Svaniscono le speranze di ritrovare i due alpinisti mongoli dispersi sull’Everest. Il maltempo blocca le ricerche
Le ultime notizie dei due risalgono alla sera del 12 maggio quando erano in partenza dal Campo 4 per raggiungere la vetta. Usukhjargal Tsedendamba e Prevsuren “Puujee” Lkhagvajav stavano scalando senza ossigeno supplementare e senza l’assistenza di sherpa
Le speranze sono ormai ridotte al minimo per i due alpinisti mongoli dispersi sull’Everest a oltre 8000 metri di quota dalle 19.30 di domenica 12 maggio quando c’è stato un ultimo contatto radio. Usukhjargal Tsedendamba e Prevsuren “Puujee” Lkhagvajav stavano partendo dal Campo 4 per raggiungere la vetta, che avevano in programma di toccare la mattina seguente.
I due avevano acquistato presso 8K Expeditions solo i servizi di campo base e alcune bombole di ossigeno che non avevano in programma di usare. Così come non si erano avvalsi del supporto di sherpa: “Erano sicuri delle loro capacità e competenze, ci avevano detto di essere alpinisti professionisti e che non avevano bisogno di sostegno” ha dichiarato Lakpa Sherpa, CEO dell’agenzia, a The Everest Chronical. “Abbiamo anche offerto loro le nostre guide a titolo gratuito, ma hanno rifiutato”.
Alcuni sherpa dell’agenzia, tra cui Arjun Karki e Langka Ram Tamang, stanno coordinando le ricerche dal campo 4 in su, anche chiedendo aiuto o informazioni agli altri alpinisti circa eventuali avvistamenti. Invano, anche se nei giorni scorsi quel tratto della montagna è stato piuttosto frequentato. Sabato scorso, infatti, un team di sherpa ha aperto la via per la vetta e sono stati in molti ad approfittarne immediatamente.
Purtroppo le condizioni sono peggiorate molto dal pomeriggio di lunedì, a causa dei venti molto forti che hanno costretto molti alpinisti alla ritirata. E ’di ieri pomeriggio, inoltre, la notizia che il perdurare del maltempo ha di fatto bloccatp al Campo 4 anche gli Sherpa impegnati nella ricerca.
La scomparsa dei due alpinisti mongoli riaprirà il dibattito sulla sicurezza sulla montagna più alta del pianeta. Attualmente è obbligatorio indossare un dispositivo di localizzazione radar di tipo RECCO. Tuttavia, questa tecnologia non è efficace durante le ricerche a piedi su aree molto grandi, mentre è in grado di localizzare un disperso se si conosce il punto approssimativo in cui si trova (ad esempio, sotto una valanga). Il sistema RECCO è poi molto prezioso se utilizzato dall’elicottero, essendo in grado di individuare una persona a una distanza di 80 metri, ma il campo 4 dell’Everest è ben al di sopra della quota a cui le ricerche possono essere condotte per via aerea (circa 7000 m). Nel complesso, dunque, sembra l’utilizzo di questo sistema abbia un’efficacia piuttosto limitata nei vasti ambienti himalayani.
Non è chiaro, infine, se gli alpinisti mongoli dispersi avessero un sistema di tracciamento GPS con loro.