Tanto tempo fa, in una vallata lontana, lontana…Dopo una due giorni in Valsesia, scendendo dall’Alpe Vigne, zona del rifugio Barba Ferrero, verifico il contenuto della scheda di memoria della mia Nikon D300. Giusto per avere un’idea del numero di foto che ho scattato. Erano circa 400, se ricordo bene. Eh no. Sono solo 3! Con finta calma: spengo e riaccendo. Sempre 3 foto. Tolgo la batteria. La reinserisco. Controllo. Ancora 3. Solo 3! E’ un brutto ritorno quello che mi appresto a fare. Guido lungo la statale: Alagna, Riva, Campertogno e così via. Sono sempre e solo 3 foto. A lato strada troneggia il furgoncino “Boutique del Colesterolo”. Una breve pausa di consolazione gastronomica e la strada scorre all’unisono con i miei pensieri su come recuperare le foto dalla scheda di memoria.
Scongiuri e precauzioni
Per loro stessa natura i file digitali sono un qualcosa di astratto, nel senso che non sono tangibili, a meno che non si trasformino in stampe. Perderli o dimenticarli su qualche supporto o scheda di memoria non è una cosa così rara. Tutti i supporti per i file digitali sono fragili e non danno alcuna garanzia di una sicura conservazione. Non vi è mai capitato di premere il pulsante di accensione del computer e…niente. Non si avvia. Non parla, non si lamenta. E’ muto. Totalmente afono. Se non vi è ancora successo, prima o poi, potreste provarne l’ebbrezza. La durata media di un hard disk di un computer è di 4 o 5 anni. Alcuni informatici suppongono anche meno. Ci sono poi computer che durano molti, molti anni, senza dare alcun segno di cedimento. Ovviamente anche altri supporti, come gli hard disk esterni, le schede di memoria (come quella della mia fotocamera di cui sopra), le chiavette e i DVD, per chi ancora li usa, non sono eterni e hanno una vita ben limitata. Se non volete rischiare di perdere i vostri preziosi ricordi dovete trovare il modo più sicuro per archiviarli.
Archivio, metodologie varie e una montagna di hard disk esterni
Personalmente, appena posso, scarico il contenuto delle schede di memoria e archivio i file su due hard disk diversi. Per la tipologia del mio lavoro, devo catalogare le mie foto, secondo la regione, la valle, l’itinerario escursionistico e la stagione. La data, invece, è meno importante. Se, però, fotografo un evento particolare è chiaro che è determinante dividere e archiviare le foto secondo la data. Per esempio ci sarà una cartella con scritto “Fiera di Sant’Orso” e varie sottocartelle con scritto “Fiera di Sant’Orso 2022”, “Fiera di Sant’Orso 2023”, ecc. In questo caso la data è importante. Se devo archiviare le foto del Rifugio Puez, invece, le segnerò come Alto Adige, con varie sottocartelle Val Gardena / Val Badia, Estate, trekking, ecc. L’anno, per il mio modo di lavorare, diventa secondario, in questo caso. Il supporto principale, nel mio caso hard disk esterno, è sempre doppio.
Per esempio Alto Adige 1 A e Alto Adige 1 B. Valle d’Aosta 1 A e Valle d’Aosta 1 B. Valle d’Aosta 2 A e 2 B e così via. Qualsiasi file viene registrato su hard disk 1 A , viene archiviato anche su hard disk 1 B. In questo modo, ho sempre una copia di emergenza. Nel momento in cui uno dei due hard disk gemelli inizia a dare segni di cedimento o a emettere versi e lamenti strani, lo sostituisco con uno nuovo. Qualsiasi sia la situazione, non lascio mai le foto su un solo supporto. In genere sugli hard disk archivio i file in formato raw. Poi utilizzo altri hard disk dove conservo le foto degli articoli che ho pubblicato, divisi per editore o per rivista, per esempio: Meridiani Valle d’Aosta e poi le varie sottocartelle. Rivista del Cai, con le varie sottocartelle, “Ciaspole in Val d’Ayas”, oppure “Parco Puez Odle”. In questo caso i file sono stoccati in formato jpg, pronto uso insomma, o come sono stati effettivamente consegnati in redazione. Anche per questa tipologia di back up, utilizzo due hard disk gemelli. Esistono anche dei software di sincronizzazione come Time Machine (Mac), Carbon Copy, Lacie Intego, ecc che aiutano nell’uniformare le copie degli hard disk.
