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A tu per tu con Lorenzo Alesi, l’esploratore freerider

Da pochi giorni rientrato in Italia dal Giappone, il popolare sportivo di origini marchigiane racconta la sua ultima esperienza all’estero. E la sua visione della montagna

Nothing is unskiable, un motto che già la dice lunga sul personaggio. Lorenzo Alesi, freerider e scialpinista professionista è, però, per prima cosa un esploratore. Per l’atleta originario di Ascoli Piceno, questo è l’approccio giusto e la molla che lo spinge sulla neve, ovunque essa si trovi dagli Appennini alle terre artiche, unendo curiosità, tecnica e anche l’intima necessità di testimoniare con foto e video cosa sta accadendo sul Pianeta Terra in tempi di climate exchange.

Così è sempre stato per Alesi, nato in una famiglia in cui non mancavano guide alpine e maestri di sci che fin da piccolo lo hanno spinto ad avere una visione più ampia del territorio in cui si muoveva, dotandolo di quegli  occhi di bambino in grado di stupirsi di vivere grandi “avventure” anche nel giardino di casa.

Alesi è appena tornato dal Giappone. Un’occasione per farci raccontare la sua esperienza nel Paese del Sol Levante, ma soprattutto per conoscere meglio il suo modo dell’andar per monti.

Come affronti un viaggio?  

Primo di tutto cerco di andare il luoghi poco conosciuti, cosa che negli ultimi anni è assai difficile, utilizzando le pelli di foca per risalire le montagne cercando di avere il minor impatto sull’ambiente dove mi trovo. Cerco di essere un ospite poco invadente del territorio che mi ospita perché è questo in cui credo e non voglio certo vivere le mie esperienze, che negli ultimi anni sono diventate anche il mio lavoro, come un “dominatore”.

Qual è il tuo concetto di esploratore?

Penso e ho visto come i posti che si visitano cambino di mese in mese regalando ogni volta fortissime emozioni, anche i cambiamenti climatici hanno contribuito a modificare aree e situazioni. Per me il concetto di esplorazione non è solo la grande impresa epica ma anche solo il vivere una salita con le pelli o con i ramponi su linee differenti, in condizioni nuove. Esplorare per me è riuscire a cogliere ogni volta qualcosa di nuovo, anche solo ciò che può essere sfuggito la volta precedente, riuscendo così a stupirsi.

Cosa ci racconti del tuo ultimo viaggio?

Sono da poco tornato dal Giappone, un luogo meraviglioso dove ho potuto ritrovare quelle condizioni che si creavano sugli Appennini 40 anni fa, naturalmente con molta più neve. Sciare sulla ja-pow (la particolare e sofficissima neve del Giappone, ndr) è un’esperienza speciale proprio per la consistenza della stessa. Poi si scende molto spesso tra i boschi a bassa quota e questo rende tutto più divertente e sfidante.

Inoltre amo scoprire culture diverse e il grande senso civico e di accoglienza di questo popolo mi ha davvero colpito. Ma la prima attrattiva sono i vulcani che caratterizzano il Giappone, regalando emozioni: camminare su qualcosa di vivo regala emozioni intense,  non facili da spiegare.

Cosa ha di speciale il Giappone a livello sportivo?

Per chi ama la neve fresca, il freeride, è un parco giochi impareggiabile: la powder è un classico apprezzato anche dai locali che la definiscono “champagne”. Sciare fra i boschi regala alla discesa una cornice unica abbracciata a un silenzio interrotto solo dallo scorrere degli sci. I suoni cambiano rispetto alle montagne dove si è alla mercè dei venti. Sicuramente bisogna essere dei bravi sciatori in quanto si formano spesso dei buchi vicino ai tronchi degli alberi e bisogna aver una buona padronanza degli sci o delle tavole visto che nel bosco gli spazi sono stretti.

Le salite sono più faticose rispetto alle Alpi per la quantità di neve che si sposta, e questo vale anche per chi usa le ciaspole. A livello tecnico sono più impegnative e rischiose le salite ai vulcani per il ghiaccio e il vento che li sferza nella parte sommitale.

Qual è stata la salita che più ti ha emozionato in Giappone?

Sicuramente il Mount Yote, un vulcano che domina la città di Niseko. Uno spettacolo naturale che ci ha accompagnato per tutta la gita. In quella uscita si sono create situazioni di luci e ombre uniche e la discesa finale nel bosco, con vista vulcano è stata spettacolare.

Come vivono i giapponesi la montagna?

Vi sono due aspetti : il primo è legato al turismo e ai resort dove si vive un’atmosfera più europea con le stazioni sciistiche e via dicendo. Poi c’è quella parte di locali e appassionati che stanno fuori dai tracciati e allora tutto cambia. Rispetto alle Alpi per le discese vengono utilizzati molto più gli snowboard rispetto agli sci forse a causa del tipo di neve. C’è una grande e antica tradizione di questo popolo verso la montagna, specialmente a Hokkaido.

Sono moltissimi i giapponesi che scalano e praticano la montagna: in una escursione che ho fatto quando c’era un clima davvero impossibile, tale che neanche i lupi sarebbero usciti dalle tane, ho ugualmente incontrato tantissime persone che salivano con picche e ramponi verso la vetta del monte Asahidake. E’ una meta di grande richiamo per gli spettacolari geysir che sbuffano vapore in colonne altissime.

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