Alpinismo

Sono del Cadore i primi “Ragni” arrampicatori

Al gruppo di scalatori bellunesi, fondato nel 1942, si deve l’apertura di notevolissime vie nell’area dolomitica. La passione per il bob (su strada)

C’è un gruppo di arrampicatori che ha scritto e continua a scrivere brillanti pagine di storia alpinistica e che ha compiuto salite di valore soprattutto sulle Dolomiti di casa, ma anche su parecchie cime extra europee. Sono i Ragni di Pieve di Cadore. E subito viene da pensare ad altri Ragni, quelli della Grignetta, uno dei più prestigiosi gruppi alpinistici del panorama internazionale, ma sui quali i Ragni di Pieve di Cadore vantano la primogenitura. Sono nati infatti ufficialmente il 19 settembre 1945, un anno prima dei “cugini omonimi” lombardi, con il nome di Società Rocciatori Ragni. E già nel 1942 esisteva la Società Roccia e Neve “Ragni” come testimonia una lettera del giugno di quell’anno scritta da Roger Smith e indirizzata a Maria Strocchi che ne descrive anche lo stemma. Lui è un alpinista di ottimo livello, di padre scozzese e madre italiana, capitato a Pieve alla fine degli anni Trenta, lei pure alpinista, diverrà la moglie dell’abituale compagno di cordata di Roger, Italo Da Col.

Lo stemma”, si legge in quella lettera, “consiste in un triangolo di panno giallo con un ragno rosso a sette gambe (porta fortuna) fra le quali metterete le iniziali in nero del nostro gruppo…
È lo stemma che dovrà essere portato sul maglione da roccia. Ma sempre Roger ne propone anche un altro “un tondo nocciola con il Campanile azzurro e le Marmarole nere più il ragno a sette zampe rosso… da mettere sulla giacca a vento o da roccia”. Insomma, già dai primi anni Quaranta, nel periodo difficile e tragico della guerra, quei ragazzi dallo spirito un po’ goliardico e vogliosi di sperimentarsi su qualcosa di estremo e insolito, si qualificavano Ragni.  

Agli inizi dell’attività i Ragni dovettero fare i conti con le ristrettezze, i condizionamenti del periodo bellico e gli obblighi di leva, con la scarsa e primordiale attrezzatura e le limitate conoscenze”, ricorda Paolo Bonetti, scrittore e alpinista, autore de La storia del gruppo Rocciatori Ragni di Pieve di Cadore, completa e ricca documentazione sul sodalizio, da cui sono tratte le notizie e le immagini che qui pubblichiamo. “Non si poteva andare che sulle montagne di casa, sia perché poco o nulla si sapeva delle altre montagne e della loro storia alpinistica, sia per la cronica mancanza di mezzi”.

Fatto sta che finita la guerra, si arriva, come detto, alla nascita ufficiale del gruppo con il nuovo nome di Società Rocciatori Ragni. I fondatori sono nove: Duilio De Polo, il fratello Ugo, Arturo Fornasier, Camillo Tabacchi, Camillo Toscani, Giordano Fornasier, i fratelli Sandro ed Enrico Da Re ed Enrico Cortellazzo.

Il primo articolo dello statuto recita che la Società è una sottosezione del C.A.I. di Pieve di Cadore ma si regola con uno statuto proprio. È formata da scelti giovani rocciatori con il fine di assecondare e di curare la passione che i giovani del Cadore nutrono per le loro montagne. Insomma, viene annunciato un desiderio di autonomia ma anche l’intenzione di collaborare con il C.A.I.
Il nuovo emblema è composto da un’ascia di piccozza, un ragno a sette gambe sulla ragnatela e il sole. Emblema che rimarrà invariato fino al 1979, anno di ricostruzione del gruppo. 

