Alpinismo

K2: Urubko tenta l’impossibile sulla Nord

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ASTANA, Kazakhistan — A metà gennaio aveva annunciato di voler aprire, con Serguey Samoilov, una via nuova sul K2, lasciando però un alone di mistero sul dove, sul come, sul quando. Ora, finalmente, la rivelazione: Denis Urubko aprirà una nuova linea, in stile alpino, sulla Nord del gigante pakistano.

Una sfida che, ad oggi, non ha paragoni. Che fa rabbrividire solo a pensarla. Qualche numero per avere un’idea? Una parete di 3300 metri, che richiede capacità tecniche di affrontare difficoltà di misto intorno all’M6, di roccia intorno al 6b. Una lastra verticale di roccia tra i 6.600 e i 7.000 metri, e un’insidiosa cresta sommitale sopra gli ottomila metri.
 
"Tutto è iniziato nel 1998 – ha raccontato Urubko a Russianclimb -. Avevo in mano una foto in bianco e nero del K2 (sotto), e, prima con il dito e poi con la penna, segnai una linea che saliva, sulla parte sinistra della montagna, fino in cima. Parte da 5.300 e arriva sugli 8.611 metri della vetta".
 
"Da allora Sono passati 9 anni – prosegue l’alpinista dell’esercito kazako -. Ho pensato a quella linea, l’ho sognata, ho raccolto informazioni, l’ho contemplata dal vivo. E alla fine ci ho creduto. Serguey ha aderito entusiasta alla mia proposta e ho la sensazione di aver fatto la scelta giusta al momento giusto".
 
La sfida avrà luogo la prossima estate, e i protagonisti saranno Urubko e Samoilov. Come sull’inviolata Sudovest del Broad Peak, dove hanno aperto una via nuova ottenendo la nomination per il Piolet d’or 2005. Come l’anno scorso sulla Nordest del Manaslu (8.163 metri), dove hanno aperto un’altra nuova via vincendo l’Asian Piolet d’Or.
 
Tutti capolavori storici. Ormai, per Urubko l’alpinismo è un’arte, come lui stesso ha detto, e di opere incredibili ce ne dobbiamo aspettare una lunga serie. "Sul Broad Peak, due anni fa, ho stabilito i 4 punti fermi delle mie salite – spiega Urubko -.  Cime oltre gli ottomila metri, vie nuove, stile alpino a vista, squadre di poche persone. Finora, hanno portato solo successi".
 
Date le premesse, è probabile che la storia si ripeta anche sul K2. Per salirlo, Urubko ha anche una motivazione in più: "Là ci sono ancora le piccozze che avevo piantato nel 2003 – racconta l’alpinista – durante un salvataggio compiuto nella spedizione invernale di Wielicki. Le avevo piantate nella parete sperando in un altro tentativo di cima. Il momento, ora è venuto".
 
L’alpinismo dell’est sembra non avere limiti, nè di fantasia, nè di coraggio, nè di tipo tecnico.
 
Sara Sottocornola
 
 Foto: courtesy of Russianclimb.com

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