Parole chiave
Volendo è possibile assegnare alcune parole chiave ad ogni immagine, in modo da facilitarne la ricerca, tramite software o con il sistema di ricerca del computer stesso. I classici software di post-produzione (Photoshop, Lightroom, Aperture e moltissimi altri) permettono di assegnarle facilmente. Non occorrono moltissime keyword, ma sono sufficienti le principali che consentano di individuare lo scatto ricercato. Per esempio: rifugio Mezzalama, “ghiacciaio di Verra”, Valle d’Ayas”, “morena di Verra”, “Verra”, “gita con Gilberto”, “escursione vacanze 2022”.
Ok, ma le mie foto dell’Alpe Vigne?
Dopo una nottata di fatica, davanti al computer, con il panino della Boutique del colesterolo sullo stomaco (buonissimo, però…) le ho recuperate tutte. Ho acquistato un software apposito che ha consentito di scansire tutta la scheda. Ha individuato la presenza delle foto e, una volta saldato il conto, mi ha consentito di scaricarle sul computer, persino nel formato NEF (raw di Nikon). Sono molti i programmi di questo tipo. In genere consentono, on line, di verificare il contenuto della scheda di memoria (o del supporto di archiviazione) e comunicano quali e quanti file si possono recuperare. Successivamente si sceglie se acquistare il software e scaricare i file. Alcuni sono Image Recall, Recuvia, Zar. In casi particolari è possibile rivolgersi ad aziende specializzate nel recupero dei file. In questo caso, consiglio di chiedere un preventivo di spesa.
E il NAS, invece?
Non è una sigla che si riferisce all’Arma dei Carabinieri…Per NAS, in fotografia, si intende un sistema di archiviazione (Network Attached Storage). Praticamente è un insieme di hard disk. Si collega alla rete di computer o al vostro singolo computer ed è, quindi, sempre visibile, con dati sempre disponibili. Se volete spostare 30 giga di file, il procedimento è veloce. Provate a spostare 30 giga dal vostro computer ad un sistema di cloud! Anche se avete una connessione internet veloce, la migrazione sarà piuttosto lunga, più o meno come quella degli Gnu in Kenya. Il vantaggio è che il sistema contiene più hard disk che lavorano all’unisono (configurazione ride, in gergo informatico). Se, quindi, si dovesse guastare un singolo hard disk del NAS, i dati rimarranno in un altro hard disk del NAS, al sicuro. Poi sostituirete l’hard disk guasto. Il sistema, tra l’altro, salva in automatico i file sui quali state lavorando al computer. Gli stessi dati del Nas, ovviamente, possono essere ulteriormente sincronizzati con un sistema di cloud o ulteriormente salvati in ulteriore back up su normali hard disk esterni, oppure su un altro NAS.
La guida salva immagini in pillole
- Non lasciare mai le foto sulla scheda di memoria, ma scaricarle il prima possibile.
- Non scaricare mai le immagini su un solo supporto.
- Il modo migliore per archiviare le foto è ancora utilizzare hard disk esterni. Hanno il miglior rapporto spazio di archiviazione / prezzo. In caso di molti file, si può valutare di usufruire di un NAS.
- Non lasciare mai gli hard disk collegati al computer, se non nel momento in cui vengono utilizzati.
- Il cloud (Dropbox, Icloud, ecc) è un sistema interessante, ma foto ad alta risoluzione occupano molto spazio e il tempo di sincronizzazione non è breve, anche se avete una buona connessione.
- Se avete molti file ad alta risoluzione, i sistemi di cloud gratuiti non saranno sufficienti per archiviare il tutto, ma sarà necessario sottoscrivere un piano di abbonamento.
- Professionalmente è meglio utilizzare una fotocamera che consenta di alloggiare due schede di memoria, sulle quali memorizzare file doppi. In questo modo avremo già un back up, on camera. Non sono molte, però, le fotocamere che hanno questa possibilità.
- Meglio non usare schede di memoria troppo capienti. Se si rovinano, perderete più foto.
- Esistono programmi in grado di recuperare file da supporti rovinati. A volte funzionano, a volte no. Alcune aziende sono in grado di recuperare file anche da supporti molto rovinati. Il loro intervento è piuttosto costoso e deve essere valutato con attenzione.