Una cima inviolata e una nuova via per Pellissier, Prezelj e Badriashvili nell’Himalaya indiano
Troppo caldo per salire il Nanda Devi East come programmato. Ma i tre Piolets d’Or hanno trovato il modo per consolarsi. A modo loro
Lo zero isotermico a 6500 metri non ha lasciato scampo. Impossibile scalare la parete est del Nanda Devi East (7434 m) muovendosi su quella neve molle che “sembrava fango”. Così è stato anche per Manu Pellissier, Marko Prezelj e Archil Badriashvili, un team qualificatissimo – tutti vincitori almeno di un Piolet d’Or – e affiatato. Pellissier e Prezelj, infatti, scalano insieme da circa 30 anni e con Badriashvili nel 2018 hanno scalato la cima più alta della Georgia, il monte Shkhara (5200 m).
Il caldo davvero esagerato ha però reso troppo complicata e rischiosa l’ascesa alla vetta. Dopo innumerevoli ispezioni e brevi avanzamenti i tre hanno raggiunto quota 5.900 m, ai piedi di un couloir che rappresentava una sorta di punto di non ritorno. Troppe le incognite, quindi la decisione di rinunciare: “Anche scendere non è stato affatto facile, abbiamo fatto la scelta giusta”, ha raccontato poi Pellissier.
I tre però non sono tornati dall’India a mani vuote. Prima del tentativo sul Nanda Devi East hanno infatti raggiunto la vetta dell’inviolato Nanda Shori (6.344 m), splendida piramide sulla sinistra del Nanda Devi. Doveva essere una salita di acclimatamento, ma non è sato così semplice. Anche in questo caso il caldo ha innalzato il livello di difficoltà e alcuni tiri si sono inoltre rivelati assai più impegnativi del previsto. “Ci siamo arrampicati compiendo acrobazie mai fatte acrobazie che ci hanno fatto uscire l’acqua nelle maniche”, racconta ancora Pellissier ricorrendo a un’immagine curiosa ma che rende bene l’idea.
“ Abbiamo avuto difficoltà a mettere protezioni sulla roccia instabile e c’era anche un passaggio molto complicato su ghiaccio ripido. Questa via ci ha costretto a cose che di solito non facciamo, abbiamo quasi dovuto inventare un gesto. Per questo l’abbiamo chiamata Dirty Dancing (M5/85 / 1.200 m). La considero uno dei miei migliori successi in Himalaya. Pensavamo di fare abbastanza velocemente, ma ci sono voluti quattro giorni”.
Dopo il fallito tentativo al Nanga Devi East, i tre si sono “consolati” salendo sul versante nord-est del Changush (6.322 m), lungo una linea chiamata Blue Sheep Couloir (1.000 m, 80º). La salita, già difficile di suo, è stata complicata dalle presenza sulla montagna di un nutrito numero di ovini chiamati dai locali “pecore blu” che rimanendo quasi sempre a monte dei tre scalatori provocavano continue cadute di pietre, al punto che i tre sono stati perfino costretti ad affrontare un bivacco dormendo con i caschi protettivi.