Storia dell'alpinismo

Vent’anni dalla morte di Wolfgang Güllich, Salvaterra: è stato un maestro

Wolfgang Gullich (Photo T.Ballenberger_www.wolfgangguellich.com)
Wolfgang Gullich (Photo T.Ballenberger_www.wolfgangguellich.com)

INGOLSTADT, Germania — Era il 31 agosto del 1992 e uno dei più grandi arrampicatori di sempre moriva all’età di 32 anni a Ingolstadt, a seguito di un fatale incidente stradale. E’ passato pochi giorni fa il ventesimo anniversario della scomparsa di Wolfgang Güllich. Il climber tedesco – che Ermanno Salvaterra definisce senza dubbi un “maestro” – è rimasto nella storia per aver difeso strenuamente uno stile di arrampicata pulito. Tante le sue straordinarie salite, fra cui “Eternal Flame”, sulla Nameless Tower nelle Torri di Trango, “Riders On The Storm” sulla Central Tower delle Torri del Paine e “Action Directe”, in Frankenjura, considerato il primo 9a della storia.

Arrampicare senza l’aiuto di mezzi artificiali, usando chiodi ma ad espansione. Progredire sulla roccia con uno stile rigorosamente pulito, quello che ha fatto la differenza nella storia dell’arrampicata nei gloriosi anni ’80. Wolfgang Güllich, nato a Ludwigshafen sul Reno il 24 ottobre 1960, iniziò a scalare da giovane nel gruppo montuoso del Palatinato, e ancora da adolescente dimostrò di essere in grado di salire in libera vie di grandi difficoltà: un’anticipazione di quello che da lì a breve sarebbe diventato per il mondo verticale un talento rivoluzionario.

Güllich scalò molto nell’Elbsandsteingebirge, in Frankenjura e nella Yosemite Valley, dove compì la prima salita slegato di Separate Reality, un tetto di 7 metri di larghezza a 300 metri dal suolo. Nell’arrampicata sportiva aprì diverse importanti vie, spingendo sempre più in là i limiti conosciuti: da Kanal im Rücken (primo 8b assoluto nel 1984), a Punks in the Gym (primo 8b+ assoluto nel 1985), a Wallstreet (8c assoluto nel 1987), a Action Directe, nel 1991, considerato il primo 9a della storia. Ma lasciò il segno anche in alta quota, in Patagonia come in Karakorum, dove aprì due difficili quanto celebri vie insieme all’amico di sempre Kurt Albert, altro mostro sacro del verticale: “Eternal Flame”, sulla sud della Namless Tower nelle Torri di Trango, e “Riders On The Storm” sulla parete est della Central Tower delle Torri del Paine.

“Non conoscevo Wolfgang Güllich ma sicuramente è stato un Grande Maestro anche per me – ricorda Ermanno Salvaterra, a cui abbiamo chiesto un pensiero su Güllich -. Sarebbe come parlare di Mohandas Karamchand Gandhi e non imparare da lui semplicemente perché non lo si è conosciuto. A quei tempi non c’era internet e le voci che parlavano di lui non erano molte e solo su carta stampata. Era un bel tipo però. Bello in tutti i sensi e Grande, nelle innovazioni e nella tecnica. Fece molto con Kurt Albert, una Grande scuola la loro. Se ci fosse ancora continuerebbe tutt’oggi con le sue prelibate scalate e chissà dove ci avrebbe portato…”.

Nel corso della sua carriera alpinistica Güllich scoprì l’importanza di un allenamento mirato al miglioramento di movimenti e tensioni tipiche della scalata. Da lui prende il nome per esempio il pan güllich (chiamato anche campus board), attrezzo costituito da listarelle di legno finalizzato al potenziamento della forza delle dita. A lui si deve il libro “Arrampicata sportiva. Tecnica, Tattica e Allenamento”, ancora oggi un testo di riferimento (Editore Ulrico Hoepli, collana Montagna, Milano, 1989).

Nel 1991 Güllich face la controfigura nel film di Sylvester Stallone Cliffhanger – L’ultima sfida. Poi una notte di agosto del 1992 rimase vittima di un incidente in auto causato da un colpo di sonno mentre si trovava in autostrada in Germania. Morì il 31 agosto.

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