Arrampicata

Babsi Zangerl e Lara Neumeier in libera in cima a El Capitan

Le due climber, austriaca e tedesca, hanno raggiunto la sommità del leggendario ‘El Cap’ a Yosemite collegando le vie ‘Muir Blast’ e ‘El Corazon’

Dopo sei giorni in parete, mercoledì scorso alle tre del mattino, Babsi Zangerl e Lara Neumeier hanno raggiunto la vetta di El Capitan, a Yosemite. Per Zangerl è la sesta volta, per Neumeier è invece l’esordio. Le due climber sono riuscite a salire in libera una combinazione di 35 tiri delle vie ‘Muir Blast’ e ‘El Corazon’, scalando entrambe da prime i tiri più difficili.

Muir Blast’ ha alcuni tiri duri di settimo grado e un 8a tra i primi dieci tiri della via. Abbiamo deciso di tirare su l’acqua fino alle Mammoth terraces per l’attacco finale. Questo, un paio di giorni prima di provare la via dal basso. Abbiamo anche scalato la parte bassa di ‘Muir Blast’ in anticipo, per allenamento, nel primo giorno di Lara su El Cap. Lei è stata incredibilmente brava fin dall’inizio”, ha spiegato Babsi Zangerl. “Dopo, abbiamo deciso di sfruttare una finestra di bel tempo e abbiamo dato il via alla nostra missione: scalare Muir-El Corazon senza soluzione di continuità. Una volta iniziato, abbiamo arrampicato da terra fino in cima”.

L’avvincente racconto di Babsi dei sei giorni in parete

Il primo giorno non è andato molto bene: Barbara si è fatta male a un dito, il sacco da big wall con la portaledge si è incastrato, e Lara ha fatto cadere giù una scarpetta e una jumar. “Sono caduta su un tiro di settimo grado, e l’ho dovuto scalare di nuovo. Però ce l’abbiamo fatta al primo tentativo entrambe sull’8a, e abbiamo raggiunto la Mammoth terraces, dove abbiamo dormito la prima notte” ha raccontato Barbara a Gripped.com.

 

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Il secondo giorno le due climber hanno scalato sei tiri, per poi tornare al luogo del bivacco. “La terza è stata una lunga giornata. Siamo partite alle 3 del mattino, portando su tutto fino al Beak Flake. Ci siamo trovate davanti al lungo, pauroso traverso, lungo 50 metri, su roccia abbastanza marcia. Scalarlo non è stato niente di che, ma recuperare il materiale è stato un incubo”. Il saccone è rimasto agganciato a un pezzo di roccia, che si è poi staccato e stava per cadere: lasciar precipitare un grosso sasso da El Cap è un enorme rischio, per altri climber o turisti che si trovano sotto la parete.
Il quarto giorno, Babsi sale in libera il tiro di 7c sotto il Bobby’s Bunny Slope, poi Lara scala a vista il successivo tiro di 7b+. A questo punto le due scalatrici si trovano in un sistema di fessure molto larghe. “Lara ha fatto la sua prima sosta su friends, che era più sicura di qualsiasi altra che abbia visto. Avremmo potuto tirarci su un camion. L’enorme camino aspettava, e toccava a me scalare da prima. Mi sento una principiante nelle fessure larghe. Non ho tolto il casco, che era la cosa più stupida che potessi fare, perché si è incastrato” scrive Babsi Zangerl.

Dopo tre ore di sonno, Babsi e Lara si sentono come se fossero state schiacciate da un camion, e decidono di prendersi un giorno di riposo. Il sesto giorno è l’ultimo prima dell’arrivo del maltempo, e alle due climber mancano dieci tiri, tra cui un 8a e vari tiri di settimo grado. Le due sono ancora esauste dall’arrampicata dei giorni precedenti, ma sanno che è il momento di dare tutto, nel loro ultimo giorno in parete.
Eravamo davanti al tiro con l’enorme tetto, sono andata io avanti per dare un’occhiata. Non sembrava così male, ero certa che avremmo potuto liberarlo entrambe velocemente. Ho provato a convincere Lara a fare un tentativo flash, e mezz’ora dopo ha fatto quello che sapevo avrebbe potuto fare. Ha scalato il tetto flash, che momento!“

 

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Dopo qualche altro tiro, Babsi e Lara hanno deciso di aspettare il tramonto per scalare gli ultimi tiri con condizioni secche. Gli ultimi tiri non sono facili, con le batterie delle torce che si stanno scaricando. “C’è voluta un’eternità per arrivare in cima. Ogni movimento ha iniziato a essere doloroso. Abbiamo raggiunto la vetta alle 3 del mattino, completamente distrutte.

Adesso è passato un giorno e ancora non posso toccare niente, perché le mani mi fanno molto male. Siamo felici di dormire in un letto, fare una doccia e non dover fare i bisogni in delle bustine. Ma è stata un’altra grande avventura, che ci ricorderemo per sempre”.

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