Medicina e benessere

Sesso a 8000 metri: medicina, etica e provocazioni

costantino zamana, chirurgo pediatra
Costantino Zamana, chirurgo pediatra

“I 4 istinti fondamentali per l’uomo sono nell’ordine sopravvivenza, sonno, fame/sete e solo poi il sesso. Ad 8000 metri il primo problema da risolvere è quello termico, che mette a rischio la stessa sopravvivenza umana. Risolti comunque i primi 3 problemi, non credo ci siano problemi tecnici. Anche se l’amore a quelle quote mi sa più di sport estremo che di condivisione e forse davvero l’Everest non merita di essere anche set per film hardcore”. E’ una questione etica, oltre che medica, quella sollevata da Costantino Zamana, urologo pediatra al San Carlo di Milano. Ecco il suo pungente intervento sulla questione sesso ad ottomila metri.

A livello personale, mi preme sottolineare che chi ama la montagna dovrebbe pensare all’Everest come a qualcosa di più che ad una alcova, forse piuttosto come un altare su cui tanti sogni sono stati investiti, per cui tante vite sono state spezzate e per cui tanti alpinisti hanno messo in gioco tutti se stessi per cercare di realizzarsi e trovare la propria via, il proprio modo di vivere la natura e la montagna.

Ma se proprio la tristezza dell’uomo vuole fingere interesse da ricercatore sulla sessualità in altissima quota possiamo rispondere che test scientifici pubblicati su riviste internazionali di soggetti che siano stati studiati durante rapporti sessuali a -40 C°, oltre gli 8000 metri e magari in aria con una saturazione a 65-70 di SaO2 non risultano alla mia memoria.

Detto questo visto che l’erezione è un evento meccanico legato alla apertura di shunt vascolari, quindi per dirla semplice dovuto a fattori pressori locali, seppur interconnesso alla ossigenazione (meccanismi NO mediati), credo si possa affrontare il discorso più da un punto di vista di sopravvivenza e temperatura che di ossigenazione del sangue, anche se questa con la sopravvivenza è interconnessa.

Visto che i 4 istinti fondamentali per l’uomo sono sopravvivenza, sonno, fame/sete e sesso in ordine di importanza, prima di pensare ad avere rapporti dobbiamo aver soddisfatto i primi 3 istinti primari: sicurezza di sopravvivere, non avere sonno né fame e sete. A 8000 metri per proteggersi dal freddo prevale di solito la vasocostrizione periferica (centralizzazione della massa ematica) tant’è che il rischio di congelamento delle estremità è più elevato, per cui il primo problema da risolvere è quello termico, ossia essere in una condizione tale per cui non soffrire il freddo.

Secondo problema è quello di respirare in modo sufficientemente valido da garantire la possibilità di vivere lo sforzo senza avvertire la così detta “fame d’aria” sensazione di solito ben poco eccitante. Altro problema è quello di non avere né fame né sete e a occhio e croce visto quello che dicono gli alpinisti a quelle quote la sete di solito ti morde la gola talmente tanto che a volte ti impedisce anche di pensare.

Superati tutti questi piccolissimi problemi tecnici e magari trovato pure uno stimolo più eccitante di aver raggiunto il tetto del mondo, non credo possano esserci problemi tecnici all’erezione. Se mi è permessa però una provocazione, vorrei chiedere ai lettori se per caso non si stanno informando con la speranza di sfruttare l’effetto indurente dei – 40 C° sul lattice dei preservativi così da avere grandi rendimenti con piccoli sforzi??

Scherzi a parte, l’amore a quelle quote mi sa più di sport estremo che di condivisione e forse davvero l’Everest non merita di essere anche set per film hardcore, mi sembra che su quella povera montagna ci siano già abbastanza polemiche su spedizioni commerciali, accumulo di rifiuti e così via. Forse è compito di tutti noi che amiamo le vette fare almeno un po’ di pulizia intellettuale :-).

Costantino Zamana

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