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Non c’è pace per l’Everest

Il vento ha devastato i campi uno e due appena installati. La notizia fa seguito a quella dei ritardi dell’apertura della via sulla Icefall e si accompagna alle polemiche su nuove regole e uso degli elicotteri. In vista una corsa alla vetta di 400 alpinisti (più le guide) in contemporanea

Cattive notizie dal versante sud dell’Everest. Fortissimi venti hanno spazzato i Campi 1 e 2 da poco allestiti dalle squadre delle spedizioni commerciali. “Al Campo due sono almeno 40 le tende danneggiate o distrutte da venti che soffiavano fino a  90 kmh”, ha dichiarato a Himalayan Times un portavoce di Seven Summits Trek e, pur nella frammentarietà delle informazioni che arrivano dal Nepal, è certo che anche più in basso la situazione non sia migliore. I venti rimarranno forti almeno fino a domani, venerdì, ma sarà difficile riprendere subito il lavoro anche in considerazione della previsione di abbondanti nevicate in arrivo diffusa da Meteoexploration.com.

I tempi si dilatano ulteriormente, dunque. Come noto, infatti, gli Icefall Doctors incaricati di attrezzare il passaggio lungo la seraccata del Khumbu a causa delle condizioni del terreno avevano impiegato molto più tempo del previsto a completare la loro opera. Ora arriva un nuovo stop che di fatto riduce la finestra a disposizione per tentare la vetta.

Per cercare di accelerare i tempi le grandi agenzie avevano ottenuto nei giorni scorsi il permesso di portare in elicottero i materiali necessari (bombole di ossigeno incluse) ai campi intermedi. Un’opportunità che ha scatenato roventi polemiche e che, tra l’altro, è in netto contrasto con le nuove norme in tema di rispetto dell’ambiente emanate dalle stesse autorità alla vigilia della stagione delle scalate. Le buone intenzioni non mancano mai, certo. Ma troppo elevato è il timore delle agenzie private e delle autorità nepalesi di non riuscire a garantire il tentativo di vetta. L’Everest deve essere sempre possibile, altrimenti addio business.

Intanto il tempo stringe, a fine maggio il monsone decreterà insindacabilmente la fine della stagione. Una volta placati i venti, e ultimate le operazioni per attrezzare la linea di salita, i quasi 400 scalatori che (al momento, altri se ne aggiungeranno) hanno ottenuto il permesso di scalare la montagna si lanceranno tutti insieme verso la sommità. Con loro guide e sherpa. Gli ingorghi a ottomila metri di quota saranno molto peggio del solito. Alla faccia della sicurezza.

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