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Adamello: prima discesa con gli sci del canale "Res-Max"

Il canale Rex Max
Il canale Res Max

PONTE DI LEGNO, Brescia — Giuliano Bordoni, Bruno Compagnet, Minna Riihamaki e Oli Herrer. Ecco i 4 protagonisti di una bellissima prima discesa con gli sci di un difficile canale del gruppo Adamello-Presanella, salito da Tone Moles alcuni anni fa, e gradato 5.3-E4. D’accordo con Moles, i discesisti hanno ribattezzato il canale “Res-Max”, in memoria di Maximine Belleville e Res Baehler, due amici guide alpine recentemente scomparsi. Ecco il racconto di Bordoni, guida alpina valtellinese, e il video della discesa.

Tra il canale del Dito e il Canale Pericle-Sacchi, ne serpeggia un’altro che sfocia su una barra rocciosa di un centinaio di metri. Salita anni addietro dalla guida alpina Tone Moles, e forse ancor prima, dagli alpini nel periodo della grande guerra, non porta nome.  Da tempo quella linea è stata mia compagna di sogni in notti stellate. Da tempo accarezzavo l’idea di provare a scederla con gli sci. Una linea elegante, che sinuosa sfiora il granito del gruppo Adamello-Presanella.

Dopo inverni di corteggiamento, ecco finalmente, arrivare il momento giusto per provarlo. Sono in compagnia di un mio grande idolo e amico: Bruno Compagnet. Con noi anche Minna Riihimaki e Oli Herrer. Reduci tutti e quattro di una vacanza sciistica attraverso le dolomiti, decidiamo di andare a metter le nostre lamine e anime dentro quel mio tanto agognato canale.

Eccoci così a salire per la traccia che porta al Dito e da qui traversando in direzione dell’ingresso del Pericle. Andiamo a rimontare le ultime centinai di metri che ci separano dall’ingresso della nostra discesa.

Gli occhi di Bruno brillano tanto quanto i miei alla vista di quello che ci si presenta. I nostri due amici sono galvanizzati, nonostante, quello che andremmo ad affrontare di lì a poco, che va al di là di una semplice sciata.

Bruno entra per primo a bonificare, segue Minna e Oli che assicurati in maniera old school (assicurazione a spalla) percorroro i primi metri di pendio a 60°. Rifaccio la corda e dopo averla posata nello zaino inizio anche io la discesa. Lo zaino è pesante ma non abbastanza da aver cose superflue..anzi.. purtroppo!
Raggiungo gli altri, lascio una corda a Bruno e senza dire una parola ma solo con grandi scambi di sorrisi procedo a inanellare curve saltate. A turno io e Bruno aprimo il meraviglioso canale.

Siamo a metà, la mia gioia che raggiunge picchi altissimi sfocia in un groppo in gola.  Ci guardiamo e ridiamo! Come bambini con il loro giocattolo preferito. Tutto il mondo attorno ora non esiste più.

Altre curve saltate, ma ahimè anche lo zaino decide di saltare e di aprirsi. Così la sacca che contiene il kevlar da 60 metri, destinato per il recupero della corda, decide di non rimaner indietro e saltar fuori anche lui!

Ciò non è bello! Vabbè si vedrà il da farsi a tempo debito, anche se ora la mia gioia è andata un pò a nascondersi per lasciare posto a un pò di preoccupazione.

Il canale sta per volgere al termine. E’ ora di allestire la prima doppia. Estraggo il trapano e inizio a fare il primo foro. Il rumore dell’unica batteria non è molto confortante. Il freddo gioca sempre brutti scherzi. Inizio infatti a temere che più di quattro fori non farà. Mannaggia abbiamo solo una corda da 60 metri. Procediamo alla sosta successiva. Qui devo fare due buchi. Un’altra calata e mi trovo con i capi delle corde in mano quando, sono in mezzo a un camino roccioso, e, tutto quello che scende dall’imbocco del canale passa solo da questo misero e stretto punto. Ho due spit e forse batteria ancora per un buco e mezzo. Mi guardo attorno, scavo un pò di neve e magicamente trovo uno spuntone sulla mia destra. Proprio nel punto esatto al momento esatto! Faccio passare una fettuccia e attendo Minna che mi raggiunge con uno spezzone di corda. Grazie a questa ci allontanniamo dal punto pericoloso verso una cengia nevosa dove aspettiamo gli altri.

Con il trapano in mano foro il duro granito, la batteria si addormenta quando non ho raggiunto nemmeno due centimetri di foro. Parlo delicatamente e amorevomente a questa, mentre accarezzandola la riscaldo. E’ così: con le buone si ottiene tutto e finalmente dopo venti minuti il foro è abbastanza profondo per ospitare lo spit.

La fine del salto di roccia non si vede, devo abbasarmi di altri 10 metri e sporgermi un poco per sapere quanto manca. Fisso la corda, sperando che basti in fondo. Minna e Bruno sono ottimisti. Mi calo di quei metri che mi separano dalla conoscenza, mi sporgo e… con mia grande gioia vedo la corda toccare terra. Mi giro verso i miei amici che ansiosi attendono un segno. Li guardo per qualche interminabile secondo con il volto che non tradisce una minima emozione  prima di gridare: “yeahhhhhh rock and roll!!!”

Amiamo la montagna, la nostra passione ci spinge senza motivi comprensibili ai più, a combattere il freddo, a sfidare le nostre barriere psicologiche e fisiche. A far fatica. Ma è la passione che ci spinge, è l’amore verso qualcosa di inspiegabile. Esser guida alpina è voler trasmettere questa passione. E’ voler donare la gioia che ci fa sentire vivi agli altri.

Noi guide, come chiunque alpinista, siamo ben consci dei pericoli che ogni giorno dobbiamo affrontare, ma non per questo smettiamo  di amare le nostre montagne, anche quando queste, ci portano vie grandi uomini. Uomini che hanno fatto della loro passione strumento di condivisione a chi ruota attorno a loro. Uomini che l’energia e la gioia nel vagar per monti arde tanto focosamente da esser fari che indicano la via. Res Baehler e Maxime Belleville erano due di loro. Erano due guide alpine, erano due grandi uomini. Erano nostri amici e nostri ispiratori. Le loro scie tracciate sono dentro le nostre più care e preziose memorie e lì gelose le custodiremo. Questa discesa è dedicata a loro.

In accordo con  Tone Moles questo sarà il Canale Res-Max 60°5.3 AD E4.

 

Giuliano “Bordons” Bordoni

 

Untitled from giuliano bordoni on Vimeo.

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Un commento

  1. Non ho mai letto niente di più vero! Hai sapito descrivere, con poche parole, l’intensità di un mondo che amiamo! Grazie Giuliano! Monica Manuzzi

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