Alpinismo

Karakorum, Shimshal Climbing School: una speranza per le donne

Barmasse nella terza puntata del film Pakistan Winter Sports
Barmasse nella terza puntata del film Pakistan Winter Sports

SHIMSHAL VALLEY, Pakistan — “Nella storia dell’alpinismo himalayano una costante accomuna tutte le spedizioni: il lavoro dei portatori. Con grande professionalità ed impegno, e con modalità differenti a seconda delle esigenze, i portatori aiutano a realizzare i  sogni di tanti alpinisti e appassionati”. Ecco il diario della spedizione “Pakistan winter expedition” di Hervè Barmasse, che oggi arriva alla sua terza e ultima puntata. Il film della spedizione, di cui oggi pubblichiamo la fine, lo scorso gennaio ha visto Hervè Barmasse, Kris Erikson, Eneko Pou e Oscar Gorgorza in azione nella valle dello Shimshal, tra salite di ghiaccio, sci estremo, formazione e aiuto alle popolazioni locali.

“Così com’è avvenuto sulle Alpi nel 1700, anche qui in Himalaya questo popolo di montanari, esperti e profondi conoscitori della propria terra, diventeranno i futuri professionisti della montagna, le future guide alpine. E’ una storia che si ripete, alla quale si può contribuire, cercando in particolar modo di velocizzare questo processo, per consentire a tante famiglie Himalayane di vivere grazie al turismo di montagna.

“Siamo nella Shimshal Valley, è il 23 gennaio 2010. È la seconda volta che mi reco in Shimshal. La prima fu con Simone Moro nell’estate del 2008. Fu lui a coinvolgermi nel progetto della Shimshal Climbing School, una scuola d’alpinismo speciale, l’unica qui in Pakistan che permette la partecipazione attiva delle donne.

Dopo il grande spavento, abbiamo dedicato alcuni giorni a questa scuola con lezioni teoriche e pratiche su nodi, legature, ancoraggi e progressione su ghiaccio.  Sono stati introdotti i nuovi materiali tecnici forniti da Kong,  guardato filmati di montagna e grazie alla collaborazione del medico Marco Cavana sono state tenute lezioni su come riconoscere ed intervenire in caso di persone affette da mal di montagna.

Alle lezioni erano presenti più di 40 allievi. Dodici di questi erano ragazze sorridenti, dagli sguardi curiosi, con il viso di un color rosso acceso e le mani rovinate dal lavoro nei campi e dalle intemperie. Sedute davanti a me non potevo fare a meno di guardare  incuriosito l’espressione dei loro volti mentre  cercavano di capire l’uso dei friends.

Emozionato, ho provato un senso di tenerezza. Chissà, forse in un futuro prossimo, una di loro scalerà il K2 e scriverà così un nuovo capitolo nella storia dell’alpinismo Pakistano.

Il processo di emancipazione delle donne in Pakistan è avviato da tempo ma la realtà è ancora ben distante dal poter essere definita di parità. La maggior parte delle donne nella società pakistana è privata dei propri diritti fondamentali e una situazione di uguaglianza tra uomini e donne è per ora un miraggio.

Solo negli ultimi anni si possono intravedere dei cambiamenti concreti: le donne studiano, frequentano l’università e grazie alla Aga Khan Fondation, soprattutto nella regione del Baltistan Gilgit, le donne potranno assumere ruoli determinanti nel cambiamento di questo paese”.

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