Itinerari

Trekking al Campo base del K2: tutto quello che devi sapere

Percorso impegnativo e senza punti di appoggio, occorre affidarsi alle agenzie locali. In cambio nessun pericolo di affollamento e, soprattutto, luoghi straordinari

E’ il momento del K2. Da tutto il mondo gli alpinisti diretti verso la seconda montagna della Terra stanno raggiungendo il Pakistan. Per raggiungere il Campo Base dovranno affrontare un lungo avvicinamento a piedi lungo un percorso che un escursionista bene allenato effettua normalmente in due settimane.  

Dopo avervi parlato dei trekking al Campo base dell’Everest, sulla vetta del Kilimanjaro, ai piedi dell’Annapurna e delle Torres del Paine, e lungo il GR20 in Corsica ecco allora qualche suggerimento utile per affrontare, già nei prossimi mesi, un trekking indimenticabile. E, per gli italiani, di particolare attualità.

Si tratta di un trekking impegnativo e non molto frequentato tra le montagne del Karakorum, unico del suo genere senza vegetazione, senza un sentiero tracciato, con temperature afose di giorno e fredde di notte, attraverso la morena ed i detriti del ghiacciaio del Baltoro. Intorno una miriade di immense montagne e guglie che hanno fatto la storia dell’alpinismo. 

Difficile percorrere il sentiero in autonomia, meglio affiancarsi ad un’agenzia specializzata le cui guide aiutano a risolvere i problemi causati da una segnaletica quasi inesistente, dall’assenza di villaggi dove alloggiare o rifornirsi. 

Tanta fatica è premiata dallo spettacolo offerto dall’anfiteatro del Circo Concordia, dove si incontrano il ghiacciaio del Baltoro e quello del Godwin Austin. Lo sguardi qui si riempie con la sagoma del K2,  ma anche con la vista su Broad Peak, Gasherbrum I, II, e IV, Masherbruhum I e Chogolisa.

Se le condizioni meteo sono accettabili il trekking prosegue raggiungendo il punto più alto al passo Gondogoro La (5585 m) dove la mancanza di ossigeno si farà sentire, da dove si scende per un’altra via fino al villaggio di Hushe. In caso contrario, se le condizioni della salita non lo permettono, si riscenderà sulla stessa direttrice dell’andata, dove vedrete da un’altra prospettiva la splendida parete del Laila Peak.

Qual è il periodo migliore?  

Da metà giugno a fine agosto, visto che qui non arrivano i monsoni propri del Nepal. Prima e dopo il tempo è più rigido c’è molta neve sui passi e i fenomeni meteorologici avversi molto più frequenti. Anche ad agosto al Campo base del K2 Potrebbe nevicare. Le agenzie garantiscono le partenze solo a luglio e la prima di agosto.

Come arrivare

Il trekking parte dal villaggio da Askole, che si raggiunge in 6 ore di Jeep da Skardu attraverso paesaggi unici e strade a precipizio, lungo le gole del Braldu. Skardu, la capitale del Baltisan si raggiunge in aereo da Islamabad o con due giorni di strada lungo la mitica Karakorum Highway. Lungo il viaggio sia in macchina che in aereo potete godere della vista sul Nanga Parbat, la nona montagna più alta della terra. 

Il percorso

Il trekking dura circa 12 giorni. Si parte da 3000 metri e si arriva a quota 5364 un po’ più in alto se si riesce ad attraversare il Gondogoro La. 

Le tappe in salita non sono mai troppo lunghe per favorire la corretta acclimatazione alla quota. L’unica giornata decisamente lunga è quella che raggiunge il Campo Base del K2 dal Circolo Concordi: 22 km di andata e ritorno su terreno accidentato. Anche le tappe in discesa sono lunghe ma ormai si è acclimatati.

Il sentiero è comodo sono nella prima giornata di cammino, poi si entra nella morena del Baltoro, dove i detriti del ghiacciaio complicano la progressione. Sono frequenti passaggi dove si deve saltare da una roccia all’altra. Il Gondogoro La di solito si sale con la neve.  

