La straordinaria epopea dei Dimai. Tre generazioni protagoniste dell’arrampicata sulle Dolomiti
Angelo e Fulgenzio aprirono la strada (e diverse vie con Paul Grohmann). Poi fu la volta dei loro figli Pietro, Antonio e Arcangelo. Infine furono Angelo e Giuseppe ad alimentare la leggenda di una famiglia senza uguali salendo per primi, con Emilio Comici, la Nord della Cima Grande di Lavaredo .
Il 14 novembre 1819 nasceva Angelo Dimai. Iniziava quel giorno l’epopea di una straordinaria stirpe di arrampicatori alla quale si deve un grande numero di ascensioni di notevolissimo spessore sulle Dolomiti. Salite effettuate non di rado con clienti arrivati da tutta Europa, perché la “dinastia” delle guide Dimai aveva acquisito una fama internazionale. Ma anche con alpinisti celeberrimi – da Paul Grohmann a Emilio Comici – che legandosi con loro sapevano di andare sul sicuro. Ripercorriamo l’irripetibile storia di tre generazioni che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo dell’arrampicata.
La prima generazione
Angelo Dimai
Caterina Lacedelli dà alla luce il piccolo Angelo il 14 novembre 1819 a Chiave, frazione di Cortina d’Ampezzo. E’ figlio di Andrea Dimai come espresso dal suo soprannome “Déo”. Cresce tra le montagne ma ne è allontanato dalla prima e seconda Guerra di Indipendenza quando si trova a combattere contro il Regno di Sardegna. Lasciate le armi nel 1859 intraprende le professioni di guardaboschi e guardiacaccia che gli daranno da mangiare fino alla vecchiaia.
Nel 1853 sposa Giuditta Rachele Lorenzi allargando subito la famiglia con la nascita di Arcangelo, anche lui destinato al mondo alpinistico.
L’estate 1864 gli regala grandi soddisfazioni. Con Santo Siorpaes e il contadino Francesco Lacedelli, detto Checo da Melères, accompagna il viennese Paul Grohmann nella prima salita della Tofana di Rozes. Poche settimane dopo, Angelo, Lacedelli e Grohmann realizzano la prima traversata del Sorapiss che li impegna per ben 22 ore, costringendoli ad evitare un salto roccioso calandosi da uno spuntone, forse la prima “doppia” delle Dolomiti Orientali. Il 28 settembre dello stesso anno, l’instancabile Grohmann si fa accompagnare da Angelo e dal fratello Fulgenzio sul ghiacciaio del Fedaia fino ai 3342 m di Punta di Penia, la cima più alta della Marmolada.
L’anno successivo, il 1865, la storia di successi della cordata Grohmann-Déo si ripete con le prime salite della Tofana de Inze e del Monte Cristallo, in quest’ultima affiancati anche da Siorpaes.
Nel 1866 prende la mano di Marianna Dallago e da queste seconde nozze nasce Antonio che seguirà le orme alpinistiche del padre. Angelo prende ufficialmente il titolo di Guida Alpina nel 1868, dando inizio ad una dinastia di guide “Dimai” tra le più apprezzate e ricercate dai ricchi turisti di Cortina e dintorni.
Oltre al vuoto in famiglia, la sua morte il 13 maggio 1880, lascia in amici e clienti tanti bei ricordi di giornate passate tra le pareti a lui più care, le Dolomiti.
Principali ascensioni di Angelo Dimai
- 29 agosto 1864: Tofana di Rozes, 3225 m
- 16 settembre 1864: Sorapis, 3205 m
- 28 settembre 1864: Marmolada, 3342 m
- 27 agosto 1865: Tofana terza, 3238 m
- 14 settembre 1865: Cristallo, 3221 m
Fulgenzio Dimai
Fulgenzio, detto Jènzio Déo, nasce il 23 maggio 1821, due anni dopo il fratello Angelo, e cacciando impara a muoversi e a conoscere le montagne di casa come le sue tasche.
Abilità subito notate da Paul Grohmann che, nel 1864, arruola lui e il fratello per salire la Marmolada, fino a quel giorno reputata impossibile. Nel 1965 la medesima cordata compie un tentativo, chiamato poi “Via Comune” o “Grohmann”, sulla nord-ovest della Croda Rossa d’Ampezzo, fermandosi sotto un caminetto a pochi metri dalla vetta.
