Alpinismo

Russel Brice propone una squadra di soccorso sull’Everest

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KATHMANDU, Nepal — Ricordate la polemica estiva sulle spedizioni commerciali all’Everest? Quella scatenata dai troppi incidenti mortali? Ebbene, i responsabili delle spedizioni “incriminate” hanno proposto alle autorità tibetane di organizzare una squadra di soccorso d’alta quota sulla Nord del tetto del mondo.

La primavera scorsa, sui versanti dell’Everest ci furono 11 incidenti mortali. Tre di queste morti – causate da freddo, altitudine e sfinimento – coinvolgevano alpinisti delle spedizioni commerciali organizzate dalla Himex di Russell Brice – quello che, per intenderci, avrebbe dato l’ordine di lasciar morire David Sharp a 8.400 metri, non lontano dal campo 3. E dalla 7Summits-Club di Alex Abramov che, secondo le statistiche, sarebbe quella con più decessi tra le fila dei suoi clienti.
 
Poche settimane fa, Abramov e Brice hanno proposto alla Chinese Tibetan Mountain Association (Ctma) di costituire un servizio di soccorso permanente sul versante Nord del Everest.
"La squadra di soccorso sarebbe gestita in toto dal Ctma – spiega Abramov, intervistato da Explorersweb – l’organizzazione governativa che controlla già i permessi di salita. Noi abbiamo fatto la proposta solo perché abbiamo constatato la necessità di fare qualcosa, ma il nostro lavoro resta un altro”.
 
Impassibile all’ironica domanda di Explorersweb, che spiritosamente insinua che per abbassare di un terzo il tasso di mortalità sull’Everest sarebbe sufficiente allontanare le spedizioni commerciali, Abramov prosegue nelle sue dichiarazioni: “Mi sono però offerto di mettere a disposizione la mia esperienza ultraventennale nelle scalate per organizzare al meglio la squadra di soccorso. E spero che così facciano anche gli altri organizzatori di spedizioni. Ho suggerito di ricorrere ad una squadra di soccorso occidentale per ottimizzare la formazione”.
 
I costi del servizio andrebbero a pesare, ovviamente, sulle tasche degli aspiranti scalatori. Con un aumento previsto, per ora, intorno ai 500 dollari sui permessi di salita. Con questi introiti si potrebbe finanziare, secondo quanto riportato da Explorersweb, una squadra di circa 10-20 portatori d’alta quota tibetani, attrezzatura compresa. Ma sarebbe necessaria anche un’assicurazione per coprire i costi di trasporto, dei servizi medici e del recupero dei corpi.
 
Già da parecchi anni, Brice tenta di convincere le autorità cinesi ad affidargli ufficialmente tutta la logistica d’alta quota della Nord della montagna, compreso il compito di attrezzarla con le corde fisse, facendo pagare una tassa a tutti gli alpinisti che ne acquistano il permesso.  Una proposta che ha scatenato più volte le polemiche di cosiddetti “climbers indipendenti” che si troverebbero a dover pagare per servizi che magari non desiderano. E che non ha mai trovato successo presso la Ctma.
 
Abramov ha perà dichiarato che “stavolta le autorità cinesi sembrano ben disposte, e hanno fatto sapere che discuteranno seriamente delle proposte fatte dalle due organizzazioni”. Che si stia profilando davvero, all’orizzonte, un monopolio commerciale sul “Tetto del mondo”?

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