AlpinismoAlta quota

Mondinelli: ossigeno sì, ossigeno no. Ogni anno la solita storia

Silvio "Gnaro" Mondinelli
Silvio "Gnaro" Mondinelli

ALAGNA VALSESIA, Vercelli — “Alla fine di una spedizione il ritornello è sempre quello: il tizio ha usato l’ossigeno, quell’altro no, quell’altro meno. Quest’anno poi in Himalaya ho visto veramente tante persone prendere l’ossigeno, per questo secondo me è bene fare, ancora una volta, chiarezza sulla questione, perchè questo è un tema che infuoca gli animi”. Queste le parole di Silvio “Gnaro” Mondinelli, reduce dalla spedizione al Manaslu, suo 17esimo ottomila senza ossigeno.

Ai giorni nostri sono veramente tanti gli alpinisti che raggiungono la cima delle montagna più alte della terra, i famosi 14 ottomila. Solo qualche decina di anni fa il numero dei frequentatori dell’Himalaya e del Karakorum era molto più basso. Oggi invece il fenomeno delle spedizioni commerciali ha dato la possibilità a molte più persone di conoscere questi posti splendidi e remoti, e grazie all’aiuto di cospicue squadre di Sherpa, anche di riuscire a realizzare un sogno, quello di arrivare in vetta a queste montagne gigantesche.

Proprio il massificarsi di questo fenomeno ha portato a galla negli ultimi anni il bisogno di distinguere tra un modo e un altro di fare alpinismo, ha forse addirittura ampliato la gamma di alpinismi possibili. Fra le tante distinzioni, quella di cui spesso si sente parlare riguarda l’uso dell’ossigeno, perchè chi lo usa rischia molto meno (in termini di congelamenti per esempio, o di pericolo di edema), e fa anche meno fatica. Per questo la questione è scottante, per questo come dice Mondinelli, ogni spedizione si conclude con un’immancabile polemica da bar su chi l’ossigeno l’ha preso e chi no.

“Io credo che la cosa più importante nello scalare le montagne sia che ognuno trovi la sua soddisfazione personale – dice il “Gnaro nazionale” -, che raggiunga il suo obiettivo con impegno, magari dopo un anno di sforzi, di sacrifici anche economici, di allenamento. Ognuno è libero di usare o no l’ossigeno e a voler vedere c’è chi lo usa dai 6000 metri, dai 6400, dai 7400…c’è chi usa mezza bombola, chi ne consuma 4. Poi ci sono gli Sherpa che lo usano perché lavorano tutto il giorno per tutti gli altri. Certo una cosa è usare l’ossigeno per lavorare, una cosa è per salire semplicemente. Io capisco di più chi usa l’ossigeno all’Everest che altrove, ma comunque è chiaro che ognuno debba regolarsi in base a come si sente, anche perchè, lo abbiamo visto negli ultimi anni, l’ossigeno può salvare la vita alle persone”.

L’ossigeno dunque si può usare per tante ragioni, sostenute da motivazioni diverse, varie, tutte accettabili o contestabili. Quello che però dovrebbe valere universalmente è la chiarezza e la tranquillità di dichiarare semplicemente di averlo usato.

“C’è questa cosa – continua Mondinelli -, che se andiamo a fare una salita sulle Alpi, non ci riusciamo e torniamo indietro, non ce ne vergogniamo. Invece in Himalaya io vedo che in molti scatta l’imbarazzo nel dire non ce l’ho fatta. Io sono tornato indietro tante volte, perchè avevo freddo o perché non c’erano le condizioni. Credo sia necessario distinguere tra amatori e professionisti. Chi sale gli 8000 da professionista non dovrebbe usare l’ossigeno, perchè non ha nessun senso in quest’ottica usarlo. Chi invece fa l’alpinista, ama andare in montagna e vuole togliersi il desiderio di salire su una delle montagne più alte della terra, ci sta che usi i mezzi di cui ha bisogno per raggiungere il suo obiettivo. Soprattutto se magari ha anche buttato via un sacco di soldi per venire in Himalaya. Certo potrebbe essere discutibile anche questo, ma alla fine ognuno fa la sua valutazione  e le sue scelte”.

“Non ha mai senso fare polemiche – conclude Mondinelli – l’importante è dirlo, dichiararlo, senza voler per questo sminuire, incolpare, additare chi usa l’ossigeno. Poi quello che conta è tornare indietro contenti, soddisfatti di quanto fatto, e amici come prima”.

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7 Commenti

  1. Purtroppo anche in curriculum pubblicati su siti e su Wikipedia da parte di alpinisti italiani molto famosi sono citate salite effettuate con l’ossigeno. Un alpinista professionista e famoso dovrebbe almeno avere la bontà di non inserire tali salite nel proprio curriculum, sapendo che l’uso dell’ossigeno è di fatto una forma di doping.

  2. sono d’ accordo con quello che ha detto Mondinelli
    vorrei aggiungere che oggi l’ umilta’ è un po’ messa da parte
    prevale l’apparire e la sconfitta non la si accetta
    complimenti a Silvio per il suo 17 ottomila

  3. hihihihihihih che buon tempo gli alpinisti.
    buona montagna a tutti e speriamo che ci resti un po’ di ossigeno…

  4. Complimenti al nostro Gnaro, ed io sono completamente d’accordo con quanto lui dice,
    aggiungo che anche se si usa l’ossigeno ,l’importante è tornare indietro, sani e salvi, le montagne
    rimangono per la prossima volta.

  5. Beh diciamo che molto per Gnaro ha fatto la Rai 2 con Faverio che molto gli ha spiegato di come comportarsi nei media e in pubblico ….per la verità questo. e per orgoglio aziendale.

  6. Ciao Gnaro – Prima di tutto complimenti per il tuo 17° – Mi sembra di capire che la tua filosofia sia : “Vivi e lascia Vivere” e che l’alpinismo dovrebbe andare in questa direzione . Approvo in pieno!! Poi nell’alpinismo , come in tutti gli altri lavori, ci sono i fanfaroni e ci sono i modesti … “e che ce vuoi fa”

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