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L’esordio di François D’haene al Tor des Géants: “è una cosa che voglio fare e di cui ho bisogno”

Finalmente il fuoriclasse francese plurivincitore dell’UTMB sarà al via della gara icona del trail running. La ricognizione dell’intero percorso effettuata con l’amico Giuliano Cavallo

Il quattro volte vincitore dell’Ultra Trail du Mont Blanc François D’haene è l’atleta più atteso del Tor des Géants. Per lui sarà la prima volta sulla distanza dei 330 chilometri, così nella prima metà di agosto si è preso una settimana per effettuare la completa ricognizione del tracciato insieme all’amico e fortissimo ultrarunner Giuliano Cavallo. Più volte il francese aveva ventilato la volontà di mettersi alla prova su un tracciato come quello del Tor e, forse non a caso, aveva trascorso diversi periodi di vacanza in Valle d’Aosta con la famiglia ritagliandosi il tempo per fare qualche giro di allenamento e iniziare ad ambientarsi con quei luoghi e sentieri. Con Giuliano Cavallo, ma non solo. Tra i suoi compagni di “scorribande a velocità non controllata” anche Jim Walmsley, l’ultramaratoneta dell’Arizona che nel 2022 si è trasferito in Francia insieme alla moglie Jess Brazeau per prepararsi all’UTMB, poi vinta nel 2023.

D’haene, che dal 2012 ha cambiato vita insieme alla moglie trasformandosi da fisioterapista a vignaiolo nella proprietà di Domaine du Germain (nel comune di St.-Julien-en-Beaujolais), aveva spesso affermato di non poter partecipare al Tor per via della concomitante vendemmia. Però per lui il Tor è sempre stata la gara da fare. E quest’anno sembra proprio essere la volta buona. 

L’amicizia con Giuliano Cavallo: “Francois è prima un uomo speciale, poi un campione”

“Di François conoscevo solo nome, ovviamente per la fama dovuta ai suoi risultati. Negli anni tra il 2012 e 2013 ero appena entrato nel modo delle lunghe distanze e, in occasione del Trail del Mont Ventoux in Francia, ho avuto occasione di incontrarlo personalmente. Da lì è nata una solida amicizia che va oltre allo sponsor che ci accomuna”, racconta Cavallo. “Basta scambiarci due parole per capire di che tipo si tratta. Non è un atleta, è molto di più: direi senza esitare una persona speciale. Così come speciale è il suo approccio alle gare e in particolar modo a questo suo primo Tor. Innanzitutto a lui piace la sentieristica e la morfologia del territorio valdostano (viene spesso qui anche per lo skialp) ed è un fuoriclasse anche per la meticolosità e precisione che mette in tutto ciò che fa. Attento e rispettoso nei confronti della montagna e della natura che lo circonda, ama però anche la socialità. Non è l’atleta “che se la tira” (potrebbe benissimo, visto il livello stratosferico, ndr) e spesso, quando durante le sue uscite in montagna incontra persone che lo riconoscono e attaccano bottone si ferma a scambiare ben più delle due parole di cortesia”. 

Giuliano, come è andata la ricognizione di D’Haene sui sentieri del Tor?
Diciamo che è da tempo che ci pensa. Già lo scorso anno avevamo coperto qualche tappa, ma questa volta, dopo aver preso la decisione di partecipare, ha pianificato tutto alla perfezione. È infatti non abbiamo avuto alcun tipo di intoppo. Ha avuto modo di vedere tutto il percorso, è consapevole che si tratta di una gara complicata da gestire e quindi non si sbilancia sui tempi.

Quali sono, secondo te, i suoi punti di forza e gli eventuali punti deboli?
Sicuramente in salita è una macchina da guerra e può fare la differenza, ma non bisogna neppure sottovalutare la facilità e la scioltezza con cui affronta i tratti meno tecnici. Di punti deboli sinceramente ne ho visti pochi.

Pensieri e speranze del campione transalpino

Francois, a lungo ti abbiamo sentito dire che non correvi  il Tor perché “cade” nel periodo della vendemmia, finalmente quest’anno ci sarai. Cosa ti ha spinto a decidere che fosse l’anno giusto?
Come hai detto per me settembre è un mese difficile ma ormai, dopo due o tre anni che valuto una possibile partecipazione, sento di volerci provare. È una cosa che voglio fare e di cui ho bisogno. In passato sono stato impossibilitato anche a causa di piccoli infortuni. Sono un po’ preoccupato, perché sarà la mia prima volta al Tor e su una distanza del genere, ma allo stesso tempo sono emozionato e non vedo l’ora. 

Qual è l’obiettivo per questa tua prima volta al Tor?
Cercherò di godermelo e di divertirmi il più possibile, oltre a gestire al meglio le mie energie. Spero che il mio corpo sia felice di essere lì quanto lo è ora la mia mente! Il vero goal sarà, sostanzialmente, godermelo fino in fondo e al massimo delle mie possibilità. 

Ci sono degli avversari che ti preoccupano?
Avversari… non riesco neanche a definirli tali. Ovviamente so che ci sono molti ultrarunner forti e “navigati” che potrebbero andare meglio di me. Ma in una gara come il Tor, dove tutto può succedere e dove ci sono infinite variabili, non mi viene da pensare agli avversari come in una normale gara. Il meteo, quello, potrebbe essere un avversario davvero duro da battere (dice ironizzando). Credo che il Tor sia un qualcosa tra te e la montagna, tra te e il tuo corpo, tra te e le tue capacità. E questo vale per tutti coloro, campioni e non, che prendono parte alla gara. 

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