Nonostante per gli autoctoni la prima Guida Alpina è Francesco Lacedelli, detto Checo da Melères, la prima nomina ufficiale di Guida Alpina di Cortina viene assegnata a Fulgenzio. Il “Libretto di legittimazione per il servizio di guida di montagna nel Tirolo e nel Vorarlberg” gli viene consegnato il 26 luglio 1871. Il libretto, scritto in italiano, tedesco e francese, attesta che “Il medesimo possiede le cognizioni necessarie per le seguenti gite ed escursioni”. Oltre all’elenco delle salite possibili sono contenuti i dati personali, un tariffario e alcune pagine bianche per le annotazioni riguardo le ascensioni e i clienti.
A dispetto della media degli uomini dell’epoca, Fulgenzio passa gli 80 anni, morendo il 3 marzo 1904.
La seconda generazione
Pietro Dimai
Figlio di Fulgenzio Dimai, Pietro porta avanti la tradizione di famiglia lavorando come Guida Alpina per 33 anni durante i quali realizza 15 nuove vie e 13 prime salite.
Sul finire del XIX secolo è tra i primi a cimentarsi con le salite invernali, in parte per passione e in parte per competizione con le guide di San Vito. Nella stagione fredda, il 21 febbraio 1882, scala con Bortolo Alverà il Monte Cristallo, dando prova di capacità tecniche e grande resistenza. Nell’inverno 1891 sale con il cugino Antonio la Croda da Lago, accompagnando la giovane e talentuosa Jeanne Immink.
Con lei, Sepp Innerkofler e R. von Lichtenberg sale l’inviolata Rocchetta Alta di Bosconero nel 1893.
Nello stesso anno torna sulla Croda da Lago percorrendone lo spigolo nord, noto come “Cresta Sinigaglia” proprio per il suo cliente, ossia il musicista torinese Leone Sinigaglia. Nemmeno una settimana più tardi, con Sinigaglia e Zaccaria Pompanin risolve con lunghe traversate il problema della sud-ovest del Monte Cristallo.
Principali ascensioni di Pietro Dimai
- 21 febbraio 1882 – Invernale al Monte Cristallo
- 1891 – Invernale alla Croda da Lago con Antonio Dimai e Jeanne Immink
- 20 luglio 1893 – Prima salita della Rocchetta Alta di Bosconero con Jeanne Immink, Sepp Innerkofler e R. von Lichtenberg
- 5 settembre 1893 – Spigolo nord della Croda da Lago con Leone Sinigaglia
- 11 settembre 1893 – Prima salita della WSW del Cristallo con Zaccaria Pompanin e Leone Sinigaglia
Antonio Dimai
Nato il 9 novembre 1866 dalle seconde nozze di Angelo Dimai con Marianna Dallago, Antonio è sicuramente tra i migliori dolomitisti di fine secolo. “Tone Déo”, ottimo falegname ed agricoltore, inizia il mestiere da guida per arrotondare ottenendo ufficialmente il libretto nel 1880.
A lui si devono oltre 50 prime salite compiute spesso con il collega guida Agostino Verzi e illustri clienti di tutto il continente. Jeanne Immink, grande scalatrice nata ad Amsterdam, compie con Antonio numerose salite, a partire dall’invernale alla Croda da Lago del 1891 con anche il cugino Pietro Dimai. L’anno seguente salgono insieme la Cima di Cusiglio, nelle Pale di San Martino, e il Sassolungo.
La passione di Antonio per le invernali lo porta sulla vetta della Tofana di Mezzo nel 1893 con Theodor Wundt come cliente che racconta di come, durante la salita, lo zaino con una piccozza, un paio di scarponi e, soprattutto, una bottiglia di vino precipitarono nel vuoto.
Nel 1895 con l’aiuto di Giovanni Siorpaes porta John Swinnerton Phillimore e Arthur Guy Raynor in vetta al Monte Civetta tracciando la laboriosa “Via degli Inglesi” sull’enorme parete nord-ovest.
L’anno successivo, sempre con i due britannici, Antonio e la guida Luigi Rizzi compiono la prima traversata della Pala di San Martino. Qualche giorno più tardi i quattro salgono per primi la vertiginosa parete est del Catinaccio, affrontando l’ombroso camino finale “della Cotoletta”
Cede all’abilità di Antonio anche l’Antelao, salito lungo i 1200m dello sperone sud-est con la guida Zaccaria Pompanin, Michel Innerkofler jr. e gli ormai affezionati Phillimore e Raynor.
Nel 1900 riceve dalla società alpina di Vienna il “premio dei cinque ducati” per le sue salite di grande impegno. Oltre ad essere uno scalatore di talento, Antonio dimostra grande resistenza tanto da riuscire a concatenare le vette di Pelmo e Antelao in un solo giorno. A commento di quella impresa un suo cliente scrive: “scalatore eccellente, camminatore veloce e resistente, oltre che una vigile guida”.
