Alla scoperta dei Monti dell’Orsomarso, nel Parco Nazionale del Pollino

Due belle escursioni tra creste, canyon e straordinarie fioriture per scoprire uno degli angoli più selvaggi dell’area protetta calabrese

Il Parco Nazionale del Pollino protegge uno dei tratti dell’Appennino meridionale più integri, tra i cui confini  sono comprese alcune spettacolari creste montuose dominate da centenari esemplari di Pino Loricato. Non sorprende perciò che dal novembre 2015, con l’inserimento nella lista globale dei parchi da parte dell’UNESCO, il Parco del Pollino abbia ottenuto il riconoscimento diUnesco Global Geopark“.  Con i suoi 192.565 ettari, divisi tra il versante lucano e quello calabro, è il parco nazionale più grande d’Italia.

Una delle zone meno note e più selvagge dell’area protetta è quella dei Monti di Orsomarso situati nella fascia più meridionale dell’Appennino lucano, in territorio calabrese. La catena pur essendo più bassa di quella del Pollino non è meno imponente, ricca di fitte faggete, da nord verso sud comprende le cime del Monte Palanuda (1632 m), del Monte Caramolo (1827 m), attorno al quale si estende l’affascinante Piano di Novacco, del Cozzo del Pellegrino (1987 m) il più alto del gruppo e del Monte La Mula (1935 m).
Dalle pendici di questi monti nasce il fiume Argentino, affluente del Lao, che forma una delle più selvagge valli appenniniche, circondata da alti picchi e da fitte foreste e protetta dalla Riserva Naturale omonima. Da anni è nota per la wilderness che si può apprezzare visitandola e protegge uno degli ultimi nuclei di capriolo italico autoctono.

Raggiungere i paesini che fanno da corona al massiccio è facile percorrendo l’autostrada A2 Salerno-Reggio Calabria. Ed è proprio da alcuni caratteristici borghi che partono gli itinerari alla scoperta del massiccio. 

Dal Piano di Novacco al Monte Caramolo

Partenza:  Piano di Novacco (1315 m)
Arrivo: Monte Caramolo (1827 m)
Dislivello: 512 m
Tempo di percorrenza: 2,30 ore solo salita
Difficoltà: E

Dal paese di Saracena si segue in auto la tortuosa strada di montagna che in 18 chilometri conduce al Piano di Novacco noto per le sue splendide fioriture di Viola dell’Etna (Viola aethnensis) circondate da fitte faggete. Seguendo le tabelle CAI in direzione sud ci si inoltra nel bosco di faggio caratterizzato dalla presenza di alcuni alberi monumentali fino a raggiungere il Pianoro di Scifariello, da cui si può ammirare il Piano di Novacco appena lasciato e la Serra di Novacco che lo racchiude. Volgendo lo sguardo a nord-ovest ecco la cima del Palanuda, una delle più nascoste dell’intera catena. Dopo un altro passaggio in foresta il sentiero si apre sul Piano Caramolo, che si distende proprio sotto la sommità dell’omonimo monte, dove la faggeta cede il passo definitivamente al tipico paesaggio alto-montano appenninico con rocce affioranti e ripidi pendii boscati. Rientro per lastessa via di salita.

In alternativa dal Piano di Novacco si può anche seguire un itinerario ad anello che riporta al punto di partenza attraverso gli altopiani di Caramolo, Scifariello, Campolongo, Ferrocinto, Tavolara e lo spettacolare Piano di Vincenzo.

Le Gole del Lao e dell’Argentino

Partenza e arrivo: Orsomarso paese ( (120 m)
Dislivello: 160 m
Tempo di percorrenza: 3 ore a/r
Difficoltà: T

Dal paese di Orsomarso è interessante inoltrarsi nella selvaggia valle del fiume Argentino, una Riserva Naturale istituita nel 1987 e ora all’interno del Parco, con numerose grotte di origine carsica e una fitta vegetazione che passa ben presto dalla macchia mediterranea al bosco igrofilo con prevalenza di ontani. Il percorso è relativamente semplice e si può raggiungere la Cascata di Ficara. Naturalmente i più allenati possono proseguire inoltrandosi nelle selvagge Gole del Fiume Argentino. Sul fiume Lao invece molte organizzazioni locali organizzano discese di rafting. 

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