
“Dove gli alberi toccano il cielo” è uno degli slogan con cui il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna accoglie gli escursionisti che ne percorrono i sentieri selvaggi. Sono proprio i boschi a caratterizzare questa porzione dell’Appennino Settentrionale tra Toscana ed Emilia-Romagna: fitte e quasi impenetrabili foreste che vanno dalla faggeta pura all’abetina impiantata dai monaci camaldolesi che per secoli ne hanno abitato e governato le pendici boscate. La storia delle splendide foreste del Parco è, infatti, strettamente intrecciata sia allo sviluppo naturale sia alle attività umane che ne hanno segnato l’evoluzione fino ai nostri giorni. La Regola di Vita Eremitica prevedeva un autentico codice forestale con precise indicazioni sull’uso e la cura del bosco al fine di preservarlo nella sua integrità, solitudine e misticismo. Uno dei maggiori sostenitori dell’idea di parco fu Pietro Zangheri, un naturalista che ebbe molto a cuore questi luoghi, soprattutto il versante romagnolo di cui studiò la flora, la geologia e la climatologia. Solo nei primi anni novanta l’idea di Zangheri si concretizzò e, con l’emanazione della legge quadro sulle aree protette, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi divenne una realtà.
Le recenti alluvioni potrebbero avere interessato alcuni sentieri, conviene dunque informarsi sulla loro percorribilità prima di mettersi in cammino.
L’itinerario
Partenza e arrivo: San Benedetto in Alpe (FC)
Dislivello: + 235 m
Durata: 4 ore a/r
Difficoltà: E
Uno dei percorsi più noti del parco è quello che si snoda nella Valle dell’Acquacheta verso l’omonima cascata citata da Dante nel XVI Canto della Divina Commedia. Il sentiero ha inizio dal primo tornante della strada che da San Benedetto conduce a Marradi ed è percorribile facilmente dato che il percorso è ben tracciato e segnalato. Il primo tratto segue alto il corso del torrente fino al fosso del Sasso Bianco che si attraversa su ponticello in legno. Si prosegue con passo deciso fino al fabbricato denominato Ca’ del Rospo da cui si comincia a salire nel bosco, particolarmente affascinante durante l’autunno per la prevalenza dei colori caldi del faggio, sino a raggiungere il Molino dei Romiti. Poco dopo il molino inizia un tratto breve ma più ripido che ci conduce al belvedere, posto di fronte alla cascata dell’Acquacheta. Una breve discesa porta al cospetto di una seconda cascata formata dal fosso Ca’ del Vento, da cui con una breve salita si raggiunge la Piana dei Romiti da cui, procedendo verso sinistra, si possono visitare i ruderi dell’Abbazia di San Benedetto. Rientro sullo stesso percorso.
Il Santuario della Verna e il Monastero di Camaldoli: sentieri e misticismo
Numerosi sono i sentieri del parco, alcuni facili ma molto suggestivi partono dai vari monasteri presenti nei confini dell’area protetta. Dal Santuario della Verna, dove nel 1224 San Francesco ricevette le stimmate, santuario posto a 1228 metri parte un facile sentiero per la cima del Monte Penna sulle cui pendici sorge la struttura religiosa. Attraverso una splendida faggeta si raggiunge facilmente la vetta del monte a 1283 metri di quota, da cui si gode uno splendido panorama verso Romagna e Marche. Il Monastero di Camaldoli rappresenta il cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e grazie alla cura dei monaci camaldolesi i boschi dei dintorni sono arrivati intatti fino a oggi. Una breve ma interessante escursione che parte dal monastero porta ad ammirare il pluricentenario castagno Miraglia e i boschi circostanti lungo un itinerario di poco più di due chilometri e meno di cento metri di dislivello di grande interesse botanico.
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