E’ di Antonio una delle vie più ripetute delle Dolomiti che porta il nome suo e delle due clienti, ossia le sorelle ungheresi Ilona e Rolanda Eötvos. Il 9 agosto 1901, con loro e aiutato dalle guide Agostino Verzi e Giovanni Siorpaes, traccia lungo la sud della Tofana di Rozes una via di 800 m di III e IV grado con un espostissimo traverso finale, nasce la “ Eötvos-Dimai”.
Nello stesso anno con un cliente inglese e Verzi sale i 400 repulsivi metri della sud della Punta Fiames, una parete a quel tempo reputata impossibile, toccando il IV+ ben 120 anni fa.
L’avvento della Prima Guerra Mondiale sospende le velleità alpinistiche di ognuno, Antonio compreso. Inizialmente, visti i quasi 50 anni, non viene arruolato ma, con i nuovi sviluppi, è presto chiamato alle armi e, rifiutatosi in quanto cittadino austriaco che non vuole tradire la sua gente, viene arrestato. Torna a Cortina grazie al cliente Alberto I Re del Belgio che scrive di Antonio: “un uomo talmente sicuro da rendere ogni salita una certezza”. In oltre 20 anni di scalate insieme i due instaurano grande amicizia tanto che Alberto gli spedisce di continuo le foto delle avventure, immagini molto particolari poiché stereoscopiche, ossia visibili in 3D con un apposito visore.
Per il sangue di famiglia o l’aria pura delle Dolomiti muore anche lui superati gli 80 anni, il 3 ottobre 1948.
Principali ascensioni di Antonio Dimai
- 1892 – Sorapìs con la guida Zaccaria Pompanin
- 26 luglio 1893 – Nuova via sulla sud del Cimon della Pala con Leo Treptow
- 24 agosto 1895 – Via degli Inglesi, prima salita al Monte Civetta con John Swinnerton Phillimore e Arthur Guy Raynor e la guida Giovanni Siorpaes
- 24 agosto 1896 – Prima traversata della Pala di S. Martino con Phillimore, Raynor e la guida Luigi Rizzi
- 28 agosto 1896 – Prima via sulla est del Catinaccio con Phillimore, Raynor e la guida Luigi Rizzi
- 16 agosto 1898 – Prima ascesa dell’Antelao per lo sperone sudest con Phillimore, Raynor, Michel Innerkofler jr. e la guida Zaccaria Pompanin
- 9 agosto 1901 – Nuova via sulla sud della Tofana di Rozes: “Eötvös-Dimai” conle guide Agostino Verzi e Giovanni Siorpaes, e le sorelle Ilona e Rolanda Eötvos
- 7 luglio 1901 – Nuova via sulla Punta Fiames con Agostino Verzi e l’inglese J. L. Heath
Arcangelo Dimai
Arcangelo, figlio di Angelo Dimai, non emerge quanto il fratello Antonio nel panorama alpinistico di Cortina. Spicca solamente per la prima salita alla Pala di San Martino nel 1878 con i clienti Julius Meurer e Alfredo Pallavicini, e le guide Michele Bettega e Santo Siorpaes. Una linea tortuosa sul versante nord e quasi abbandonata su una delle cime più belle delle Dolomiti, tanto da essere tra quelle ripetute da Peter Moser e raccolte nella pellicola “Pionieri”, presentata al 71° Trento Film Festival.
La terza generazione
Angelo Dimai
Il 14 gennaio del 1900 Antonio Dimai diventa padre e chiama il figlio come il nonno, ossia Angelo, anche lui detto “Déo” in ricordo del bisnonno Andrea, come tutti i discendenti di quest’ultimo.
Segue le orme paterne lavorando come falegname, dal 1917 a Casale Monferrato, e ottenendo il Libretto da Guida Alpina nel 1922. A Cortina è così apprezzato e ricercato da compiere in una sola stagione ben 90 salite con i clienti! Diventa la guida preferita di tanti nomi illustri come Alberto I, re del Belgio, e Adalberto di Savoia, Duca di Bergamo.
Nel 1928 è il primo a ripetere la via Dülfer alla ovest della Cima Grande di Lavaredo avendo il primo contatto ravvicinato con l’immensa parete nord che sarà una grande pagina nella storia sua e dell’alpinismo intero. Il 3 settembre 1931 risolve con Angelo Verzi la parete ovest della Croda Morcora, nel gruppo del Sorapìs, toccando difficoltà di VI grado.
Con la diffusione dell’arrampicata cresce il numero degli incidenti e Angelo si presta in molteplici salvataggi, tanto da ricevere la medaglia d’argento al valor civile nel 1933.
