Alpinismo

Mike Gardner, Sam Hennessey e Rob Smith aprono una via sulla Est del Mount Hunter, in Alaska

I tre alpinisti hanno impiegato tre giorni per arrivare in vetta e completare la traversata verso la parete nord seguendo nel tratto finale la storica Diamond Arete

La Diamond Arete, sulla parete Est del Monte Hunter, in Alaska, “incarna tutto quello che mi è di ispirazione nell’alpinismo” afferma Mike Gardner.È selvaggiamente impegnativa, mette in campo una scalata dura e ripida e una buona dose di alpinismo elegante verso una vetta poco frequentata”.
La epica prima salita di questa cresta si deve a Jack Tackle e Jim Donini, che nel 1985 trascorsero dieci giorni in parete. Salirono la via in stile alpino, tra valanghe e maltempo. Venti anni più tardi, Samuel Johnson e Freddie Wilkinson hanno realizzato la prima ripetizione, stavolta con il bel tempo e interamente in libera, con difficoltà fino a AI4 e M6.

Il sogno di Mike Gardner

Negli ultimi dieci anni, ho tenuto sotto mano la foto di questa parete” assicura Gardner. “Ha attirato la mia attenzione uno dei sistemi di diedri più vistosi”. L’alpinista ha dunque convinto Sam Hennessey e Rob Smith a dare una possibilità a questa linea che aveva tanto sognato. I tre si sono fatti lasciare dall’elicottero ai piedi della Est, e hanno iniziato subito la scalata, con l’intenzione di farsi recuperare dal pilota dall’altro lato della montagna.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Mike Gardner (@michaelogardner)

Lo stesso Gardner ha iniziato l’arrampicata da primo, trovando difficoltà nel posizionare protezioni “che diano sicurezza sufficiente per continuare a salire verso l’ignoto. La scalata mi è sembrata difficile ma fattibile. Valore, determinazione e un bivacco ci hanno portato in cima ai diedri. Euforici per la dura sezione di parete che ci eravamo lasciati alle spalle, ci siamo diretti verso sinistra sperando di incontrare la linea originaria della Diamond Arete e arrivare alla cresta di ghiaccio sommitale”, racconta l’alpinista.

Il terzo giorno, con un po’ di intuizione e parecchio GPS, abbiamo continuato l’ascesa nella tormenta guidati da Sam, fino ad arrivare al punto in cui non c’era più niente da salire. Ci siamo dati il cinque e ci siamo presi qualche momento sulla vetta, per poi iniziare il tripudio di calate che ci ha portato al campo base di Kahiltna”.
I tre hanno chiamato la via One way out. “La nostra linea ha l’ultimo tiro e la cresta di ghiaccio in comune con Diamond Arete. Ma per me l’importante non è se la chiamiamo via originale o variante. L’unica cosa che conta è che abbiamo scalato in alto, abbiamo scalato duro e siamo tornati a casa”, ha concluso Gardner.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close