Chi era Michele Gortani? Il Museo di Tolmezzo racconta il suo fondatore
Geologo, politico, appassionato di etnografia, Michele Gortani (1883-1966) ha creato a Tolmezzo un museo affascinante. Oggi uno spazio racconta la sua vita e la sua opera
Poco prima dello scorso Natale, il Museo Carnico delle Arti Popolari di Tolmezzo ha inaugurato una nuova sala dedicata al suo ideatore, Michele Gortani, nato a Lugo (Spagna) il 16 gennaio 1883 e scomparso a Tolmezzo il 24 gennaio 1966, per celebrare i sessant’anni dalla fondazione. Ora il visitatore di questa consistente raccolta etnografica può finalmente conoscere da vicino anche il fautore del lavoro che ha impedito la dispersione di migliaia di testimonianze di cultura materiale della Carnia.
Chi hanno a cuore la montagna non dovrebbe ignorare Michele Gortani, un uomo e uno studioso che alle “terre alte” ha dato tanto. Si devono a lui, tra l’altro, gli inserimenti nella Costituzione del secondo comma dell’articolo 44 “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane” e dell’articolo 45 “La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”.
Gortani diede impulso alla prima legge per la montagna (1952) e pose le basi per quella sul sovracanone idroelettrico, vigente dal 1953, particolarmente preziosa per le aree di montagna, sulle quali insistono buona parte delle derivazioni d’acqua per la produzione di forza motrice e l’ottenimento di energia elettrica nelle città.
La nuova sala a lui dedicata restituisce il ritratto di uno scienziato umanista del Novecento, appassionato di escursioni alpine – era figlio di Luigi Gortani e di Angelina Grassi, una delle tre sorelle Grassi, pioniere dell’alpinismo femminile in Carnia – geologo di formazione, poi professore universitario, membro dell’Assemblea Costituente, consulente per l’AGIP e l’ENI per la ricerca di gas naturale e idrocarburi in Nord Africa, senatore tra il 1948 e il 1953.
Gortani visse entrambe le guerre mondiali, e durante la Grande Guerra si prodigò per i profughi e scontò un mese di carcere militare per le critiche rivolte alle inadempienze del Comando supremo. Dopo il termine del conflitto, a partire dal 1920, si dedicò in prima persona, con l’aiuto della moglie Maria Gentile e di alcuni collaboratori sul territorio, a raccogliere e acquistare nelle abitazioni di tutta la Carnia (visitò più di mille case) oggetti e testimonianze di una civiltà agricola e artigiana che stava scomparendo, poi confluite nel Museo, inaugurato il 22 settembre 1963.
Il Museo ha sede nel cuore di Tolmezzo, nel seicentesco Palazzo Campeis, ed è uno dei primi musei etnografici nati nelle Alpi italiane. Al suo interno sono ricostruite le botteghe artigiane del fabbro e del falegname, gli interni tipici delle case carniche di un tempo – la cucina, le camere da letto – le attività della filatura e quelle legate all’alpeggio, la musica popolare, le maschere, la religiosità alpina.
Nel mettere assieme le centinaia di oggetti oggi esposti nel Museo, Gortani era stato mosso da amore per la sapienza secolare della sua terra, non certo da desiderio di accumulo o da uno sterile collezionismo. Desiderava documentare i livelli eccelsi raggiunti nell’artigianato, dall’intaglio del legno alla tessitura, e anche l’arte di arrangiarsi con poco.
Ammirava l’abilità dei suoi conterranei anche nel recuperare gli scarti per rigenerarli in qualcosa di nuovo: dall’ingegno nel rattoppare una pentola alla creazione dei tipici scarpèts a partire dagli stracci stratificati. Non a caso nell’incipit della prefazione al catalogo del Museo del 1965, dal titolo “L’arte popolare in Carnia”, Gortani scelse di citare come manifesto l’“Amor mi mosse” del II Canto dell’“Inferno” di Dante.
Oggi, attraverso un allestimento di pannelli e un video dal titolo “Michele Gortani geologo umanista”, si racconta, nella prima sala al pianoterra, la sua vita attraverso le tappe fondamentali e con le testimonianze raccolte per l’occasione di alcuni dei suoi allievi e collaboratori a vario titolo, a loro volta figure di un certo spessore. Parlano di lui tra gli altri, nel video, Diego Carpenedo, Giovan Battista Carulli, Marcello Manzoni e Gian Battista Vai, con interviste alternate a fotografie d’epoca che ritraggono Gortani impegnato nelle varie attività.