Un nuovo sistema di smaltimento rifiuti nella Valle dell’Everest
NAMCHE BAZAAR, Nepal — Enormi buche a cielo aperto nelle vicinanze dei villaggi. E’ qui che, al momento, vengono bruciati i rifiuti delle spedizioni alpinistiche nella valle dell’Everest, producendo fumi insani che si diffondono nei cieli dell’Himalaya. Un sistema approssimativo quanto insostenibile, aggravato dalle grandi quantità di immondizia prodotta ogni anno dalle circa 30.000 persone che visitano la regione. Ma nel Sagarmatha National Park le cose stanno per cambiare: un nuovo smaltitore verrà installato a Namche Bazaar, nella valle del Khumbu, dove da tempo si cerca di risolvere l’annosa questione ambientale dei rifiuti delle spedizioni alpinistiche. E’ un progetto a cui sta lavorando in Nepal il Comitato EvK2Cnr in collaborazione con Eco Himal – Society for Cooperation Alps Himalaya – e il Sagarmatha Pollution Control Committee.
La questione dei rifiuti della valle dell’Everest si aggroviglia intorno a diversi problemi che partono dalla mancanza di un vero centro di smaltimento rifiuti in tutta la regione. Alla spazzatura prodotta nei villaggi a basse quote, si aggiunge quella raccolta da trekkers e alpinisti, considerando che solo tra Lobuche e il campo base ogni anno si portano via circa 55 tonnellate di immondizia. La tipologia di rifiuti poi è varia e complessa da smaltire: si pensi alle tende, le corde e a tutto il materiale ignifugo che porta ciascuna spedizione, alle bombole di ossigeno, alla latta oltre che ai rifiuti organici e ai diversi tipi di plastiche.
Bruciare i rifiuti, in un territorio impervio e vasto come l’Himalaya, è l’unico sistema di smaltimento efficace e possibile ma esistono modi eco-compatibili di farlo. Nel 2007 il Comitato EvK2Cnr ha lanciato un progetto apripista in questo settore: ad Askole, in Karakorum, è stato infatti installato “Earth”, uno smaltitore brevettato appositamente per il trattamento termico dei rifiuti di spedizioni alpinistiche, trekking e parchi d’alta montagna, adatto ad operare in alta quota, in ambienti dove manca l’energia elettrica e dove la pressione atmosferica è ridotta alla metà rispetto al livello del mare. Visti gli importanti risultati ottenuti il Sagarmatha Pollution Control Committee (Spcc), addetto al controllo e alla gestione dei rifiuti, ha pensato di fare qualcosa di simile anche nella valle del Khumbu.
“L’esperienza accumulata in questi anni nel lavoro di pulizia del ghiacciaio del Baltoro ha permesso al Comitato EvK2Cnr di acquisire competenza sul campo e di rendersi conto dei limiti delle potenzialità dell’inceneritore posizionato ad Askole – spiega Maurizio Gallo, responsabile delle attività in Pakistan del Comitato EvK2Cnr -. Il Sagarmatha Pollution Control Committee ha richiesto quindi al Comitato di posizionare un sistema di smaltimento di rifiuti simile anche nel parco dell’Everest, così si sono tenuti diversi incontri per cercare di capire prima di tutto dove fosse più opportuno posizionare lo strumento. La valle dell’Everest presenta molte più problematiche nello smaltimento dei rifiuti rispetto alla valle del Baltoro, dal momento che in quest’ultimo si recano in media 500 – 1000 persone all’anno, mentre nella valle del Khumbu tra le 25.000 e le 30.000 persone. Sono numeri quindi completamente diversi”.
“Attualmente lo smaltimento dei rifiuti nella valle dell’Everest è fatto in maniere al quanto approssimativa – continua Gallo -, e in particolare il problema più grosso lo abbiamo a Namche: primo perché da qui transitano molte persone, secondo perchè per il regolamento del Parco gli alpinisti che salgono in spedizione sono obbligati a riportare indietro al ritorno i rifiuti a Namche. La spazzatura viene quindi lasciata qui e le spedizioni pagano circa 80 rupie a chilo consegnato. Pertanto, nonostante il problema dello smaltimento dell’immondizia esista anche a Lobuche o a Periche, abbiamo pensato di cominciare da Namche, dove si accumulano la maggior parte dei rifiuti”.
Il nuovo sistema di smaltimento, prodotto dall’azienda inglese Inciner8 House, sarà in grado di bruciare circa 45-50 chili all’ora. L’apparecchio, che se dovessero esserci intoppi dovrebbe essere installato in questa primavera, costituirebbe quindi un buon primo passo verso la risoluzione di una questione annosa e complessa.
“Un problema grosso a Namche è costituito dalle bottigliette di plastica – aggiunge Gallo -. Fino a qualche anno fa i turisti bevevano té, ora invece comprano le bottigliette di acqua naturale lasciando poi dietro di loro il problema dello smaltimento di questa plastica che viene bruciata a cielo aperto, a non più di 700 metri dal paese, sopra una graticola. Dal fumo, dalla puzza che esalano dovrebbero capire che c’è differenza tra buttare una bottiglietta di plastica a casa loro e nella Valle dell’Everest. Diciamo che il nuovo sistema di smaltimento sarà un primo importante passo dal momento che tutta la valle del Khumbu vive il problema dei rifiuti, che vengono seppelliti in queste famose grandi buche non lontane da quegli stessi lodge che ospitano i turisti”.
EvK2Cnr da vent’anni è impegnato nella ricerca scientifica e nello sviluppo sostenibile dell’Himalaya. Da tempo promuove progetti riguardanti lo smaltimenti dei rifiuti in alta quota, a partire dalla spedizione K2 2004 all’installazione di Earth, svolgendo indagini conoscitive e iniziative sul tema anche in Nepal. Nel 2008 Silvio “Gnaro” Mondinelli, salito a Colle Sud per installare la stazione meteorologica di “Share Everest” nell’ambito dell’omonima spedizione organizzata dal Comitato EvK2Cnr, denunciò il degrado della montagna, mostrando immagini impressionanti di cumuli di rifiuti ad 8000 metri di quota. Già in quell’occasione la vicenda ebbe una grande risonanza mediatica e tuttavia il problema dello smaltimento della spazzatura continua ancora oggi a rimanere irrisolto.
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Guardate Tutti che “belle” foto!!
30000 “Visitatori”!!Pensa cosa potrebbe succedere sulle Nostre Dolomiti che solo d’estate riceveranno come minimo 30/40 volte e forse anche più le persone che in un anno intero visitano l’Everest.Moltiplica e rifletti….
Il fatto che per il Nepal questo traffico di veri “appassionati” della montagna significhi senz’altro una voce importante per le Sue entrate non autorizza nessuno a considerarLo ma soprattutto ad usarLo come una discarica a cielo aperto!!
Bene, credo che la ricerca debba necessariamente affrontare il problema di ridurre la produzione dei rifiuti in quota.
Utilizzazione di materiali biodegradabili, e limitazione al massimo di prodotti non riciclabili.
…un sogno?
massimo
Bravo Massimo, ma possibile che il tema chiave sia l’eliminazione con l’incenerimento… non è di stufe ipertecnologiche che ha bisogno l’Everest ma di politiche di riduzione dei rifiuti, riuso e magari materiali biodegradabili che possano essere da esempio anche nei confronti delle popolazioni locali.