Scienza e tecnologia

Come sopravvivere sullo Hielo

immagine generica

Quaranta giorni su ghiacciaio, lontani dal mondo e senza mezzo per comunicare o rifornirsi di viveri. Questa l’avventura di Hervè Barmasse, Giovanni Ongaro, Daniele Bernasconi e Mario Conti, che domani partiranno alla volta della Patagonia per tentare la traversata dello Hielo Patagónico Sur e la salita di pareti e cime inviolate nella zona. Un viaggio avvincente, ma anche molto complicato da affrontare. In queste righe Hervè Barmasse spiega retroscena e curiosità sulla scelta dei materiali e dei viveri per la spedizione.

Quando si parte per l’ignoto, la prima cosa alla quale si deve pensare è non perdersi. So che potrebbe apparire stupido detto da una guida alpina, eppure un ghiacciaio di queste dimensioni può facilmente trasformarsi in una trappola per topi. Per far sì che ciò non avvenga affronteremo ogni tappa della traversata fino alla base della parete con il supporto di due satellitari Gps i quali, nel caso di brutto tempo prolungato, ci consentirebbero di rientrare in Argentina con qualsiasi condizione del tempo. I Gps, che hanno sostituito da alcuni anni la semplice bussola anche sulle Alpi, fanno parte dell’equipaggiamento di quasi ogni alpinista e spesso hanno fatto sì che vite umane si salvassero anche nelle situazioni più estreme ma non solo, usati come strumento per i propri allenamenti quotidiani sono diventati un supporto indispensabile per corridori, scialpinisti e ciclisti.

Quando si parla di traversate su ghiacciai, l’immagine ricorrente è quella dei cani che corrono su distese di ghiaccio trainando una slitta. Purtroppo non è sempre così. In Patagonia, cani da slitta non se ne trovano facilmente e dunque le slitte le traineremo noi, con le nostre forze, lentamente per più giorni, con gli sci e le pelli di foca. Per fortuna avremo in dotazione gli sci più leggeri al mondo, utilizzati da campioni dello sci alpinismo e preparati solo per noi da un azienda di Lecco.

Ridurre al minimo i pesi attraverso la scelta ottimale del nostro equipaggiamento è fondamentale perché ogni chilo risparmiato sull’attrezzatura, sarà un chilo in più di viveri. Dunque gli sci non sono che uno dei tanti dettagli che abbiamo studiato per risparmiare sui pesi inutili. Moschettoni, piccozze, chiodi, ramponi, bastoncini, ovvero quei materiali indispensabili per praticare l’alpinismo e che negli ultimi anni si sono evoluti diventando oltre che sempre più sicuri, sempre più leggeri, sono stati scelti con cura e grazie al supporto di alcune aziende del settore partiremo con delle attrezzature leggerissime e al 100 per cento sicure.

Altro cruccio della spedizione è stato scegliere lo scarpone migliore, che consenta di gestire una situazione sugli sci e che siapreciso per una scalata alla ricerca delle difficoltà tecniche. Lo scarpone dovrà essere utilizzato per un mese sopra un ghiacciaio, con il problema del freddo e del rischio di calzare una scarpa bagnata tutti i giorni.

Lo scarpone in plastica è stata la scelta migliore. Uno scarpone in plastica evoluto, sia nella sua forma, non più goffa come gli scarponi degli anni 80, sia nella scelta del materiale usato per produrre uno scarpone che provato anche sulle Alpi, non teme confronti con gli scarponi più utilizzati dagli scalatori di tutto il mondo. Chissà che con questa nostra avventura non rilanceremo lo scarpone in plastica…

Per nostra fortuna, l’esperienza passata al Cerro Piergiorgio ci ha permesso di capire quali sono i migliori fra tende e sacchi piuma. In questo campo, la scelta è stata piuttosto facile.

I viveri sono e saranno una scoperta. Di certo non avremmo potuto mangiare per un mese intero liofilizzati e barrette energetiche che, anche se indispensabili per questo tipo di avventura e per l’alpinismo moderno, grazie al loro potere nutrizionale/energetico rapportate alla comodità di assimilazione in parete e durante lunghi avvicinamenti e alla leggerezza, non possono sostituire per trenta giorni i pasti tradizionali. Se nei giorni di bel tempo e di scalata avremo  a disposizione concentrati di energia pura, nei giorni di riposo ci affideremo a pasta, mocetta, bresaola, tonno, formaggio (fontina-grana), miele e cioccolato.

Oltre a ciò, i sali e le vitamine saranno integratori indispensabili per ogni giorno di permanenza sul ghiacciaio. Senza di essi, non riusciremmo a garantire al nostro corpo una dieta equilibrata. Come tutti sanno, l’acqua di fusione è quasi priva di sali minerali e sui ghiacciai insalata ne cresce poca. Di certo non saranno pasti vari come quelli che possiamo consumare a casa nostra, ma non ci faremo mancare niente, nemmeno del buon vino, al costo di faticare di più perchè i medici ne consigliano mezzo bicchiere a pasto.

Leggi la news: Patagonia, avventura italiana tra ghiacci e pareti inviolate

Hervè Barmasse

 

documentprint mail-to

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close