La passione per il bob

Un aspetto piuttosto particolare nella storia dei primi Ragni è che alle arrampicate si accompagnavano le discese con “guidoslitte” lungo le strade innevate e con poco traffico di allora. Basti pensare che il glorioso Bob Club Pieve di Cadore, che poi raggiungerà risultati sportivi di alto livello, inizialmente era composto da soli Ragni crodaioli. A presiedere quel Club, istituito nel 1946, infatti fu Duilio De Polo, nello stesso tempo socio fondatore e primo presidente della Società Rocciatori Ragni. Una figura trainante di tutto il movimento sportivo cadorino. Certo i primi bob erano costruiti artigianalmente, semplici tavole di legno alle quali erano applicati i pattini. Arturo Fornasier, altro socio fondatore, ricorda un bob rudimentale ma di solida fattura, con pattini robusti e un paraurti costruito da un tubo di ferro tutto attorno. All’attrezzo venne dato il nome di Pendi che vado (spingi che vado) e quel motto venne poi riportato nel logo ufficiale del gruppo dei primi Ragni bobbisti su strada. La vicina Cortina, con la sua già consolidata tradizione del bob su pista, fungeva da stimolo. E fu proprio nel corso di un allenamento sulla pista di Cortina che perse la vita nel 1955, Duilio De Polo: un colpo durissimo per la Società.

Notevoli aperture dall’Antelao alle Marmarole

L’impresa più significativa nella storia dei primi anni di attività dei Ragni fu l’apertura di una via molto impegnativa, tutta di 5° e 6°, portata a termine il 3 agosto 1947 sulla parete est della Torre dei Sabbioni, nel Gruppo Antelao Sorapiss, sulla quale avevano fallito in tanti. In cima arrivano Ugo De Polo ed Enrico Cortellazzo. La gioia è tanta, ma dura poco: sulla via del ritorno vengono raggiunti dalla notizia che un loro compagno, Gemolo Cimetta, detto “Cif” era precipitato perdendo la vita sul Camanile Dimai, nel Gruppo del Pomagagnon, a Cortina. Ma le vie di roccia che, nei primi anni di attività, i Ragni aprono sulle Marmarole, sugli Spalti di Toro e sulle vette che incorniciano Cortina, sono tante e molto impegnative. Oltre a quella sulla est della Torre dei Sabbioni spiccano la Direttissima sul versante sud dell’Antelao, e la Via Armida sulla Torre Grande d’Averau alle 5 Torri.

La rinascita nel 1979

Dopo tanto fervore, inatteso giunse il declino, per tante ragioni, non ultime la disgrazia di Cimetta e la morte di Duilio De Polo di cui abbiamo detto. Il gruppo pareva avviato all’estinzione. Ma evidentemente dopo gli alti e bassi e una lunga stasi, il vento era cambiato. I tempi erano nuovamente maturi per una rinascita. Il 5 agosto 1979 Marco Bertoncini, Urbano Tabacchi, Luigi Ciotti e Diego Tabacchi rifondano il Gruppo Rocciatori Ragni, raccogliendo una nuova generazione di alpinisti cadorini. Il free climbing galvanizza quei ragazzi. Nell’estate del 1991 si uniscono al gruppo le prime due donne, Anna Sommariva e Lucia Del Favero. Riparte l’esplorazione intensa delle rocce di casa, le Marmarole, l’Antelao, gli Spalti di Toro e in aggiunta alcuni componenti del gruppo partecipano a spedizioni internazionali: dalla Bolivia, alla Groenlandia, dal Nepal all’Aconcagua, dalla Patagonia all’Aladaglar e all’Ararat in Turchia, all’Iran. Tra le imprese vanno annoverate anche le cime raggiunte con gli sci in Himalaya, in Marocco e nell’America Latina. Insomma, una storia che prosegue aggiungendo sempre nuovi capitoli.

Ma aldi là delle attività strettamente alpinistiche oggi il Gruppo Rocciatori Ragni si dedica anche all’organizzazione di attività che coinvolgano soprattutto i giovani. Si va dai corsi di alpinismo e di sci alpinismo a numerose manifestazioni e incontri culturali organizzati dal gruppo. In tutto questo tempo, inoltre, non è mai venuto meno lo spirito di solidarietà e l’obbligo morale, di cooperare con il Soccorso Alpino. 

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