Itinerari

Fate, fantasmi e grandi panorami del Monte Ventasso

Bella escursione sulla vetta appenninica in provincia di Reggio Emilia dalla cui sommità, a 1727 metri di quota, si gode un panorama straordinario. Ma le sue pendici raccontano tante storie, alcune inquietanti

Nell’Appennino tosco-emiliano i rilievi maggiori per quota si trovano generalmente disposti sul crinale che separa le due regioni. Non sono molte le eccezioni a questa morfologia territoriale: il monte Ventasso, in provincia di Reggio Emilia, è una di queste. Caratterizzato da una forma piramidale, separa le vallate dei fiumi Secchia ed Enza. Ai suoi piedi sul lato nord occidentale sorge il lago Calamone detto anche del Ventasso, le cui origini glaciali sono ben evidenti e hanno determinato la sua morfologia. Intorno al lago antiche torbiere oggi ricoperte da pascoli e grandi faggete, contrastano con le grandi arenarie che formano il monte Ventasso.

L’itinerario

Partenza: Rifugio Pratizzano (1.205m)
Dislivello: 700 m
Tempo necessario: 5.30 ore (a/r)
Difficoltà: E

Ci sono vari itinerari possibili nella rete di sentieri che coprono quest’area, quello proposto inizia nei pressi del rifugio Pratizzano situato a 1.205 m, attualmente chiuso. Per raggiungerlo in auto si può seguire la SP 102 oltrepassando Ramiseto.

Dal rifugio si segue il segnavia 667A che risale per alcune decine di metri la strada provinciale e poi si inoltra in una carraia. Si percorre l’antica “via Parmesana” che da Parma portava a Sassalbo e Fivizzano in Lunigiana attraversando le valli dell’Enza, della Lonza e il passo dell’Ospedalaccio. Il tracciato è incavato nelle argille anche dal passaggio per secoli di bestiame. Si è immersi in una vegetazione rigogliosa e molto varia con l’alternarsi di faggete, salici nelle zone umide, ginepri e rose nelle radure e conifere dove l’uomo ha rimboschito.

Superati alcuni ruscelli si raggiunge la grande torbiera chiamata Borra Scura a 1.265 m. Si procede verso sinistra per un centinaio di metri e, superato il rio Andrella, si prende a destra la carraia che risale la piccola valle per poi attraversare la costa che separa i bacini dell’Andrella e della Lonza. Il percorso alterna tratti di mulattiera ad attraversamenti di radure fino ad arrivare alle piste da sci e salire presso l’arrivo di una sciovia sul crinale chiamato Pastorale a 1.491 m. Da qui si ha un’ottima vista sul monte Ventasso.

Tutta la bellezza del Lago Calamone

Si prosegue scendendo il lato opposto del crinale e dopo circa 100 metri va imboccata la traccia sulla destra che continua in una piccola valle dove in estate è facile trovare mandrie di cavalli al pascolo. Andando oltre ci si mantiene sulla sinistra della valle a mezza costa e si inizia ad intravedere il lago Calamone. In netta discesa si incrocia il segnavia 661-667 sulle rive del lago Calamone a 1.398 m, dopo circa 1.30 ore dalla partenza.

Conosciuto fino al XIX come lago del Ventasso, sembra che il toponimo Calamone derivi dal greco-bizantino Kalamòn che indica le canne palustri. Come ogni lago montano che si rispetti anch’esso era circondato da leggende. La più comune narra di gorghi comunicanti con gli abissi marini. Area di grande importanza floristica, ospita anche una ricca fauna lacustre. Un luogo perfetto per sostare e riposarsi prima di riprendere il cammino.

Si prosegue sempre sul sentiero 663 tra grandi faggi e bosco ceduo. Più in alto si attraversa una grande pietraia di origina glaciale che documenta almeno due stadi differenti di ritiro del ghiacciaio pre esistente. Sono ancora presenti alcuni abeti bianchi autoctoni nella vegetazione ormai dominata dai faggi a causa dei mutamenti climatici. Si percorre  la costa del monte su detriti morenici e tenendo sempre il segnavia 663 si sale il ripido ed esposto versante posto a settentrione. Da qui si ha una visione panoramica sulla valle del Secchia, sulla Pietra di Bismantova e sulla dorsale Fosola- Valestra.
Si prosegue tra grandi massi di crollo  e attraversando canali detritici su cui la vegetazione si è adattata con caprifogli e ribes. Si giunge rapidamente nella radura in cui sorge l’Oratorio di S. Maria Maddalena a quota 1.501 m (2.30 ore dalla partenza).

Si segue il segnavia 661 che sale il versante settentrionale e si aggirano le torri in arenaria che danno il nome a questo luogo: i “Denti della Vecchia”. In questo tratto il sentiero è stretto ed esposto, attenzione quindi. Si procede lungo l’anticima che è conosciuta come “Grotta delle Fate” dove, secondo la leggenda, due fantasmi esigevano offerte dai pastori locali per non terrorizzarli. Da qui dopo una breve discesa si sale la cupola erbosa che porta alla vetta del monte Ventasso a 1.727.
Dalla vetta si ha una visuale unica sull’alta valle del Secchia e verso il mar Ligure. In giornate particolarmente terse si può vedere tutto l’arco alpino.  Si fa ritorno per lo stesso percorso.

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