Come molti maschi della famiglia Dimai, anche Angelo spegne le 80 candeline morendo nel 1985.
Giuseppe Dimai
Giuseppe Déo Dimai, secondo figlio di Antonio, nasce il 4 luglio 1903 a Cortina d’Ampezzo. Compiuti i 22 anni, così come il fratello Angelo, diventa Guida Alpina e, pochi anni dopo, è tra i primi maestri di sci.
Il 1933 è l’anno delle grandi soddisfazioni. Il 17 luglio con Celso Degasper e Ignazio Dibona traccia la diretta alla sud di Punta Fiames e, il 5 ottobre, vince la parete sud di Punta Giovannina, guglia staccata dalla Tofana di Mezzo, sempre con Degasper, il quale per festeggiare le diede il nome della consorte Giovanna Apollonio. Nel mezzo delle due notevoli imprese ve ne è una ancora di maggior prestigio, che vede il fratello Angelo ed Emilio Comici come altri protagonisti: della salita sulla nord della Cima Grande di Lavaredo parliamo qui sotto.
Il 16 luglio 1934 la rodata coppia Déo-Meneguto, soprannome di Degasper, seguiti da Verzi e Ghedina, sigla la prima via di VI grado del Gruppo delle Cinque Torri, impiegando ben 8 ore per lasciarsi alle spalle la bella e sostenuta “Diretta Dimai” alla Torre Grande.
Noto per la sua simpatia, forza di volontà e resistenza, Giuseppe non ha la fortuna di mettere la firma su altre vie poiché, a differenza dei longevi parenti, muore giovane, il primo marzo 1946, per una crisi di diabete.
I due fratelli con Emilio Comici sulla nord della Cima Grande di Lavaredo
Angelo e Giuseppe separati realizzano grandi imprese, ma è insieme che lasciano il segno nel panorama alpinistico.
Il 29 giugno 1927 sono legati con Arturo Gaspari e una 29enne del Maryland, tale Miriam Eliot O’Brien, brava scalatrice particolarmente affezionata ad Angelo. Nasce così la bella ed assai ripetuta “Via Miriam” alla Torre Grande d’Averau.
Sulla stessa torre i fratelli tornano per aprire altre due vie: prima la celebre “Fessura Dimai” sulla parete est in sole due ore il 31 agosto 1932 con Degasper e, poi, una nuova via di quattro tiri sulla parete nord il 6 agosto 1933.
Questa salita precede di pochi giorni la loro più grande impresa. Sdoganato il VI grado è ora di puntare alle grandi pareti e la nord della Cima Grande di Lavaredo è senza dubbio “Il problema” da risolvere. La cordata dei fratelli Dimai ed Emilio Comici attacca il gigante il 12 agosto 1933 sbucando in vetta il giorno successivo. Dietro di loro 550 metri di gialli e grigi impressionanti, risolti con un tracciato logico e difficoltà sostenute fino al VI grado e tratti di artificiale, ora valutati VII se si percorre la via interamente in libera.
Numerose polemiche contornarono la salita, criticando l’uso abbondante di chiodi e la non totale autosufficienza della cordata dovuta all’utilizzo di un cordino per recuperare materiale e provviste da terra. Nonostante ciò la via assume presto fama mondiale passando alla storia come “Via Comici”, altra ingiustizia di cronaca visto che dai racconti si evince un ottimo ed eguale lavoro di squadra.
Quasi un secolo dopo, quella linea diretta al centro dell’ombrosa parete nord incute un iniziale timore per poi regalare una giornata di grande scalata, impegno e soddisfazione.
Angelo e Giuseppe Dimai, le ascensioni più belle
- 29 giugno 1927 – “Via Miriam” alla Torre Grande d’Averau di Angelo e Giuseppe Dimai, Arturo Gaspari e Miriam Eliot O’Brien
- 3 settembre 1931 – Prima salita della ovest della Croda Morcora di Angelo Dimai e Angelo Verzi
- 31 agosto 1932 – “Fessura Dimai” alla Torre Grande d’Averau di Angelo e Giuseppe Dimai con Degasper
- 17 luglio 1933 – Diretta alla sud di Punta Fiames di Giuseppe Dimai, Celso Degasper e Ignazio Dibona
- 12 e 13 agosto 1933 – Parete nord Cima Grande di Lavaredo – Prima salita di Emilio Comici, Angelo e Giuseppe Dimai
- 5 ottobre 1933 – Parete sud di Punta Giovannina di Giuseppe Dimai e Degasper
- 16 luglio 1934 – “Diretta Dimai” alla Torre Grande d’Averau di Giuseppe Dimai, Degasper, Ghedina e Verzi