruppo aveva raggiunto una zona sicura da cui sono partiti per un lungo traverso che nei loro piani doveva essere il punto chiave per aprire la via. Tuttavia dopo una cinquantina di metri la qualità della roccia è peggiorata: “al confronto il tiro la roccia peggiore delle Canadian Rockies sembra un sogno”, ha commentato Dempster.

Infine i tre hanno bivaccato a 6500 metri alla base di una parete di granito strapiombante, dove hanno trascorso la notte. La mattina dopo hanno proseguito su alcuni tiri di misto, ma la giornata è stata breve e si è conclusa a 6800 metri dove hanno di nuovo bivaccato su un nevaio. A quel punto Wharton è stato male: faceva fatica a respirare, tossiva e sputava sangue, sintomi di un edema cerebrale. Sia perché il tempo volgeva al peggio sia per la situazione critica del loro compagno di spedizione, Kennedy e Dempster si trovavano di fronte a un bivio: alla fine i due statunitensi hanno deciso di lasciare l’amico in tenda e procedere da soli e veloci per gli ultimi metri di salita che li separavano dalla vetta. L’ultima sezione della via si è poi rivelata “la parte più bella della salita”.

“Probabilmente io e Hayden siamo stati accecati dalla vetta – ha detto Dempster ad Alpinist -, probabilmente è stata un’idea stupida da parte di Josh dire ‘sì andate’. Tutti e tre abbiamo messo da parte il mantra “state in gruppo in montagna”, e sicuramente la nostra decisione merita di essere messa in discussione. Ciò nonostante, in montagna e in ogni istante con le persone con cui scegliamo di andare in montagna, devi sempre essere cosciente di te stesso e di ciò che ti circonda e comunicare le tue percezioni. Se Josh avesse detto che aveva bisogno di scendere io e Hayden saremmo scesi. Se io o Hayden avessimo avuto la forte convinzione che lasciare Josh da solo non fosse una buona idea o che il terreno sopra di noi fosse troppo pericoloso, allora saremmo scesi. Se uno di noi si fosse sentito in modo diverso rispetto alle circostanze, non avremmo preso la decisione che invece abbiamo preso. Ogni volta in montagna è diverso, ogni decisione è unica e quella è stata condivisa da noi tre tutti”.

Info – www.alpinist.com

 

La via nuova alla parete est del K7

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La via nuova all’Ogre sud

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