Rifugi

Quattro rifugi del Torinese nel 1923 hanno celebrato i loro primi 100 anni

Nel resto d’Italia ci sono solo altre due strutture (attive) con la stessa età. Conosciamo meglio questo poker di veterani

Quattrocento anni in quattro. Portati magnificamente, tra l’altro. Tanti sono i rifugi attivi sulle montagne torinesi ad essere stati inaugurati nel 1923. Nel resto d’Italia i loro coetanei sono appena due, la sproporzione evidente suscita curiosità. Ma per quante ricerche siano state condotte una spiegazione specifica non c’è. In apparenza quindi non ci sono motivazioni che collegano la costruzione quasi contemporanea di questi edifici. Ma che importa, noi ne approfittiamo per presentarveli. E soffiamo anche noi su quelle preziose 400 candeline.

Rifugio Scarfiotti – Bardonecchia

Nel 1923 il cavaliere Camillo Scarfiotti finanziò la costruzione di questo rifugio nell’ampia conca del vallone di Rochemolles. Poi nel 2019 cambia nome e viene intitolato anche a Silvia Crosetto.
I posti letto sono pochi e la cucina è semplice e tradizionale, elementi perfetti per un soggiorno nella natura. Il vallone, poi, è incantevole. Fragorose cascate, laghetti turchesi e maestose pareti rocciose a fare da cornice. Da qui consigliata l’escursione alla Punta Sommeiller, 3.333 metri sullo spartiacque tra Italia e Francia. Per arrivarci si attraversano il Pian dei Morti e il Pian dei Frati. Insomma, la meta ideale anche per appassionati di numerologia e esoterismo.

Rifugio Re Magi – Valle Stretta

Ancora a Bardonecchia, ma questa volta nella direzione opposta, si arriva nella Valle Stretta. Già territorio francese, questa valle si sviluppa per 10 chilometri e, come dice il nome, rimane incassata tra alte falesie e praterie.

Nel cuore di questa valle italo-francese sorge il rifugio Re Magi. Nato come casa di caccia, nel 1923 viene acquisito dal CAI UGET che lo trasforma in rifugio. Si tratta del primo rifugio dell’UGET. Ha una storia tormentata: nel 1927 fu scoperchiato da una bufera e nel 1942 venne semidistrutto da un incendio causato dalla guerra. Nel 1947 il confine viene spostato e il rifugio, improvvisamente, si scopre francese. Da anni, però, ha trovato la sua pace grazie alla famiglia Nervo che lo gestisce con passione. Da qui, c’è l’imbarazzo della scelta di escursioni. Monte Thabor, Aiguille Rouge, Lago Verde sono solo alcune delle mete da raggiungere in uno scenario di profonda bellezza.

Rifugio Santa Maria – Rocciamelone

Il “Roccia”, come viene chiamato dai torinesi, ha una storia che inizia ben prima di cento anni fa. Nel Medioevo, infatti, era considerato la cima più alta delle Alpi. Tanti furono i tentativi di conquistare i suoi 3538 m, fino al successo del crociato Bonifacio Rotario che raggiunse la cima nel 1358. Nel corso del tempo la storia del Rocciamelone si è indissolubilmente legata alla cristianità, con tanto di cappella in vetta e ex voto alla Madonna. Nel 1923 venne inaugurata la cappella- rifugio sulla cima e che costituisce il santuario più alto d’Europa.

Che siate credenti o meno, una visita al rifugio, non gestito, vale la pena. Il sentiero sulla via normale è facile ma esposto con corde fisse nei punti più delicati. Il paesaggio lunare della cima e l’aura mistica di questa montagna regalano una salita emozionante.

Rifugio Toesca – Bussoleno

Alla festa dei neo centenari prende parte anche il Rifugio Toesca, collocato a 1.710 metri di quota nel Parco naturale Orsiera-Rocciavrè, in Bassa Val di Susa e gestito dalla UET. Anch’esso ha alle spalle una storia travagliata, fatta di distruzioni – belliche o per episodi valanghivi – e ricostruzioni, al punto che dell’edificio originario rimane ben poco. A non cambiare è invece il luogo, magnifico. Il rifugio – detto anche della Balmetta – si raggiunge in 1.45 ore dal parcheggio di Travers Mont seguendo il percorso G.T.A o in parte il sentiero dei Franchi, molto agevole e ben tracciato, oppure da Pian Cervetto (segnavia E.P.T. 510).

Dopo aver goduto delle squisita accoglienza dei rifugisti si può proseguire per gratificanti escursioni  verso la Bergeria del Balmerotto e il Colletto della Gavia da dove si “conquistano” in pochi minuti  la Punta Rocca Nera (2.52 m) e la Punta della Gavia (2.841 m). Occorre un buon allenamento, invece, per raggiungere il più distante Monte Orsiera (2.890 m).

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