Itinerari

L’anello della Pietra Grande nelle Dolomiti di Brenta più selvagge

Escursione impegnativa, e con alcuni passaggi tecnici, ma di grande soddisfazione. Attenzione ai tratti che potrebbero essere ancora innevati

La Pietra Grande è un imponente gruppo montuoso delle Dolomiti del Brenta. Vista dalla zona del Grostè sembra un castello di roccia, con torri merlate e muraglie stirate di grigio. La lunga escursione offre panorami di rara bellezza, non solo lungo i suoi ripidi canaloni e alle falde delle sue rocce, ma anche sulle limitrofe e più note vette del Brenta, sulla sottostante Val Gelada, sui prati di Campo Carlo Magno, sulla valle di Santa Maria Flavona, sul brillante Lago di Tovel e, poco più lontano, sui gruppi dell’Adamello e della Presanella, di conformazione geologica così diversa dal Brenta. Nelle giornate più terse, lo sguardo spazia sino all’Ortles e al Cevedale. Non inganni il punto di partenza, nei pressi del Rifugio Graffer e del Passo del Grostè, luogo tra i più frequentati della zona. La maggior parte degli escursionisti e dei turisti si muove, infatti, verso i popolarissimi rifugi Tuckett e Brentei, trascurando, invece, questo versante, selvaggio e poco frequentato. La gita richiede assenza di vertigini e piede sicuro, soprattutto lungo il tratto limitrofo alla Bocchetta dei Tre Sassi.  

L’itinerario

Partenza e arrivo: Rifugio Graffer (2261 m), Madonna di Campiglio (TN)
Dislivello: + 631 m
Durata: 6 ore
Difficoltà: EE
Periodo: da giugno a settembre

Dal rifugio Graffer (15 minuti in discesa da stazione a monte degli impianti del Grostè), si scende verso valle, per poi tagliare a destra lungo il sentiero n. 336, diretto verso gli “Orti della Regina”, così chiamati per l’abbondanza di specie botaniche. Dapprima si cammina per un tratto pianeggiante su un sentiero sovrastato da strati di roccia punteggiata da fiori di vario genere. Si sale poi ripidamente su stretto sentiero (attenzione in caso di terreno bagnato), in ambiente roccioso e severo, sovrastati dalle rocce chiare discendenti dalla vetta della Pietra Grande (2935 m) e si raggiunge la base dello sperone roccioso quotato 2522 m, proprio tra le due parti degli orti. Grazie a segnavia e ometti in pietra sul ghiaione si giunge all’incrocio con il Sentiero Vidi che si lascia sulla destra per proseguire lungo il sentiero n. 336 che, con saliscendi tra roccia e tratti erbosi, confluisce nell’amena Val Gelada di Campiglio. Seguendo segni rossi e ometti si continua in erta salita fino all’esiguo intaglio della Bocchetta dei Tre Sassi (2614 m), tra il Corno di Flavona (2918 m) e le falde della Cima Vagliana (2861 m).

Si scende ora lungo il sentiero n. 334 entrando in Val delle Giare, tra massi e detriti e ghiaia instabile che richiede fermezza di piede. In ambiente roccioso, si scende, sempre ripidamente, lungo il n. 306. Si continua lasciando sulla sinistra il sentiero n. 334 per il Lago di Tovel (1178 m). Questo punto d’incrocio di sentieri è molto panoramico e merita una sosta per ammirare la verde Val Flavona, sovrastata dalla variegata catena montuosa comprendente, tra le altre, Cima Val Strangola, Cima Val Scura, Termoncello, Cima Santa Maria (2678 m). Alle nostre spalle si ergono il Corno di Flavona e il versante orientale della Pietra Grande. Si continua, quindi, sul Sentiero delle Palete (n. 306), verso il Passo del Grostè, che si raggiunge senza fatica, dopo un dislivello di 260 m, che consente di guadagnare i 2442 m del punto d’arrivo, in vista della parte più nota e frequentata del Brenta. Si può ora scendere direttamente a Campo Carlo Magno con la cabinovia, oppure a piedi sino al rifugio Graffer lungo la pista da sci, in 15 minuti.  

Guardare e non toccare: i fossili di megalodon

Notevole la presenza di fossili di megalodon (quelli a forma di conchiglia), impressi su alcune pietre, anche di notevoli dimensioni. Sulla superficie di queste rocce è descritta, per davvero, la storia geologica di queste montagne, così come la loro orogenesi. Non è proprio immediato pensare che, “qualche annetto fa” qui ci fosse il mare. 

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