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Scialpinismo: cinque giorni in Paradiso

L’anello del Gran Paradiso è una delle più gratificanti haute route delle Alpi. In queste settimane le condizioni di neve e percorribilità sono ottime. E i rifugi sono aperti proprio per gli skialper.

L’unico quattromila interamente in territorio italiano. Il più antico Parco Nazionale del Paese. Le condizioni della montagna finalmente ideali. E’ dunque il momento giusto per partire per un’emozionante cavalcata tra Valle d’Aosta e Piemonte. L’ascesa sulla vetta del Gran Paradiso e gli incontri ravvicinati con stambecchi e camosci rendono davvero speciale. Via allora, con i suggerimenti di una giornalista che vive all’ombra del Grampa.

Giorno 1 – Da Cogne al Rifugio Vittorio Sella  (900 m D+)

Si parte da Cogne e senza perdere tempo si entra subito nel cuore del Parco Nazionale Gran Paradiso. Si salgono i primi tornanti del sentiero che porta al rifugio Vittorio Sella. Eretto nel XIX secolo, il rifugio nasce come una delle cinque case di caccia del re Vittorio Emanuele II. 

Ora, che per fortuna non c’è più nessun reale a cavallo con un fucile a tracolla, gli animali si concedono con disinvoltura agli sguardi degli scialpinisti. Non sarà difficile, così, incontrare qualche camoscio o stambecco sul proprio percorso e magari anche il lupo. 

Fino al rifugio sono 900 metri di dislivello e una volta arrivati si viene accolti dal sorrisone di Jean, il gestore, che non disdegna mai una battuta o una bevuta in compagnia.

Giorno 2  – Rifugio Chabod  (1300m D+)

Si inizia a fare sul serio. Il tappone che collega la val di Cogne alla Valsavarenche è estremamente scenografico e regala forti emozioni a sbalzo sulla catena del Gran Paradiso. 

Dal rifugio, infatti si risale il ghiacciaio di Grand Val e si raggiunge una cima dal sapore alpinistico. È la Gran Sertz, spettacolare terrazza panoramica che con il suo menhir di vetta permette di sporgersi sulla corona delle cime della Valnontey. Breve doppietta dalla cresta sommitale e in un attimo si scollina in Valsavarenche. Anche qui l’ambiente non delude: si attraversano i ghiacciai di Timorion e del Grand Neyron fino a raggiungere il colle di Grand Neyron. Fino ad un paio di anni fa questo colle era la dimora del bivacco Sberna, una piccola scatolina di tonno in bilico su pile di roccia marcia. La sua precarietà, purtroppo, ne ha imposto la rimozione e adesso la struttura si gode un po’ di meritato riposo all’interno del complesso museale del Forte di Bard. Si scende in picchiata al rifugio Federico Chabod, comfort e ottima cucina sono garantiti!

Giorno 3 – Rifugio Vittorio Emanuele II  (1300m D+)

E che giro del Gran Paradiso sarebbe senza la cima del Gran Paradiso? Unico quattromila interamente italiano, il Gran Paradiso è forse uno degli itinerari più classici dell’alpinismo estivo ma che sa regalare scenari ancora più incredibili nella stagione primaverile. Il ghiacciaio è ben innevato, i crepacci chiusi, la parete nord sfavillante e la seraccata quasi addomesticata da tutto quel bianco candore. Gli sci si lasciano appena prima della crestina sommitale e poi… vetta! Ma non è finita qui, perché con le condizioni giuste la parte migliore deve ancora arrivare. Milletrecento metri di curvoni fino al rifugio Vittorio Emanuele II. 

Giorno 4 – Rifugio Pontese  (1000 m D+)

Con la salita al colle del Gran Paradiso si lascia la Valle d’Aosta e si scivola sul versante piemontese del Parco nazionale. Con un lungo traverso si scende sul ghiacciaio di Noaschetta passando proprio sotto la cima del Gran Paradiso fino ad arrivare a un puntino giallo. È il bivacco Ivrea, il primo esemplare di bivacco “Apollonio” divenuto poi uno standard su tutte le Alpi. Si riparte alla volta del colle dei Becchi, uno stretto intaglio tra guglie aguzze. Tra canali e curvoni si arriva al rifugio Pontese. Con il tetto pennellato di giallo, è l’ultimo ricovero della celebre valle dell’Orco, paradiso della scalata trad ma anche dello scialpinismo..! 

Giorno 5 – Cogne  (1100 m D+)

Dal Pontese si risale al colle del Teleccio, un passo a 3300 metri di quota che si affaccia nuovamente sulla valle di Cogne. Si sale su pendii ripidi sovrastati dall’imponente stazza della Torre del Gran San Pietro. Questo giro regala scorci di vera montagna selvaggia e maestosa! Dal colle, si intraprende l’ultima discesa. Una lunghissima cavalcata nel vallone di Valeille che riporta alla civiltà e a qualche meritata birra di fine traversata. 

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