Salita spettacolo al rifugio Torre di Pisa, nel cuore del Latemar
Gita tra le più panoramiche della Val di Fiemme, in Trentino, con arrivo di fronte allo straordinario campanile di roccia della Torre di Pisa
Una delle caratteristiche peculiari di questa escursione è la vista panoramica, particolarmente ampia che abbraccia numerosi gruppi dolomitici, tra i quali Pelmo, Civetta, Marmolada, parte delle Pale di San Martino e delle Dolomiti del Brenta. Nelle giornate più terse si ammirano anche l’Adamello, i Lagorai e alcune cime delle Alpi Austriache, poco più lontane. Una visuale così ampia è favorita anche dalla posizione del gruppo del Latemar alle falde del quale è adagiata la perla smeraldina del Lago di Carezza, una delle “cartoline” tra le più famose delle intere Dolomiti. Se, però, lo scorcio delle cime del Latemar che si riflettono nel Lago di Carezza è sempre molto frequentato e, spesso, affollatissimo, il versante del nostro itinerario è più tranquillo. Anche da un punto di vista estetico, il susseguirsi di cime del gruppo si erge in maniera più discreta, poco appariscente. Salendo di quota, però, dai sentieri limitrofi al rifugio, il suo aspetto cambia radicalmente, assumendo un’estetica affascinante e unica, con l’inconfondibile obelisco naturale, di forma quasi cilindrica che viene chiamato “Torre di Pisa” circondato da una caotica sfilata di altre torri e pinnacoli, uno scorcio veramente unico, anche per chi è di casa tra le cime dolomitiche. Curioso notare che il Rifugio Torre di Pisa (rifatto nel 2017) è l’unica struttura abbarbicata sul Latemar, una solitudine rara nelle Dolomiti.
L’itinerario
Partenza: loc. Stalimen, Predazzo (TN)
Arrivo: Rifugio Torre di Pisa (2671 m)
Dislivello: + 496 m
Durata: 2 ore (3.30 ore a/r)
Difficoltà: E
Da Predazzo, si raggiunge la località Stalimen. Dove si prende la cabinovia che porta al Rifugio Passo del Feudo (2175 m), in posizione alquanto panoramica. Si cammina per prati, salendo lungo il semplice sentiero n. 516 (cartelli e segni sulla roccia) per puntare alle rocce del Latemar, subito molto evidenti. Si raggiunge una zona dove sono stati posti numerosi caratteristici ometti di pietra, anche di notevoli dimensioni, e che possono essere utili come segnavia, in caso maltempo o nebbia. I prati e le zone di pascolo lasciano spazio alle rocce e a pietrame sul quale si snoda il sentiero, sino al bivio del sentiero n. 22 per le strutture della Mayerl Alm (2050 m). Si ignora il bivio, proseguendo in salita, con numerosi zig zag sino ad un particolare punto con alcune rocce di un candido bianco. Il comodo sentiero è ancora ripido, con un panorama che, a tratti, consente una buona visuale sulle sottostanti e lontane case di Predazzo. Si cammina ancora lungo tratti ripidi su sentiero evidente e sempre ben segnalato con un ambiente che si colora, a tratti, di nero, con rocce vulcaniche che si alternano al grigio pallido proprio della dolomia. Ancora un ultimo strappo e si raggiunge l’esiguo spiazzo dove è stato costruito il Rifugio Torre di Pisa. Bellissima la vista a 360 gradi. Le Pale di San Martino, non lontane, si ergono col loro insieme di cime dentellate, in netta contrapposizione estetica con le rocce scure del gruppo dei Lagorai. Più lontano, si delineano le sagome inconfondibili del Monte Pelmo e del Monte Civetta; poco oltre, si notano l’Antelao e la Marmolada, il Sella e le Tofane. Nelle giornate più terse si vedono anche i profili bianchi dei ghiacciai dell’Ortles e del Cevedale. Il vero spettacolo, però, è proprio l’insieme di guglie e campanili del Latemar. Il punto più bello della gita, infatti, si trova poco oltre il rifugio. Si cammina ancora per pochi minuti verso la forcella dei Camosci (n. 516) e si raggiunge il punto panoramico alla base dei 40 metri della guglia della Torre di Pisa, una visione particolare e irreale. Ritorno per la stessa via di salita.
L’attrazione: Respirart
Ai piedi del Latemar, a una quota di circa 2000 metri, si può visitare Respirart (www.respirart.com) uno dei parchi d’arte più alti del mondo. Si distende lungo un percorso di circa 3 chilometri ed è composto da 36 installazioni, in buona parte visibili anche in inverno con gli sci ai piedi. Grazie al progetto “Parole in Alto” è inoltre possibile ascoltare in cuffia due racconti ispirati direttamente all’ambiente circostante scritti dal finalista del Premio Campiello Antonio Pascale e dalla scrittrice e fotografa Elena Guerri Dall’Oro. Si raggiunge da Pampeago con la seggiovia Agnello.
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