Alpinismo

Mario, perchè? Lettera di Agostino Da Polenza

Mario Merelli sulle Orobie
Mario Merelli sulle Orobie

Caro Mario, l’altra sera prima di andarmene dal “Camoscio” ho accarezzato la tua bara e ti ho bussato. Sono sicuro che hai sentito e che hai fatto spallucce.
Perché man mano che stavo lì con te, nella sala da pranzo del tuo “meublè”, ascoltando il mantra dei padre nostro e dei l’eterno riposo, la mia rabbia andava aumentando.

Lo so che non mi hai risposto perché avevi paura che te ne potessi dire quattro . Te le dico ora!

MA CHE CI FACEVI SULLO SCAIS quella notte? Intanto era il 17 e porta sfiga , faceva un freddo becco, non si vedeva nulla perché non c’era nemmeno la luna. Che ci faceva lì uno con la tua esperienza di montagne, la tua scarsa attitudine alla competitività, la tua vita da montanaro e alpinista senza ambizioni da jet set cittadino, la tua prudenza, la poca attitudine alla sofferenza senza senso , seppur sportiva, e visto che non te l’ho mai detto prima te lo posso dire ora che hai quasi 50 anni, con la saggezza acquisita dal tuo girovagare per monti. Che ci facevi?

Capisco che la bella e dolce Mireia era a Barcellona. Ci fosse stata lei a casa la notte l’avresti dedicata di sicuro a qualcosa di meglio che salire per i sentieri e i canali neri del Redorta e dello Scais in compagnia di Paolo. Ma anche così…

Lo so, non hai voluto rispondermi e se l’avessi fatto mi avresti detto semplicemente che “facevi come volevi”.

Che dirti allora? Che ti ho ereditato dal Patrizio, che era tuo padre era quasi uno zio per me, alpinisticamente parlando. Tu però eri da sempre il figlio coccolo della Luigina. Non è mai capitato , nemmeno una volta, che ci siamo incontrati senza parlare della Luigina.

Mario e Agostino

Sei diventato un bravo alpinista. Quasi un atto di contrappasso nei confronti di Dino, il tuo fratello più bravo e bello che era in gioventù anche un ottimo sciatore, ma senza antagonismo alcuno: lui era bravo prima , tu ora. Una cosa semplice, una cosa delle nostre montagne.

Sei diventato un uomo gentile, grande e grosso, con due mani larghe fatte per lavorare e arrampicare, non sugli appiglietti dei free, ma sulle montagne di tuo padre e quelle vere che vanno diritte verso il cielo dell’Himalaya.
Sei un uomo generoso di cose e sentimenti, che distribuiva sorrisi, risate e compagnia.

Sei diventato un uomo intelligente, non perché non lo fossi anche prima ma perché abbiamo impiegato tempo a scoprire i tuoi pensieri, l’equilibrio dei ragionamenti che a volte pur contrastava con la rudezza montanara.

Sei diventato un amante e marito gentile per Mireia, una donna che hai trovato tra cielo e terra in Himalaya , che ti ama disperatamente, ricambiata.

A lei, lo so, rispondi quando accarezza il legno che ti protegge. Continua a farlo.

A me un po è passata… so che stai ridendo!

Ciao, Agostino

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6 Commenti

  1. Mario, ma perchè?
    La stessa domanda me la son posta anch’io ,come Agostino, appena saputa la notizia che eri caduto la mattina presto sul ripido canalino di salita allo Scais,ma poi, sentendo alcuni amici,ho pensato che ti stavi allenando appunto in quelle fredde ore per allenarti alle gelide quote di altrii 8000 in programma…
    Ho pensato alla fatalità del sasso smosso e caduto che ti ha fatto perdere l’equilibrio e precipitare giù nel precipizio…
    Ho pensato anche che una montagna di casa tua, che vedevi tutti i giorni, che conoscevi, frequentavi ..una montagna amica ti ha voluto per sempre con sé.
    Mi son messo nei panni dell’amico Paolo, al quale sono vicino, che, disperato, non ha potuto fare niente per soccorrerti se non chiamare il Soccorso Alpino per riportati a csa.
    Son vicino con affetto a Mireia, mamma Luigina, fratello Dino e parenti tutti .
    Ciao Mario!

  2. ciao Mario, ti ho incontrato a Thamel, tornavi dal Daulaghiri. mi hai stritolato la mano stringendomela.
    …..e ho pensato ad un Gigante Buono. Da oggi le Montagne dovranno fare a meno di Te.
    Enrico

  3. Ciao Mario!
    Appena saputa la notizia della tua digrazia anch’io, come Agostino, ho pensato” Ma perché? Cosa ci facevi sui 3000 del Redorta-Scais la mattina presto al freddo e al gelo ?
    Poi, parlando con gli amici, mi son convinto che eri su per allenarti a situazioni simili da affrontare nelle tue future salite sugli 8000 himalayani…
    Ho anche pensato alla triste fatalità del sasso appena smosso che ti è caduto addosso e ti ha fatto perdere l’equilibrio , facendoti precipitare giù nel ripido canalino che stavi salendo verso lo Scais.
    Mi sono messo nei panni di Paolo Valoti, al quale sono vicino, che, disperato ti ha soccorso ma non ha potuto far altro che chiamare il Soccorso Alpino per farti riportare casa.
    Grazie per avermi dato amicizia e ospitalità generosa nel tuo Meublé Camoscio di Lizzola insieme a Mireia.

  4. Ciao Mario,ti ho nel cuore e non ti dimenticherò mai.Quando ti ho visto triste al funerale di mia mamma non avrei mai pensato che a distanza di così pochi mesi l’avresti raggiunta.Se la vedi dalle un bacio, anche lei ti voleva tanto bene.

  5. Agostino ha perfettamente ragione a chiedersi tutti questi perché, ma Vi assicuro non potremo mai e poi mai trovare delle risposte.

    Si è successo, e proprio lì vicino a casa sua, ma spesso il caso quando perde la vita un’alpinista esperto va sempre così . purtroppo l’inaspettata FATALITA’ non è calcolabile nell’esperienza alpinistica.

    Ti chiedi molto volte perché proprio lì sulle tue montagne senza fartene una ragione poiché non doveva capitare!

    Certo MIREIA e familiari continueranno a chiederlo a MARIO, ma credetemi a quattro anni dal fatidico giorno che CHICCO ha perso la vita nella stessa modalità …….io non ho ancora trovato la rassegnazione.

    UN ABBRACCIO MIREIA, chiedi solo che ti protegga dalle sue montagne. A noi che restiamo il compito di far conoscere ancora di più quello che erano!

    “CHI PIU’ IN ALTO SALE PIU’ LONTANO VEDE, CHI PIU’ LONTANO VEDE PIU’ A LUNGO SOGNA”

    “Le cose belle ti insegnano ad amare la vita, le cose brutte a saperla vivere.”

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