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“Fiore mio”, il primo film di Paolo Cognetti, in anteprima al Locarno Film Festival

Dopo il successo de “Le otto montagne”, lo scrittore milanese presenterà ad agosto il primo film da lui scritto e diretto. Come il suo primo libro è dedicato al Monte Rosa

Tra Paolo Cognetti e il Monte Rosa c’è un rapporto speciale. Chi segue (e sono tanti) lo scrittore milanese lo ha scoperto nelle pagine de “Le otto montagne”, ambientato tra le pietraie, le vette e i ghiacciai della Val d’Ayas, sul versante valdostano del massiccio. Il libro, uscito nel 2017, ha vinto il Premio Strega, e ha reso il suo autore celebre in Italia e nel mondo.

Atmosfere altrettanto forti, due anni fa, hanno caratterizzato il film che i registi belgi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch hanno tratto dal libro. La versione cinematografica de “Le otto montagne” ha vinto nel 2022 il Premio della Giuria al Festival di Cannes, e ha poi avuto un grande successo nelle sale italiane. Paolo Cognetti ha collaborato alla sceneggiatura. 

Nell’autunno del 2023, con “Giù nella valle”, il suo nuovo libro ambientato tra il fiume, i borghi, i boschi e la gente della Valsesia, sul versante piemontese del Rosa lo scrittore milanese ha raccontato la valle che scende da Alagna verso la pianura piemontese e il Po. E’ un ritratto cupo e senza speranza, evidentemente ispirato (come poi lo stesso Cognetti ha ammesso) alle ballate di Bruce Springsteen. 

Negli anni scorsi, l’autore de “Le otto montagne” si è dedicato al cinema anche nel documentario “Sogni di Grande Nord”, diretto da Dario Acocella. Cognetti ha seguito le tracce di Christopher McCandless, il protagonista di “Into the Wild” (il libro è stato scritto da Jon Krakauer, il film scritto e diretto da Sean Penn ha come protagonista Emile Hirsch). La storia vera di un ragazzo che si è innamorato dell’Alaska fino a restarne prigioniero e a morire. 

La nuova tappa del viaggio di Paolo Cognetti s’intitola “Fiore mio”, ed è il primo film da lui stesso scritto, diretto e interpretato. Sarà presentato in anteprima mondiale alla 77a edizione del Locarno Film Festival, il 6 agosto in Piazza Grande, e arriverà nei cinema italiani e del Canton Ticino il 25, 26 e 27 novembre 

Il film, come spiega il comunicato che lo presenta, “si fa vicino allo spettatore e racconta, in modo intimo, introspettivo e mai scontato, la sua montagna, il Monte Rosa. Un luogo geografico ma soprattutto un luogo del sentire e un luogo della comprensione di quanto abbiamo intorno”.

E’ un viaggio che inizia nell’estate del 2022, quando l’Italia è assediata dalla siccità e Paolo Cognetti assiste per la prima volta al prosciugamento della sorgente che rifornisce la sua casa di Estoul, un gruppo di case che sovrasta Brusson dai suoi 1700 metri di quota. L’avvenimento lo sconvolge, e fa nascere in lui l’idea di raccontare la bellezza delle sue montagne, dei paesaggi e dei ghiacciai ormai destinati a sparire a causa del cambiamento climatico. 

Lo scrittore milanese racconta il suo Monte Rosa sulla falsariga de “Le 36 vedute del monte Fuji” di Hokusai. Un’opera in cui l’artista ha ritratto il vulcano-simbolo del Giappone cambiando continuamente punti di vista, e raccontando la vita che scorre sui suoi fianchi, nelle valli ai suoi piedi, sulla vetta, ma anche nelle città da cui appare lontano, oltre la nebbia dell’inquinamento, il profilo maestoso della montagna.

Nel suo viaggio alla scoperta del Monte Rosa Paolo Cognetti non è solo. Con lui sono Ruben Impens, il direttore della fotografia de “Le otto montagne” che ha firmato anche la fotografia della nuova pellicola, e numerose persone incontrate durante viaggio. 

Tra questi è l’amico di una vita Remigio, nato e cresciuto in Val d’Ayas, di cui conosce ogni luogo e custodisce la memoria. Ci sono Corinne e Mia, due rifugiste che accolgono escursionisti e alpinisti con il sorriso caloroso e rilassato di chi ama ciò che fa. C’è la memoria di Arturo Squinobal, grande guida di Gressoney, che rivive nella figlia Marta, che Paolo conosce fin dall’infanzia. E’ lei a gestire la Orestes Hütte, il primo rifugio vegano delle Alpi, dedicato a Oreste, il fratello e compagno di cordata di Arturo. 

C’è il silenzioso e tagliente Sete, uno Sherpa che ha salito tre “ottomila” – l’Everest, il Manaslu e il Dhaulagiri – e che divide la sua vita tra l’Italia e il Nepal. Lavora sulle Alpi in estate e d’inverno, mentre in autunno e in primavera fa la guida di trekking in Himalaya, dove vivono sua moglie e i suoi figli. C’è anche il cane Laki, inseparabile compagno di camminate.

Fa parte del viaggio anche il cantautore Vasco Brondi, amico fraterno del regista, e che per la prima volta ha scritto un’intera colonna sonora. Per il film, oltre alle musiche originali, Brondi ha scritto e interpretato la canzone, “Ascoltare gli alberi”, che chiude il documentario. 

“Fiore mio”, la traccia che accompagna il finale del film e che ne ha ispirato il titolo, è invece una delle canzoni più popolari di Andrea Laszlo De Simone, cantautore e musicista torinese che ha vinto (primo autore italiano a farlo) il Premio César 2024 per la Migliore musica originale di Animal Kingdom.

“Fiore Mio” è stato prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House e da EDI, Effetti Digitali Italiani con il sostegno della Film Commission Vallée d’Aoste e in collaborazione con Montura e Jeep. Partner tecnico è Sony, il service di produzione è L’Eubage. Il film sarà distribuito nelle sale da Nexo Studios, in collaborazione con Radio Deejay e MYMovies.it. 

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