RifugiTrail running

Cinque rifugi da raggiungere per incitare gli atleti del Tor des Géants

Questa volta l’escursione ha un sapore diverso e invece dei soliti segnavia bisogna seguire le ormai leggendarie bandierine gialle che indicano il percorso della gara. Ma i luoghi sono sempre quelli. Magnifici

Domenica si parte. Anzi, a mettersi davvero in moto saranno i quasi 1200 concorrenti del Tor des Géants, i quali superato l’arco di partenza a Courmayeur dovranno affrontare i circa 330 chilometri del percorso che ricalca quello della Alte vie 1 e 2 della Valle d’Aosta. Un’esperienza che per i meno rapidi durerà 150 ore filate e che rimarrà a lungo nelle loro gambe e, soprattutto, nel cuore.
Ad assistere al passaggio dei concorrenti è un pubblico appassionato, che non esita  ad affrontare anche notevoli dislivelli per incitare gli atleti fin nei luoghi o sui colli più remoti.

Ecco allora cinque rifugi lungo il percorso dove attendere gli aspiranti “giganti”.

Rifugio Deffeyes (2494 m)

La salita da La Thuile al Rifugio Deffeyes attende i concorrenti il primo giorno di gara, la domenica pomeriggio. Una circostanza questa che fa sì che il pubblico sia sempre numerosissimo. Il gruppo è ancora abbastanza compatto e nella lunga fila indiana non si notano ancora visi troppo affaticati. Meglio per loro. Ma anche per chi li segue, che cammin facendo può anche ammirare lo spettacolo delle Cascate del Rutor. Il Deffeyes sorge a 2.494 m di quota e si raggiunge in circa tre ore dalla frazione di La Joux. In attesa degli atleti  si può ammirare da vicino tutta la corona di cime che fa da cornice al Rutor: il Gran Assaly (3.173 m), la Testa del Rutor (3486 m), le Vedette del Rutor (3.332 m e 3.236 m), il Flambeau (3.315 m) e lo Château Blanc (3.408 m).

Rifugio Vittorio Sella  (2584 m)

Quando i concorrenti arrivano al Rifugio Vittorio Sella tirano un primo sospiro di sollievo: hanno infatti appena scavalcato il Col Loson (3.299 m), il punto più alto dell’intera gara. Loro arrivano dalla Valsavarenche, ma conviene salire da Cogne, ovvero procedendo in senso contrario alla marcia dei corridori. Si avrà così modo di guardare negli occhi atleti che hanno già nelle gambe quasi 100 km e che hanno superato ben sei colli. La fatica qui è tangibile, ma tra poco potranno riposarsi alla base-vita di Cogne.
Salire al Sella significa entrare in una delle aree più spettacolari del Parco Nazionale Gran Paradiso, e nei pressi del rifugio l’avvistamento di stambecchi e camosci è fatto del tutto ordinario. Una ragione in più per raggiungere questo posto incantato. Dalla frazione di Valnontey si cammina per poco meno di tre ore con un dislivello di 918 metri.

Rifugio Delfo e Agostino Coda  (2.280 m)

Per poche centinaia di metri il percorso del TOR entra in Piemonte. Questo succede quando la linea infinita di bandierine gialle che segnano il tracciato di gara raggiunge il Rifugio Delfo e Agostino Coda. Perché arrivare fin quassù? Facile, il rifugio è affacciato sulla Pianura Padana e regala un panorama di grande apertura. Per qualche minuto le montagne non sono protagoniste dei panorami. Se non sarà troppo indaffarata ad assistere i concorrenti, fatevi indicare da Lalla Chiappo, la straordinaria rifugista, la mappa delle città e dei luoghi che  si distende 2000 metri sotto il rifugio. Il Coda per i concorrenti ha un significato particolare: si trova infatti esattamente a metà del tracciato di gara. Un traguardo intermedio che loro conquistano faticosamente  al termine dell’infinita salita che inizia a Pont-Saint Martin. Meglio, per i tifosi, raggiungere in auto la frazione di Sassa (frazione di Lillianes) dove si trova un punto di ristoro del Tor: da qui si cammina per 2.30 ore con un dislivello di 850 metri.

Rifugio Barma (2.9060 m)

Affacciato su due suggestivi laghetti ai piedi del Monte Mars, il rifugio Barma è il più nuovo tra quelli collocati sul percorso del TOR. Un luogo di notevole suggestione e che merita di essere scoperto anche per la sua squisita ospitalità. La via più comoda per raggiungerlo parte da Pian Coumarial, dove si lascia l’auto per immettersi sul percorso di gara dopo una quarantina di minuti di cammino sul sentiero 2D. Incontrate le “solite” bandierine gialle, si seguono i concorrenti lungo un sentiero che costeggia  piccoli laghi e baite isolate fino allo strappo che porta al rifugio. Da Pian Coumarial occorrono circa 2.30 ore (dislivello 860 m).

Rifugio Frassati (2.542 m)

Quando arrivano al Frassati i concorrenti sono troppo stanchi per festeggiare, ma sanno che ormai è fatta. Davanti a loro (e neppure molto) c’è solo il Col de Malatrà, poi il traguardo finale. Arrivare fin qui consente quindi di affiancare atleti che hanno oltre 300 km di sentieri nelle gambe e che sono dunque particolarmente bisognosi di incitamenti. Ma, a dire il vero, sono proprio loro a regalare emozioni. Vale la pena seguire il percorso del TOR già da St.-Rhemy-en-Bosses dove si trova un punto di ristoro della gara. Il percorso ha un discreto sviluppo ma il dislivello da superare (905 metri) non è eccessivo e in circa 3.30 ore si arriva al rifugio. Una curiosità: da molti anni in occasione del TOR al Frassati presta servizio un appassionato team di membri del CAI Castellanza (VA).

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