Le cascate del Rutor e il rifugio Deffeyes: spettacolo multidimensionale ad alta quota
Facile escursione lungo l’Alta Via n.2 della Valle d’Aosta con partenza da La Thuile. Tra passerelle sospese, tranquilli laghetti e una storica capanna a ridosso dei ghiacciai
Oggi La Thuile vive principalmente di turismo, un aspetto che considerando la sua posizione e le sue risorse naturali sembrerebbe scontato. Ma non è sempre stato così, nel secolo scorso fino agli anni 60 la principale risorsa economica del luogo era l’estrazione mineraria di magnetite, antracite e carbone per l’alimentazione del complesso siderurgico di Aosta. Questo comportò anche una grande crescita demografica, al punto che la popolazione negli anni 50 era il doppio di quella attuale. Poi l’attività estrattiva è diventata troppo onerosa e così La Thuile ha indirizzato la sua economia sull’accoglienza degli sportivi e degli amanti della montagna.
Il luogo d’altronde ben si presta. A monte del paese si distende il vasto ghiacciaio del Rutor che, per quanto in sofferenza, varietà degli itinerari che si possono affrontare. Da qui origina la Dora del Rutor, figlia dei diversi laghetti di fusione che ne raccolgono le acque e le convogliano a valle, alimentando lungo in percorso le tre imponenti cascate del Rutor (o rutorine). E sono proprio loro le prime protagoniste di un’escursione non difficile e assolutamente appagante che parte dal fondovalle porta al Rifugio Deffeyes (2.494 m) e, di seguito, sino alla base del ghiacciaio.
Quei balconi panoramici sulle tre cascate del Rutor
Per raggiungere l’inizio del percorso si oltrepassa La Thuile e dopo circa tre chilometri si parcheggia l’auto presso le case di La Joux a 1607 m.
Il segnavia n.3 identifica il sentiero da seguire per incontrare in successione le tre cascate. Si tratta di un percorso classificato come escursionistico e non presenta particolari difficoltà. Il tempo di mettersi in cammino e lasciarsi avvolgere dai profumi della foresta di conifere e subito ci si trova al cospetto del primo salto d’acqua a quota 1700 m. Sul ponte che sovrasta la cascata si viene investiti dalla nuvola delle particelle d’acqua in sospensione che nelle giornate soleggiate danno vita a un arcobaleno perenne.
Subito dopo il sentiero si fa più irregolare, con abbondanza di pietre e radici che richiedono qualche attenzione. Si procede comunque all’ombra di boschi di larici ed abeti rossi, uscendo di tanto in tanto in zone aperte punteggiate da pini cembri. Dopo 40 minuti dalla prima cascata il fragore dell’acqua che precipita torna a spezzare il silenzio. Ed ecco il secondo salto della Dora di Rutor, che si lascia ammirare da una balconata di roccia a quota 1.850 m.
Si continua sempre seguendo il segnavia n.3. Il secondo e il terzo salto possono sembrare un’unica entità ma non è così: occorreranno altri 20 minuti per raggiungerne la sommità. Lo spettacolo si può godere dalla passerella sospesa nel vuoto a circa 2.000 metri di quota. È questo il luogo più emozionante per immergersi nella grandezza e nella forza di queste cascate. Si tratta di un ponte metallico che nel 2014 ha sostituito un precedente ponte di legno che era crollato. Lassù si viene investiti dal soffio dell’acqua che precipita, mentre si osserva dall’alto il baratro del secondo e del terzo salto.
Chi volesse terminare qui l’escursione può concludere l’anello attorno alle cascate del Rutor seguendo il tracciato che riporta a La Joux scendendo dall’altro lato del corso d’acqua.
Il Rifugio Deffeyes, dal 1887 ai piedi del ghiacciaio
Poco dopo la terza cascata si raggiunge il bivio per i laghi di Bella Comba. Si tiene la sinistra seguendo le indicazioni dell’Alta Via N.2 per il rifugio Deffeyes. Poco oltre si apre la rigogliosa conca del Plan de la Lière, un grande spazio verdeggiante in cui si trova il lago del Ghiacciaio (2.143 m). Quella che oggi appare come una tranquilla vallata era in realtà il limite inferiore del ghiacciaio: 400 m più in basso rispetto a oggi.
Il sentiero ora si arrampica ripido e con numerose svolte per risalire un muro roccioso. Guardando con attenzione il terreno sono ancora ben evidenti i segni del ghiacciaio che occupava quest’area fino al Seicento. Il Deffeyes è ben nascosto dietro questa balza e si lascia vedere solo all’ultimo momento.
Il rifugio originale inaugurato nel 1887 si chiamava Margherita e venne distrutto nel 1945 da un’incursione aerea. Fu sostituito nel 1953 dall’attuale costruzione e dedicato alla memoria dell’alpinista e politico Albert Deffeyes. Il paesaggio tutto attorno è punteggiato da una miriade di laghi di varie dimensioni, da grandi morene, da pietre e da rocce levigate dagli elementi e dal tempo.
Siamo a 2.494 m e dopo tre ore di cammino possiamo ammirare da vicino tutta la corona di cime e vette che fanno da cornice al Rutor. Il Gran Assaly (3.173 m), la Testa del Rutor (3486 m), le Vedette del Rutor (3.332 m e 3.236 m), il Flambeau (3.315 m) e lo Château Blanc (3.408 m).
Oltre il rifugio ci si può spingere ad esplorare la morena del ghiacciaio che è un enorme deserto di roccia punteggiato da piccoli laghetti, rivoli e cascatelle in continuo mutamento. Si arriva fino alla base del ghiacciaio dove la lingua inferiore si tuffa nel più alto dei laghi di fusione. Lo sguardo si spinge lontano, fino alle più alte montagne della Valle d’Aosta e con una prospettiva particolare sul massiccio del Bianco.
SCHEDA TECNICA
Dislivello: (fino al rifugio) 900 m.
Quota minima: 1.607 m.
Quota massima: 2.494 m.
Difficoltà: E
Tempo di percorrenza (a/r): 5.30 ore