Alpinismo

Simone Moro in lotta contro la sfortuna

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SKARDU, Pakistan — Più che con la montagna, in questo periodo Simone Moro deve combattere contro la burocrazia. L’alpinista bergamasco, impegnato nel tentativo invernale a Broad Peak e K2, è ancora fermo a Skardu, bloccato da una sequela di guai e intoppi.   

"Eccomi ancora maledettamente a Skardu – racconta Simone attraverso il sito della Canon -. Dal 24 dicembre, giorno della mia partenza, sono ancora in giro per il Pakistan a fare i conti con una serie impressionante di inconvenienti, sfighe, ritardi, contrattempi".
 
"Non vogliono andare con l’elicottero russo Mi-17 fino al campo base del Broad Peak, ma solo fino al Concordia. Ho fatto mille telefonate. Alla fine abbiamo trovato la soluzione unica, ossia che useremo 2 elicotteri Ecureil per 2 viaggi. Ossia Skardu – CB – Skardu – CB- Skardu con due elicotteri. Totale del giochetto quasi 14mila dollari!!! (che ovviamente hanno voluto in anticipo)" racconta l’alpinista.
 
La procedura standard adottata dall’esercito e dall’agenzia sussidiaria Askari aviation (che si occupa di voli in elicottero nella zona) non prevede l’utilizzo di pesanti elicotteri Mi-17 (che hanno quota di tangenza intorno ai 4500 metri) per andare oltre Concordia.
 
I costi sono tabellari. Così come la procedura che prevede che, per motivi di sicurezza, oltre Concordia gli elicotteri volino sempre in coppia. La zona, infatti, è una "restricted area" di tipo militare. Non dimentichiamo che lassù, Pakistan e India si fronteggiano da anni a colpi d’artiglieria per il controllo del Kashmir. Insomma, si tratta a tutti gli effetti di una zona di guerra.      
 
Ma tant’è, "neanche oggi infatti siamo volati al campo base – spiega l’alpinista – perché nel pieno della notte ci è arrivata la telefonata del maggiore dell’Esercito che ci comunicava che oggi gli elicotteri erano impegnati in una missione di guerra verso i confini dell’India. Risultato: altra giornata a terra e mi sa che non sarà nemmeno l’ultima, viste le previsioni meteo non buone".
 
E la iella non è finita. "Per completare il quadro delle sfighe mi è pure venuto il mal di denti (ascesso a un molare) e non posso nemmeno prendere un antidolorifico, perché tutti i farmaci sono ormai all’eliporto militare da due giorni, pronti per essere trasportati insieme a noi al campo base del Broad Peak".
 
Insomma, l’alpinista italiano stringe i denti – è il caso di dirlo – per cercare di dare il via a un’impresa senza precedenti: scalare il Broad Peak e il K2 in invernale. Nessuno c’è mai riuscito finora. "Una cosa è certa: non saranno queste sfighe a fermarmi" ha concluso l’alpinista.   

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