Il sentiero non richiede particolari doti tecniche, tuttavia non è il classico percorso che si trova nelle nostre montagne e richiede comunque attenzione e piede fermo. Le difficoltà provengono dall’altitudine e il relativo acclimatamento che può generare mal di montagna. Il caldo durante la notte, e le notti in tenda con il materassino possono creare problemi fisici e sofferenze a chi non è abituato. 

Date le difficoltà è preferibile partire solo dopo avere acquisito esperienza effettuando un altro trekking di due settimane in alta quota.

Guide e agenzie

Non ci sono servizi lungo il tragitto nessun villaggio, nessuna guesthouse e nessuno shop. Solo un accampamento militare nella zona chiamata Urdukas. Non c’è viavai di persone è un trekking completamente diverso rispetto a quello del campo base dell’Everest. 

Quindi consigliamo vivamente di appoggiarsi a un’agenzia di viaggi, quelle locali permettono un notevole risparmio. Anche le agenzie straniere si avvalgono di quelle locali. Le agenzie offrono un pacchetto completo con visti, permessi, trasferimenti, tende, porter locali, cibo e guide. L’Inglese è conosciuto, lo parlano anche i porter. 

Nella nostra esperienza non abbiamo incontrato nessuno che ha svolto il trekking autonomamente. 

L’agenzia di trekking si occuperà di organizzare anche i pernottamenti presso Islamabad e Skardu, i trasferimenti interni.  E’ necessario prenotare prima di partire in quanto non c’è altissima domanda e si rischia di dove aspettare giorni per la partenza di un gruppo.

Costi

Il Pakistan è un Paese povero i costi sono bassi. Inoltre, durante il trekking non ci sono modalità per spendere quattrini data la totale assenza di strutture di qualunque genere.

I costi derivano fondamentalmente dal viaggio aereo verso Islamabad (600 € circa con scalo) e da quanto richiesto dall’agenzia, che propongono pacchetti a partire da poco meno di 2000 € compresi i trasferimenti da Islamabad a Skardu. Questo costo può variare parecchio (anche raddoppiare!!) se ci si avvale di un’agenzia internazionale e si richiedono servizi di “lusso” come, ad esempio, il trasporto di sedie ed i tavoli per i propri trekker.

Info utili

La copertura telefonica/internet è molto scarsa e non c’è possibilità di ricaricare il telefono.

La possibilità di lavarsi è poca. Non ci sono bagni e si deve fare affidamento sui ruscelli che scendono in abbondanza dal ghiacciaio. Le latrine sono rare.

Il Campo Base del K2 e del Broad Peak si possono visitare, non sono ad accesso limitato come quelli Nepalesi dato il numero esiguo di alpinisti.

Il Pastore Peak è un 6000 “facile” che potete aggiungere al viaggio, ma ve ne sono altri.

Non perdete le tracce dei porter o della guida è facile smarrirsi.

Quota e mal di montagna

La quota e il possibile mal di montagna sono le vere difficoltà del trekking. 

Quindi conviene salire gradualmente (max 800 m di dislivello al giorno) e prendersi un giorno di pausa, cosa che normalmente si fa presso in località (Paju 3400 m); evitare sonniferi, fumo e alcol; bere molta acqua, non affaticarsi troppo; vestirsi caldi e asciutti; assumere anche a scopo preventivo medicinali quali Acetazolamide Diamox/Ginkgo biloba extract; mangiare aglio anche in zuppa; fermarsi o scendere nei casi di gravi sintomi. L’acclimatamento non si può allenare. Mai lasciare qualcuno da solo.

Equipaggiamento

Serve molto materiale perché alla partenza fa caldo ma in quota le temperature possono scendere parecchi gradi sotto lo zero. Necessario un sacco a pelo pesante e un materassino isolante, resistente e comodo, visto che si dorme sui sassi. Durante il giorno il caldo può essere torrido. Alcuni trekker camminano con l’ombrello.
Servono delle scarpe robuste alte e bastoncini da trekker, dato il terreno fortemente accidentato. Portarsi un saturimetro per controllare l’ossigenazione che può scendere parecchio in alta quota.

Il restante equipaggiamento lo porta l’agenzia attraverso i propri porter e animali (Asini per lo più).  

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